Daniele Tamagni: the personal is political

In Arte

Fino al 1° aprile prossimo è possibile visitare la mostra “Daniele Tamagni Style Is Life” a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine a Milano. Curata da Aïda Mulunehe Chiara Bardelli Nonino, promossa e organizzata dalla Daniele Tamagni Foundation in collaborazione con il Comune di Milano, è la prima grande retrospettiva del fotografo milanese, prematuramente scomparso nel 2017 a soli 42 anni. Un artista di grande talento, con uno sguardo empatico e sociale lucidissimo.

La mostra Daniele Tamagni Style Is Life a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine si sviluppa lungo un percorso di colori accesi e vivaci, un accompagnamento perfetto ai personaggi a cui Tamagni ha dato spazio nei propri scatti nel corso di un’esistenza troppo breve per la misura del suo talento. Insoliti e vivaci a loro volta, i soggetti delle fotografie attirano lo sguardo dello spettatore, affermano fieramente la propria presenza e la propria visione del mondo, dichiarano come vogliono essere percepiti e come si inseriscono al suo interno. 

Daniele Tamagni, Dixy in London, da Gentlemen of Bacongo, 2009. © Daniele Tamagni/Courtesy Giordano Tamagni

Il piacere nel vestirsi non gode di buona reputazione: è solitamente visto come un’inclinazione superficiale e vanitosa (e sempre in opposizione ai beni immateriali, come lo spirito, la mente e via così dicendo). Eppure, innegabilmente lo stile riveste un’importanza decisiva nella vita di ciascuna persona. Infatti, sembra che attraverso il vestiario le persone esprimano molto di più che un’inclinazione passeggera. L’antropologo culturale Francesco Remotti in Fare Umanità afferma che “nell’adornarsi l’uomo prova un intenso piacere, per quanto misera e povera sia la sua condizione sociale ed economica; non solo, ma per l’ornamento è disposto a investire gran parte dei suoi averi e del suo lavoro”. Forse la ragione dietro a ciò risiede nel fatto che l’esteriorità, o più precisamente il corpo, può essere anche espressione di un’identità politica, sociale, culturale. Lo stile in questo senso contribuisce a rendere l’essere umano uno zoon politikon, un essere sociale. Può indicare chi siamo, il gruppo a cui apparteniamo e addirittura cosa pensiamo. Lo stile è vita, perché senza di esso la nostra identità sarebbe talmente povera da non risultare neanche tale.

Daniele Tamagni, Carmen Rosa flying, from The Flying Cholitas, 2010. © Daniele Tamagni/Courtesy Giordano Tamagni

Lo dimostrano i Sapeur della Repubblica del Congo, che devono il loro nome all’acronimo con cui si identificano: SAPE, cioè Società degli Animatori e delle Persone Eleganti. Raffinati e sgargianti, sono detti anche i dandy di Bacongo; con addosso tailleur a tinta unita, occhiali di filo dorato e grossi sigari in bocca, essi copiano lo stile dei colonizzatori francesi e, così facendo, ne cambiano il senso. Infatti, questi abiti bizantini, ostentazioni di lusso e ricchezza, grazie alla reinterpretazione dei Sapeur diventano uno strumento di resistenza culturale. Gli stessi abiti dei colonizzatori in mano ai colonizzati si trasformano e vengono ri-significati. E poi ci sono le Cholitas boliviane che, avvolte nelle loro gonne multicolore e ondeggianti (dette polleras), praticano la lotta libera come forma di emancipazione femminile e di critica alla rigida struttura dei ruoli di genere vigente nella loro comunità. L’abito non solo è una forma di riconoscimento ma anche lo strumento grazie al quale si può criticare e cambiare la propria posizione sociale.

Daniele Tamagni, Untitled, from Afrometals, 2012. © Daniele Tamagni/Courtesy Giordano Tamagni

Ciò che risulta più interessante negli scatti di Tamagni è proprio il fatto che sapeva scegliere come soggetti individui posti ai margini della società civile. Lo stile, infatti, in queste fotografie diventa una rivendicazione, fosse anche solamente della propria esistenza. L’occhio del fotografo va oltre le apparenze e coglie ciò che l’abito veramente rappresenta: un’espressione identitaria. I Sapeur di Brazzaville, come le Cholitas boliviane o i metallari del Botswana, attraverso lo stile performano un senso di identità, che sia politico, sociale o anche ideologico. Un tema che non può non ricordare la tesi di Judith Butler sulla performatività del genere, inteso come costrutto sociale a cui si dà vita per il semplice fatto di riprodurlo quotidianamente. Documentando questa quotidianità, quella delle vite di individui emarginati, Tamagni ha saputo raccontare l’importanza e la volubilità dello stile, la creatività in seno a ogni comunità e l’evoluzione costante dell’identità umana in ogni angolo di mondo.

Daniele Tamagni Style is life, Palazzo Morando | Costume Moda, Milano, fino al 1° aprile 2024

In copertina: Daniele Tamagni, The Playboys of Bacongo, da Gentlemen of Bacongo, 2008. © Daniele Tamagni/Courtesy Giordano Tamagni

(Visited 1 times, 1 visits today)