Troppo zelo, signor preside

In Weekend

Si fa strada a scuola una tentazione tra i presidi, investiti dalla riforma di un ruolo più manageriale, n di farla corta e decidere da soli? Pare di si e si fa danno…

Ricordate il dibattito sui ‘nuovi presidi’ per come sono stati disegnati dalla Buona Scuola? Ne avevamo scritto qui, raccontando di sceriffi con o senza stella, giusto per riprendere lo slogan molto in voga. Qualcuno intanto sta sbagliando strada, qualche preside intendo. D’altra parte il rafforzamento della loro funzione induce, oltre che un carico di responsabilità maggiore, anche una discreta autonomia rispetto al collegio dei docenti e ciò sta creando tensione e conflitti in più di un istituto. Addirittura c’è chi denuncia ‘un crescente autoritarismo’, come si può leggere qui.

Ma nella realtà delle scuole cosa accade? Un esempio concreto è la stesura dell’orario delle lezioni. Questione “burocratica”? Non nel funzionamento di una scuola ed anche ‘termometro’ interessante dei rapporti interni.

Di solito viene nominata una commissione di docenti che deve tenere presenti elementi importantissimi per un esito didattico soddisfacente: ore accoppiate per i compiti in classe, possibilità d’uso delle palestre e dei laboratori, desiderata dei docenti (solitamente non più di due) compreso il giorno libero, doppia lingua e relativo uso delle aule, insomma un lavoro delicato e faticoso. Ciò che è successo in un liceo milanese è invece indicativo e fa riflettere.

La preside decide di appaltare ad una agenzia esterna la stesura dell’orario, nonostante il parere contrario espresso a grande maggioranza dal collegio dei docenti e dal consiglio d’Istituto. A parte il ritardo dell’inizio delle lezioni (a più di quaranta giorni dal giorno di apertura dell’istituto la macchina organizzativa non decolla), si apre di fatto una frattura tra la dirigente e gli organi collegiali, oltre che con gli studenti.

Si parte dall’orario e si procede in altri ambiti: assegnazione delle cattedre, rimozione e nomina dei coordinatori senza un minimo di criterio condiviso. Il tutto in un clima di tensione intollerabile all’interno di una scuola che sfocia poi in un tentativo di occupazione da parte degli studenti e nell’arrivo della Digos, chiamata dalla preside. Il responsabile, che evidentemente ne ha viste tante, per fortuna osserva, relativizza, getta acqua sul fuoco e media tra le parti. Qualche giorno  dopo, in un’assemblea spontanea i problemi vengono fuori e con essi la discussione sulla nuova “filosofia manageriale”. Risultati: mentre l’agenzia ha buttato la spugna davanti alla complessità dell’impresa, l’orario verrà visionato da una commissione mista composta da docenti  e  studenti.

Un episodio illuminante: la preside in questione è tutt’altro che sprovveduta, conosce bene il suo ruolo: semplicemente si è messa la stella sul petto e ha pensato di poter fare a meno della collaborazione e del parere degli organi collegiali. E casi del genere si sono verificati in altre scuole.

Questo, insomma, sembra essere il rischio della nuova visione dei poteri dei presidi e ci si chiede che cosa succederà tra non molto quando si tratterà  di premiare i docenti più bravi. Da una parte insomma nella ‘nuova buona scuola’ si vede il manifestarsi di una sindrome da ‘assunzione di responsabilità ‘, dall’altra parte dello ‘schieramento’ un pizzico di ‘fumus persecutionis‘.

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