Diario americano: l’aborto sotto attacco, ancora

In diarioCult, Weekend

Un salto indietro di 50 anni e l’eterna ossessione dell’ala bigotta e di destra americana: se la bozza della Corte suprema rivelata da Politico diventerà legge, in metà degli Stati Uniti le donne non potranno abortire o vedranno molto limitata la possibilità di ricorrervi. Sì, nel 2022 mentre andiamo su Marte…

Ieri ascoltavo alla radio l’intervista a un superscienziato che spiegava una cosa molto interessante.
Il robot sul pianeta Marte ha raccolto dei pezzettini di roccia trovati durante le sue perlustrazioni. Si dovrà dunque creare un altro robot che porti questi esemplari sulla Terra. Il superscienziato spiegava che si deve stare attenti, perché potrebbero essere sassi che contengono qualcosa di contaminante per la Terra.

Ecco, appunto. 

Siamo nel 2022 e si stanno portando sassi da Marte sulla Terra, perché il progresso non si ferma. 

Non tutto, almeno. 

Nel 1973, negli Stati Uniti, è passata una legge federale che rende l’aborto legale. 

L’aborto è il tema più dibattuto negli Stati Uniti. Molto più della pena di morte, molto più del gap indecente tra chi ha e chi non ha. Perché non è solo una questione medica. È una questione morale, profondamente legata a due visioni opposte: una, bigotta e di destra, che pensa che abortire sia uccidere un essere umano e l’altra, “normale” (lo metto tra virgolette, perché mi sembra una posizione ovvia), che sposta il discorso dal potere di Dio e quello delle donne nel decidere cosa fare in caso si rimanga incinta.

E da allora, dal 1973, il dibattito non si è mai sopito. E questo è un punto.

L’altro che mi preme è spiegare come i giudici della Corte Suprema, che sono a capo del potere giudiziario di questo Paese, sono nove. Vengono scelti dal presidente in carica e, dopo lunghi scrutini, eletti dal Senato. Una volta diventati giudici della Corte Suprema, rimangono tali fino alla morte. Quindi, poter scegliere un giudice è cosa piuttosto rara per un’amministrazione. La sfiga vuole che ben due giudici storici siano deceduti durante la presidenza di Trump, il quale ha scelto le persone più conservatori possibili e immaginabili: Kavanaugh e Barrett. Qualcuno incolpa l’amatissima Ruth Baden Ginsburg, una delle donne più liberali dell’Unione, perché, malgrado fosse molto anziana, non ha dato le dimissioni durante una presidenza democratica, per lasciare il suo posto a un giudice altrettanto progressista. Fatto sta che adesso sei dei nove giudici sono estremamente reazionari ed è da quando avevano sei anni che sperano di abolire la legge sull’aborto. Ce la stanno facendo.

Ecco, questi due fatti hanno creato il perfect storm e adesso noi donne siamo tutte tenute a seguire la scelta di sei reazionari invece che la nostra. 

Se (o meglio, quando) la Corte Suprema abolirà questa legge, lo farà dal punto di vista federale, il ché significa che ogni Stato deciderà per conto proprio se farla rimanere legge o se seguire i giudici di Washington. Questo significa che gli Stati più abbienti, che spesso sono quelli democratici, continueranno a permetterci di abortire. Negli altri, quelli del Sud, bigotti, le donne avranno due scelte: andare ad abortire in un altro Stato o farlo senza assistenza medica. Non solo: se un vicino scopre che la ragazza di fianco ha abortito, può denunciare lei e il medico e ricevere fino a diecimila dollari dal governo locale. Chi faceva la spia quando ero piccola era figlio di Maria. Adesso sono solo i figli di buona donna.

Ecco, la situazione è questa. Fortunatamente, milioni di persone sono scese in piazza a protestare; fortunatamente anche il presidente Biden è dalla nostra parte. È vero che non è molto amato, ma è pur sempre un buon alleato.

Siamo nel 2022, e mentre arrivano rocce da Marte, noi siamo ancora qui a discutere se una donna può decidere per sé, manco fossimo tutte bambine di tre anni.

Mi sconvolge l’idea che ci saranno bambine-mamme con figli che non hanno mai voluto. Mi immagino il disagio dell’essere figli di sedicenni e sapere di essere considerati “il problema”, “l’errore”, “la sfiga”. 

Mi sconvolge il fatto che molto probabilmente tutto ricadrà sulle mamme e sulle nonne e pochissimo sui papà. 

Mi sconvolge l’idea che a decidere della nostra vita siano nove tromboni reazionari.

Mi sconvolge l’idea che la vittoria di questa loro battaglia possa essere solo l’inizio di altre che, ancora una volta, limitano la nostra indipendenza e i nostri diritti civili.

Mi sconvolge l’idea che il feto ha diritti, ma un figlio gay no. “Ai bambini si vuole bene dal concepimento fino a quando diventano omosessuali”. Non è una frase mia, è di Ricky Gervais, grandissimo comico inglese. Tristemente vera.

Mi sconvolge che si salva un feto, ma esiste la pena di morte. 

Mi sconvolge che il mio corpo e quello delle mie figlie sia in mano ad altri.

Mi sconvolge, infine, dover scrivere queste cose adesso, manco fossimo negli anni Cinquanta.

In apertura: foto di Manny Becerra/unsplash

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