Una notte in taxi per capire lo sfascio di una nazione

In Cinema

Reduce dall’ultimo Festival di Cannes, “Directions” del 51 enne regista bulgaro Stephan Komandarev intreccia sei storie di guidatori e passeggeri nella notte di Sofia: saranno tutti testimoni e protagonisti del degrado, economico, psicologico e morale, di un paese e di una città da cui tutti i protagonisti sono (o sognano presto di essere) fuggiti. Un film robusto, a metà tra thriller e apologo politico

La strada e i suoi abitanti sono il vetrino dell’analisi microscopica che il 51enne Stephan Komandarev conduce in Directions – Tutto in una notte a Sofia, presentato lo scorso maggio a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Con sguardo lenticolare il regista di Il mondo è grande e la salvezza ci aspetta dietro l’angolo muove dall’abitacolo di sei taxi per studiare temi e problemi della sua Bulgaria. È un dramma vignettistico, ambientato nel corso di una sola notte, in cui sei episodi presentati in più piani sequenza e virtuosismi di macchina (Arri Alexa alla fotografia, che è anche uno dei produttori), compongono un mosaico a tinte fosche di un paese spesso taciuto dal grande schermo.

Una mattina Misho (Vassil Vassilev), piccolo proprietario di uno stabilimento edile, dopo aver dato un passaggio alla figlia dodicenne (Anna Komandareva, figlia del regista stesso) incontra un banchiere – poco più rispettabile di uno strozzino, solo per l’abito che indossa – che disillude le sue speranze di resurrezione finanziaria. Presa la pistola dal cruscotto, e non sarà l’ultimo nè l’unico a farlo, uccide il persecutore per poi darsi la morte egli stesso. Presto la vicenda s’allarga e l’incidente iniziale apre il sipario a sei autisti in cerca di passeggeri pronti ad ascoltare le loro confessioni. Il cerchio si conclude con armonia nell’ultimo episodio quando un panettiere disoccupato (Stephan Denolyubov), viene portato in ospedale da un prete-tassista per ricevere il cuore di Misho.

Guardando attraverso crepe e fessure di un paese in crisi, ci si potrebbe domandare come mai gli abitanti di Sofia in taxi preferiscano, al tempo e al traffico, discorsi intorno ai massimi sistemi. Ma il tutto si rivela funzionale al dramma finale, sintetizzato nelle parole di uno dei passeggeri protagonisti: “La Bulgaria è un paese di ottimisti, i pessimisti e i realisti l’hanno già abbandonato da parecchio”. A dirlo è il medico deputato al trapianto di cuore mentre viene accompagnato in ospedale da Rada (Irini Zhambonas), con la quale parla dell’idea di lasciare per sempre il paese.

Ci saranno indubbiamente anche molti ottimisti, ma Komanderev ha preferito lasciarli a piedi in quella che risulta una giungla d’asfalto di suicidi, desolazione economica, problemi sociali e politici. Il più anziano tra i tassisti si dispera per la morte del figlio e siede al margine della strada con un cane randagio, un altro si consola, dopo il rifiuto di una giovane passeggera alle sue offerte amorose, riuscendo con un sotterfugio geniale a salvare un potenziale suicida. Una delle sequenze più efficaci è proprio quella che ruota proprio attorno alla vicenda di Zhoro (Assen Blatechki), che riesce a dissuadere dal buttarsi da un ponte un insegnante di scuola (Troyan Gogov) disperato per essere stato preso in giro da un alunno su Facebook.

In Directions, insomma, la rabbia di chi non ha scelto la strada come professione ma lo usa solo come escamotage per sbarcare il lunario diviene cassa di risonanza del malessere di un intero paese, un morto che cammina. Gomitoli di asfalto come ingorghi di vene che portano ad un cuore stanco: «la Bulgaria è un morto che cammina», osserva un altro passeggero. A prestar soccorso a questo grande corpo affaticato è la fratellanza dei tassisti, che si salutano con un cenno del capo quando s’incontrano, ascoltano gli stessi borbottii della radio e difendono per tacita alleanza le gesta del collega suicida, la cui vicenda viene narrata con morbosità mediatica su ogni stazione informativa.

Nelle lunghe scene girate all’interno delle auto il film richiama la finzione (neorealista) di Jafar Panahi in Taxi Teheran, che a sua volta seguiva la strada di Abbas Kiarostami (Close UpQualcuno da amare), mentre per l’ambientazione notturna e il ritratto di varie individualità idiosincratiche, i ritratti di Komandarev ci riportano con la mente a Taxisti di notte di Jim Jarmush.

Directions – Tutto in una notte a Sofia, di Stephan Komandarev, con Ivan Bernev, Georgi Kadurin, Borisleva Stratieva, Anna Komandareva, Vassil Vassilev.

 

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