Otto brevi racconti di amore e di vita firmati da Valeria Parrella. Un affollarsi di voci, argomenti e lingue per catturare la scoperta e l’accettazione della propria condizione umana
Per prima cosa bisogna dire che Troppa importanza all’amore è un titolo bellissimo.
Giustamente ermetico, giustamente evocativo, ti fa pensare che il libretto elegante che hai tra le mani, poche pagine, carta ruvida e copertina minimal, ti dirà qualcosa che ancora non sapevi o non avevi sentito sulle storture delle relazioni nella società contemporanea.
Questa la disposizione d’animo con cui mi sono affacciata all’ultima raccolta di Valeria Parrella: otto racconti brevi, voci e argomenti diversi, e una lingua flessibile e affilatissima asserviti a un ambizioso obiettivo: catturare la scoperta, e la conseguente accettazione, della propria condizione da parte dei personaggi.
Le trame delle storie che la Parrella ci racconta hanno infatti in comune, pur nell’estrema varietà delle situazioni, dei contesti e dei toni narrati, una dimensione di epifania (tanto per scomodare un parolone): indipendentemente da quali siano la loro condizione di partenza, il loro ceto sociale e la vicenda in cui si trovano coinvolti, i protagonisti delle sue storie, a pochi passi dal finale, hanno delle vere e proprie illuminazioni.
Questo piccolo, ma fondamentale scarto di consapevolezza, che sancisce il passaggio da una condizione a un’altra, dando senso alle trame e spessore ai racconti, è pressoché invariabilmente sancito dal comparire dell’avverbio “allora”: “e allora l’abbracciò come vent’anni addietro” (p.39); “e io allora là ho pensato alla mia croce” (p.62); “allora Susanna poggiò il cucchiaio nel piatto e rispose al rimprovero automatico e prevedibile della madre” (p.97); “allora in quel momento, in quel punto io sentii che quella donna andava rassicurata” (p.111) …
Dopo questo “allora” tutto cambia: c’è chi capisce che la mezza età non è poi così male, chi abbandona il chiostro per farsi carico di un neonato, chi “pensa veramente” a come parlare a suo figlio, e chi fa i conti con la propria morte. Ma in tutti i casi, la tensione che caratterizza l’attacco dei racconti appare sostanzialmente risolta.
Non che tutte le narrazioni siano uguali: Il giorno dopo la festa, Gli esposti, Behave e l’ultima vita (rispettivamente i primi tre e l’ultimo) hanno senz’altro una potenza maggiore rispetto ai quattro racconti centrali. Merito forse di una maggior estensione, che permette al lettore di cogliere appieno il movimento narrativo, il cambiamento che avviene nei personaggi. I centrali Rispetto per chi sa, 99/99/9999 e Il castello appaiono invece come dei frammenti, fotografie di situazioni quasi immobili, presentate da un narratore distante, nel tempo e/o nello spazio.
Discorso a parte merita infine Troppa importanza all’amore, se non altro perché titola l’intera raccolta. Qui, nonostante lo sviluppo del racconto lasci assaporare appieno lo scarto di consapevolezza dei personaggi di cui si è detto, si nota un diverso, forse eccessivo, intento esplicativo: nella tirata finale di Susanna, figlia della protagonista/narratrice, l’accusa ai genitori e in generale al mondo degli adulti – quel mondo che è l’ambiente e il sistema portante di tutta l’opera – è fin troppo esplicita, quasi sfacciata. E se da un lato risulta poco realistica (non sono sicura che una figlia farebbe una scenata del genere alla madre, dopo aver assistito per anni alle sue infedeltà), dall’altro appare pleonastica: le verità non dette degli altri racconti qui vengono scagliate in faccia ai protagonisti, ma soprattutto al lettore. Che forse non aveva bisogno di questa imbeccata.
Per quanto riguarda lo stile trovo, invece, che i racconti più riusciti siano quelli ambientati a Napoli, sporcati con qualche inflessione dialettale: “ma mo che vuoi tu da me alle quattro del pomeriggio?” (p. 17); un poco di facebook si poteva fare” (p. 28); “lei sta fatta” (p.97); etc. Il risultato è una lingua esatta e vivissima, in cui il realismo aderisce perfettamente alle magistrali descrizioni che l’autrice dà di luoghi, situazioni e stati d’animo.
Personaggi inquieti, insomma, che, da Napoli a Liverpool, si dibattono nell’incessante ricerca di risposte e soluzioni, o forse solo di un po’ di meritata pace. Personaggi a cui infine, miracolosamente, appare chiaro e accettabile il destino che è stato pensato per loro.
Troppa importanza all’amore, di Valeria Parrella (Einaudi, pp.111, 14 €)
Immagine: Love hole di Paolo di Tommaso