A Downton irrompe il volgare cinema, i nobili fuggono in Costa Azzurra

In Cinema

E’ gradevole e divertente “Downton Abbey 2 – Una nuova era” diretto da Simon Curtis, secondo film per il grande schermo, dopo sei fortunate stagioni televisive, ispirato alla saga dei Crawley. I tempi cambiano, siamo negli anni Venti, e una rumorosa e sgradita modernità irrompe nelle vite degli aristocratici britannici. Così alcuni di loro fuggono in Europa, a “riscuotere” i piaceri di una generosa eredità. Che porta anche qualche chiacchiera sull’impagabile Lady Violet/Maggie Smith

L’ennesimo capitolo della saga dei Crawley, fuoriuscita ormai più di dieci anni fa dalla
snobissima penna di Julian Fellowes (che non a caso ha scritto anche un libro intitolato appunto
Snobs), torna sullo schermo, questa volta maxi. Dopo sei stagioni televisive e un
trascurabilissimo primo film, le vicende degli abitanti di Downton Abbey continuano a
deliziarci, in qualche modo, proprio perché senza senso, senza tempo e senza pudore.
Il titolo è foriero di grandi eventi, addirittura Una nuova era, forse perché, presumibilmente,
siamo alla fine degli anni ’20 e, un po’ malignamente, ci chiediamo se la nuova era potrebbe
essere quella del crollo della Borsa con conseguente bagno di realtà nella vita dei conti di
Grantham. Ma per il momento tutto prosegue come al solito, fra celebrazioni (il film si apre
con il matrimonio fra Tom, l’ex autista vedovo della figlia più piccola dei Crawley, con Lucy
Smith) feste e anche qualche corruccio, perché si sa che anche i ricchi piangono.


Questa volta la storia procede su due binari. A Downton la necessità di riparare il tetto
convince Mary (Michelle Dockery), ormai saldamente alla conduzione della tenuta, ad
accettare la proposta di una produzione cinematografica che intende girare un film nell’avita
magione. Se la prospettiva di dover dividere le giornate con attori e maestranze eccita
moltissimo il piano inferiore, e ogni cameriera fa a gara per occuparsi delle star, la faccenda
risulta orribile per Lord Grantham (Hugh Bonneville), così tanto che pare quasi di sentire
echeggiare il “Io aborro” di Giampiero Mughini fra le mura di Downton.


Per fortuna viene salvato da un improvviso quanto misterioso invito in Costa Azzurra, per
andare a prendere possesso di una nuova proprietà. Lady Violet (Maggie Smith) ha ricevuto
un’inaspettata eredità, una splendida villa a picco sulle scogliere, già posseduta da un
aristocratico francese che in gioventù l’ha corteggiata. Inutile dire che di fronte a un regalo
così sontuoso, tutti si chiedono se nel passato la Lady Dowager di Downton non abbia
“regalato” qualcosa di altrettanto sontuoso al nobile seduttore. Vi lascio il gusto di scartare da
voi la sorpresa.


Così, mentre Mary si barcamena fra attrici maleducate (Laura Haddock) e registi galanti (Hugh
Dancy
), rivelandosi addirittura essenziale per la produzione (con un twist nella sceneggiatura
che ricorda sfacciatamente Singing In the Rain con Gene Kelly), il povero Robert si ritrova al mare, sempre più a disagio non solo per il caldo, ma perché vengono accolti in villa dall’erede
legittimo del Marchese che coglie ogni momento per lanciargli una serie di allusioni di
possibili legami di sangue.

Fra una serie di siparietti divertenti, dal fido maggiordomo Carson, che, vestito di tutto punto
in tweed, si squaglia lentamente sotto il sole della Riviera, all’ineffabile Molesley, l’ex valletto
che si rivela un ottimo sceneggiatore, il film scorre via grazie alle solite perfette
interpretazioni di tutti attori provenienti dalla grande scuola anglosassone, tutti
perfettamente schierati e sugli attenti nonostante un trattamento un po’ troppo episodico che
ricorda la matrice televisiva. Su tutti svetta come sempre Maggie Smith nei panni di Lady
Violet, questa volta persino più commovente.


Al resto ci pensano le scenografie, i ricchi costumi, alcune buone battute e le ormai puntuali
prodezze di droni impazziti che non smettono di infliggerci decine d’immagini dall’alto.
Downton Abbey – Una nuova era non pretende di essere niente di più di quello che è, un modo
per passare del tempo senza un pensiero al mondo, beatamente circondati da un leggero profumo, un misto fra lavanda e naftalina. Fellowes in fondo fa con maestria quello che gli
inglesi fanno da secoli, perpetrare l’idea che la loro aristocrazia sia l’unica degna di essere
costantemente celebrata. Senza la cattiveria e la spietatezza che aveva dimostrato scrivendo la
sceneggiatura del film di Robert Altman Gosford Park, certo; ma con la mano abile di chi sa come
scaldare gli animi nostalgici, quelli che si compiacciono alla vista di un servizio da tè di
Wedgwood servito in guanti bianchi o s’incantano di fronte a un charleston ben ballato.


C’è solo da sperare, una volta finito l’incantevole rimbambimento post visione, che la saga
della famiglia Crawley si chiuda definitivamente con la sua entrata nella Nuova Era, un’era che
speriamo sia sempre di progresso e non di regresso e dove risplenda il sol dell’avvenire.

Downton Abbey 2 – Una nuova era, di Simon Curtis, con Julian Fellowes, Hugh Bonneville, Michelle Dockery, Imelda Staunton, Maggie Smith, Elizabeth McGovern, Laura Carmichael, Hugh Dancy, Laura Haddock 

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