I Vespri in onda sulla neonata Tv della Scala. Ne vedremo delle belle

In Musica

Il Piermarini dà alla luce la sua televisione e da ieri trasmette l’opera di Verdi. A seguire, il Mozart diretto da Barenboim, il balletto Le Corsaire e tanto altro. Sul sito lascala.tv

Segnatevi la data: 14 febbraio 2023. Da oggi si può andare alla Scala senza andare alla Scala. Ieri alle 19 ha iniziato a trasmettere una televisione che porta il nome e fruga dentro il teatro oggetto di molti desideri. La prima offerta in palinsesto era la recita numero 5, in diretta, dei Vespri siciliani di Verdi nella regia nuova (si fa per dire) di Hugo de Ana e la direzione di Fabio Luisi (110 e lode).

Dalla sua fondazione è la cosa più rivoluzionaria che sia successa nel teatro costruito nel 1778 sulle rovine della chiesa di Santa Maria alla Scala (unico caso, in Italia, di un edificio laico nato su un sacro suolo e non viceversa).

Negli anni, fedele alla sua storia ma schiava della sua immagine, la Scala ha investito poco o nulla in tecnologia. Ancora nel 2005 non esisteva un sito del teatro degno del nome. Accedere almeno a una parte dell’immenso patrimonio fotografico e audiovideo (analogico per lo più) non era un’impresa, era impossibile. Passo passo le maglie si sono aperte. Il sito è cresciuto. Cronologie e notizie sono diventate accessibili. Il salto definitivo oggi si è compiuto. Le teste sono cambiate perché la realtà ha spinto come un pacchetto di mischia degli All Blacks. Che cosa cambia per il cosiddetto fruitore? (Scusate la parola). Vediamolo.

Casaclick
Chi vuole vedersi uno spettacolo del cartellone in corso non ha che da collegarsi al sito lascala.tv, registrarsi gratuitamente su una schermata di navigabilità intuitiva, indagare se e cosa interessa, pagare con carta circuito Nexi il noleggio del titolo, avendolo disponibile per 72 ore, visioni illimitate, tempo permettendo. (I Vespri durano più di quattro ore, per fare un esempio). Il costo del noleggio? Ragionevole. Per un’opera o un balletto “on demand”, ovvero non spettacolo di giornata ma già andato in scena, 4,90 euro per la qualità video HD e 6,90 per la UHD (risoluzione fino a 4K). Concerti, recital e spettacoli per bambini: 2,90 euro (HD) e 4,90 (UHD). Le serate live in diretta: 9,90 euro (HD) e 11,90 (UHD) per opera e balletto; 4,90 e 6,90 per concerti, recital e spettacoli per bambini. Gli spettacoli live restano visibili sette giorni dopo la diretta. Come in teatro, anzi più che in teatro, i sottotitoli sono in 5 lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco). Il sovrintendente Meyer promette di arrivare presto a 8 lingue. Cina ed estremo Oriente per ora attendono. 

Consigli per gli acquisti.
Fino a marzo il palinsesto di LaScalaTv offre questo: dopo i Vespri di ieri, il 18 febbraio il concerto sinfonico che, a sorpresa, non dirige più Daniel Harding, ma addirittura Daniel Barenboim (Sinfonie di Mozart n.39, 40 e 41).  L’ 1 marzo, il balletto Le Corsaire; il 10 marzo il concerto diretto da Lorenzo Viotti (Sinfonia n.104 di Haydn, Concerto per violino di Korngold, Tod und Verklärung di Strauss). Il 14 marzo uno spettacolo nuovo ma antico: Bohème di Puccini nella regia intangibile di Zeffirelli ripresa dal fido Gandini, direttrice Eun Sun Kim; il 24 marzo Les contes d’Hoffmann di Offenbach firmata da Davide Livermore e diretta da Frédéric Chaslin. 
A queste prime sei offerte, fino al 28 giugno se ne aggiungono altre sei in diretta.  C’è agio per prenderne visione. 

Con permesso, avanziamo qualche consiglio per gli acquisti. Non mancherei nessuno dei due concerti sinfonici per motivi opposti: quello di Barenboim in onore a colui che è stato direttore musicale della Scala per sette anni e oggi siamo felici di vedere ancora sul podio dopo allarmanti notizie sulla sua salute; Viotti perché giovane ben più che promettente. Anche per le opere del primo pacchetto siamo su versanti simili: Bohème potete vederla per nostalgia, Les contes d’Hoffmann per abbandonarsi ancora dentro le spire tecnomediologiche di Livermore.

Nelle sei offerte dei prossimi mesi fino al 28 giugno, non avrei dubbi: Li zite ngalera, opera rara di Leonardo Vinci (non lui), con regia di Leo Muscato e direzione di Andrea Marcon (21 aprile) e la colossale Sinfonia n.8 di Mahler diretta da Riccardo Chailly, il 20 maggio, assolutamente imperdibile. 

La fascia delle cose già viste e andate in scena (per ora di recente, in un prossimo futuro tratte dall’archivio storico vero e proprio), ha sei titoli e un concerto sinfonico da offrire: La Calisto di Cavalli, Thaïs di Massenet, I Capuleti e i Montecchi di Bellini; i balletti Madina di Bigonzetti su idea e musica di Vacchi, Sylvia di Legris/Delibes e Giselle; la Sinfonia n.2 “Resurrezione” di Mahler diretta da Riccardo Chailly

Di questo pacchetto “di repertorio” (recente), volendosi concentrare su una scelta per genere, direi: La Calisto, Madina e la “Resurrezione”.

Riflessioni e domande
Volendo essere cattivi, è un peccato che LaScalaTv abbia celebrato il suo debutto con uno spettacolo come I Vespri siciliani, in cui Hugo de Ana, regista di qualità, ha dato il minimo di sé. Che con ogni libretto in cui scocchino frecce e sparino schioppi si debba ogni volta invadere il palcoscenico con carri armati e cannoni, divise ed elmetti, proprio di questi tempi in cui non si parla che di Leopard e Abrams, non riempie né di felicità né di soddisfazione, soprattutto se il generale regista non trova di meglio, per raccontare Verdi, che far entrare cingolati e militari da sinistra e farli uscire ancora da sinistra.  Peccato, perché musicalmente questi Vespri sono diretti da un Fabio Luisi ispirato, accurato, pulsante, con un cast che sa farsi ascoltare. Ma si capiva? La tv non è la migliore alleata della musica (di qualità). Mentre uno spettacolo così greve e schematico non poteva che guadagnarci dal piccolo schermo, sia pure in 4K, e così è stato. In questo modo, però, il teatro non sorride. 

Qui la domanda principale si fa largo. Ora che ogni regista sa di avere in sala 7 telecamere fisse e una netflix scaligera che vende i propri programmi, è così azzardato temere che gli spettacoli possano essere pensati o modellati in chiave tv? I sette dicembre di Davide Livermore lo erano, e tra sala del Piermarini e televisione (Rai finora), la differenza di percezione del “prodotto” era enorme, a favore della seconda. 

Il dubbio che la Scala possa a volte o spesso trasformarsi in un teatro di posa è pure una sciocchezza? Il motivo sta in una constatazione elementare, Watson: l’occhio del teatro (dello spettatore) è fisso (e lontano); l’occhio del cinema e della televisione è mobile (e vicino, anche vicinissimo). Quel che la regia in teatro deve fare per raggiungere i gradi alti dell’emozione è diametralmente opposto a quel che la regia tv, con l’arma a doppio taglio del primo piano, ha in mano. Tutto qui. Se è poco. 

Foto: Brescia e Amisano@Teatro alla Scala

(Visited 1 times, 1 visits today)