Storia di relazioni tossiche e dell’impossibilita (o quasi) di affrontarle

In Cinema

Al centro di “Vulnerabili” di Gilles Bourdos ci sono vari casi di legami insopportabili e indissolubili. Una sposina viene continuamente picchiata dal marito violento e geloso, una coppia di mezza età scoppia alla notizia che la figlia 23enne è incinta di un professore di 15 anni più vecchio di papà, uno studente deve occuparsi della madre, lasciata per una donna assai più giovane. Storie in qualche modo intrecciate tra loro, raccontate con uno stile pittorico che dà molto spazio al paesaggio

Tratto da un racconto di Richard Bausch, Vulnerabili di Gilles Bourdos esplora tre storie intrecciate, legate dalle dinamiche interne di personaggi che per diversi motivi si scontrano, modificando l’esistenza altrui in modo inconsapevole. L’adattamento cinematografico del regista francese Bourdos (Afterwards, Renour) utilizza un ritmo narrativo estremamente frammentato ed eterogeneo, che lo stesso Bourdos paragona ai mosaici di Gaudì o alle asimmetrie di Mondrian. Filo conduttore della trilogia è la sottomissione e la fragilità nelle relazioni, da quelle coniugali a quelle di figli devoti ai genitori in modo acritico e disfunzionale.

La scena si apre su una giovane coppia di sposini che, apparentemente felici e innamorati, vivono i primi momenti della loro favola moderna: lei nel suo splendido abito da cerimonia coperto da una giacca di pelle da motociclista rossa e bianca, lui con una camicia immacolata che nasconde una seconda pelle tatuata da cima a fondo. Ma Joséphine Kaufman (Alice Isaaz) si rende subito conto di aver scelto come marito Tomasz (Vincent Rottiers) in modo precipitoso: il ragazzo, aggressivo e violento, inizia a picchiarla sfogando ogni genere di paranoia sulla povera ragazza. I genitori di lei, assistono inermi e impotenti ai continui soprusi inflitti alla figlia, senza mai riuscire ad intervenire realmente, nonostante la sofferenza nel vedere i continui lividi sul suo viso. Fino al colpo di scena finale.

La seconda storia si apre con una telefonata sconvolgente per qualsiasi genitore: Mélanie Lamblin (Alice de Lencquesaing), chiama il padre (Eric Elmosnino) per avvisarlo di essere incinta di un suo professore universitario, più grande di una quarantina d’anni e con due matrimoni falliti alle spalle. Sono intenzionati a sposarsi, e la coppia comunica la notizia senza peli sulla lingua, scatenando così un dramma familiare che si somma alla separazione imminente dei genitori di Mélanie. L’ultima vicenda vede come protagonista Anthony Gardet (Damien Chapelle), giovane studioso di lingue dell’est che abbandona il suo percorso di tesi per occuparsi della madre, lasciata dal marito e ricoverata in un reparto psichiatrico. Il ragazzo si ritrova così a dover gestire una vecchia casa piena di cianfrusaglie accatastate in ogni dove, pagare le bollette arretrate e andare a trovare una madre non più lucida e in difficoltà.

Sofferenza, comunicazione e relazioni tossiche sono i macro-temi che intercorrono lungo tutte queste storie di vita, che con dolore esprimono la natura umana e le peripezie di ognuno, da superare per trovare un proprio equilibrio, soprattutto in connessione agli altri, con il rischio però di isolarsi e non chiedere aiuto anche quando è necessario. Le tre storie sembrano ognuna chiusa in sé stessa e statica agli occhi dei personaggi che la vivono, ma lo spettatore sa che inevitabilmente ogni azione provoca delle conseguenze e questo è il motore che porta avanti la narrazione in modo assolutamente coinvolgente.

Il film ricorda visivamente l’arte pittorica, nella sua fotografia, nei suoi colori e nelle luci, laddove le scene prendono forma essenzialmente in luoghi di passaggio quasi deserti: hotel, autostrade, parcheggi e corridoi sono protagonisti tanto quanto i personaggi che vi transitano. Il tutto è ambientato a Nizza durante la stagione invernale, e ciò rinforza un’idea di desolazione e sconforto propria dell’emotività dei personaggi, soli e abbandonati a loro stessi, incapaci di uscire dalle situazioni di disagio con le proprie forze.

Vulnerabili di Gilles Bourdos, con Alice Isaaz, Vincent Rottiers, Suzanne Clément, Alice de Lencquesaing, Eric Elmosnino, Carlo Brandt, Damien Chapelle, Brigitte Catillon e Pauline Etienne.

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