Caro Frank, te le suono

In Musica, Weekend

“Prendi la musica di Zappa, agitala e fanne quelli che vuoi”. Parola di Stefano Bollani che ci regala Sheyk yer Zappa

Stefano Bollani davanti a Frank Zappa. Lui, che è non “soltanto” un formidabile e onnivoro pianista, ma anche un ottimo comunicatore delle proprie passioni musicali, racconta per tappe tutto il fascino che Zappa ha esercitato su di lui. E come ha dato vita al suo ultimo progetto musicale Sheik yer Zappa. Ovvero come e perché  ha preso la musica di Zappa e ne ha fatto (abbastanza) quello che ha voluto.

Quando l’ho incontrato. O meglio quando mi sono scontrato con lui

Avevo 17 anni e mi sono scontrato con un suo disco “Does humour belong in music?” con la faccia di uno coi baffi in copertina: non sapevo chi fosse perché in quel momento ero un talebano del be-bop, e la domanda-titolo mi sembrò stupida. Ho capito dopo la forte componente ironica e sarcastica di Zappa, e in effetti il disco era divertente e dissacratorio nei testi, nonché volgare come piaceva a noi giovani in quegli anni. E come fanno oggi Elio e le Storie Tese! Poi era anche pirotecnico, ben suonato e con rigore, soprattutto prendeva in giro gli stereotipi del rock che all’epoca non mi interessava: per questo mi fu simpatico questo signore che sembrava un mito del rock –e lo era- ma prendeva in giro pesantemente tutti quanti…persino i Beatles, con quella copertina presa da Sgt. Pepper con facce buzzurre dal titolo “ci stiamo dentro solo per i soldi”!…

Quella volta con Bob Dylan (e la lezione che ne ho tratto io)

Non lasciò in pace nemmeno Dylan: Zappa si presentò proponendogli di fare un disco insieme “io scrivo i testi e tu le musiche”! Dylan si offese, e Zappa nel nuovo disco mise un pezzo dove uno della sua band con voce e armonica imitava orrendamente il grande Bob. Quindi ho aspettato tanti anni e ascoltato tanti dischi prima di interpretare Zappa, senza imitarlo, come forse voleva lui.

Ecco spiegato il titolo: “Sheik yer Zappa”

E’ la cosa più complicata da spiegare, sono già pentito!..Tutto parte da una canzone un po’ stupida che andava in voga alla fine degli Anni Settanta dal titolo “Sheik your booty”: Zappa fece un disco dallo stesso titolo in cui lui era vestito da sceicco! Ecco la mia intenzione era di mettere tutto insieme per dire “prendi la musica di Zappa, agitala e fai quello che vuoi”.

Zappa e la dimensione “politica”

E’ sempre stato difficile dissacrare le convenzioni, per poi addirittura ribaltarle. In questo Zappa è stato profondamente anarchico, anche se poi imponeva prove durissime ai suoi musicisti, e gli arrangiamenti non potevano essere messi in discussione. Quindi era una personalità complessa. Ma la cosa più interessante era il suo prendere in giro le convenzioni dall’interno, sia quelle politiche che quelle del mondo del rock e del pop, come i falsi rapporti tra il palcoscenico e il pubblico e l’ipocrisia delle rock star. E ancora: l’idea che uno possa farsi gli affari propri era molto pericolosa ai tempi di Zappa, ma lo è ancor di più oggi, perché abbiamo l’impressione di essere più liberi, cioè liberati dalle cattive ideologie. Ancora di più dobbiamo invece stare in campana, perché il mondo ci dice che possiamo fare quello che vogliamo, ma non è vero, stiamo tutti su binari prestabiliti. Frank Zappa l’aveva capito già ai tempi di quella che sembrava essere una piccola rivoluzione.

Il rischio in più, la mia libera interpretazione

Con paura abbiamo deciso di scrivere alla moglie di Zappa, che gestisce la Fondazione, perché già prima di cominciare il tour tre anni fa abbiamo conosciuto il leader di una band che fa le cover di Zappa, e che con la moglie aveva litigato mettendo di mezzo anche avvocati. Ci siamo messi in contatto con un giovane musicista e collaboratore della signora Zappa, al quale ho spiegato il mio progetto, che aveva un rischio in più: cioè quello di non fare cover con gli arrangiamenti di Frank Zappa, ma di interpretare liberamente le sue musiche, con grande affetto e tenendole come guida, come spunto per le nostre improvvisazioni. Ci è andata bene, a sorpresa hanno capito e la moglie di Zappa ci ha dato l’autorizzazione per fare uscire il disco.

Infine: cosa ne pensiamo noi di Cultweek di Sheik yer Zappa?

Il disco non fa una piega, come si dice per strada: è uno specchio che rimanda immagini sonore zappiane distorte, alla Bollani & friends, che dà lustro ai musicisti di casa nostra. C’è molta voglia di stupire anche un immaginario Zappa che li ascolta, e anche una buona dose di rispetto e di affetto per il musicista “dal multiforme ingegno”. Però, ascoltando Bollani eseguire davanti a noi tre brani, da quel giorno mi frulla una domanda: non sarebbe più originale un disco zappiano di solo piano?

Foto di von_boot

(Visited 1 times, 1 visits today)