Da “Elle” a “L’avenir”, Isabelle Huppert si reinventa la vita e sfiora di nuovo l’Oscar

In Cinema

“Le cose che verranno” della parigina Mia Hansen-Løve è il secondo film di questo inizio d’anno che ha come protagonista l’attrice concittadina. Appassionata insegnante di filosofia, Nathalie di colpo vede crollare le sue certezze: la madre muore, il marito/collega la lascia, lo studente e pupillo Fabien viene trasferito. La sua reazione sarà però una rinascita a tutto tondo, nel segno di un nuova libertà, una riappropriazione di sè stessa, una gioia di vivere, davvero contagiose per il pubblico

Dopo il successo di Elle (2016), per cui ha ricevuto la nomination per il premio Oscar come miglior attrice protagonista, Isabelle Huppert (La pianista, Otto donne e un mistero, Segreti di famiglia) torna sul grande schermo con una magnifica interpretazione nel film l’Avenir – in italiano Le cose che verranno –  ricevendo per entrambe le pellicole numerosi premi da National Society of Film Critics, New York Film Critics Circle e Los Angeles Film Critics Association. E grazie a l’Avenir la giovane regista Mia Hansen-Løve (Un amore di gioventù, Eden) si è aggiudicata l’Orso d’Argento per il miglior film alla Berlinale.

Nathalie (Huppert) dà qui volto a una donna che ama profondamente la sua professione e ha un rapporto quasi biologico con i libri che possiede. Lei e il marito (André Marcon) insegnano filosofia, in due diversi licei parigini, ed entrambi non lo considerano solo un lavoro, ma un vero e proprio stile di vita. Una vita, quella di Nathalie, che è divisa tra la dedizione all’insegnamento, in cui cerca anima e corpo di trasmettere alle giovani generazioni valori come l’apertura mentale e la dignità del proprio pensiero, e la famiglia. Oltre che dei due figli, ormai giovani adulti, la protagonista si deve poi occupare dell’anziana madre (Edith Scob), bisognosa di costanti attenzioni.

La vita tranquilla e routinaria di Nathalie viene però sconvolta da una serie di eventi che le faranno riscoprire una libertà inattesa: e mai avrebbe pensato di poterla sperimentare ancora. Nonostante il lutto della madre, l’abbandono del marito e il trasferimento di Fabien (Roman Kolinka), suo ex studente e pupillo, in una tenuta vicino a Grenoble, essa riscopre la sua indipendenza, la voglia di vivere. Quella di Nathalie è una storia di rinascita e riappropriazione del sé, anche dopo una vita di certezze. Vediamo qui una donna che non si lascia sopraffare dalla quotidianità, ma al contrario, dall’alto della sua esperienza e forza interiore, si concede di rivivere. Al consiglio del suo beniamino Fabien, di trovare un altro uomo che la ami e l’accudisca, Nathalie preferisce invece l’idea di ottenere un’individualità che non sia sterile, fine a sé stessa; in questo senso la libertà va reinventata e sperimentata con una visione diversa.

La regista non guarda così alla sua protagonista con pietà, o, come spesso accade, con uno sguardo di tenerezza che sfocia nell’ovvietà, ma con fierezza. La telecamera segue la vita della sua eroina con una naturalezza che ci avvicina davvero a lei, alle vicende che si susseguono e coinvolgono lo spettatore nelle dinamiche di un’esistenza che passa da una serenità monocromatica a un dinamismo vivace e colorato. Insomma, L’avenir è un piccolo gioiellino francese, arricchito da magnifiche riprese nel cuore della nazione, tra le stradine di Parigi e le distese della Borgogna. La bravura di Huppert, da anni saldamente al top internazionale, è valorizzata dalla prova di un altrettanto grande Edith Scob: i due rendono il film uno splendido spunto di riflessione per pubblici di ogni età.

Le cose che verranno (L’avenir), di Mia Hansen-Løve, con Isabelle Huppert, André Marcon, Roman Kolinka, Edith Scob

 

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