Teatro, cinque spettacoli per ripartire. È difficile, però…

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FOTO © MUSACCHIO, IANNIELLO E PASQUALINI

FOTO © MUSACCHIO, IANNELLO E PASQUALINI Sta per iniziare o pseudo iniziare o quasi iniziare a Milano – dove va meglio di molte altre piazze…

FOTO © MUSACCHIO, IANNELLO E PASQUALINI

Sta per iniziare o pseudo iniziare o quasi iniziare a Milano – dove va meglio di molte altre piazze italiane – una stagione teatrale molto particolare, sospesa, tagliata a metà tra un primo e un secondo tempo e dove gli spettacoli di gran consumo come i musical sono per ora rigorosamente esclusi. 

A Milano inizia con ritardo a parte la lodevole eccezione del Teatro Franco Parenti che avendo la sua parte hollywoodiana nei Bagni Misteriosi ha continuato a lavorare anche in estate con grande afflusso di pubblico che ha seguito anche i giovani scarrozzanti in giro per la provincia a radunar folle nelle piazze prima deserte e poi affollate e plaudenti. 

E non a caso il Parenti è una delle sale che ha già un programma con le date e una lista di best seller anche vintage per abbonati di buon gusto, tastando anche la riduzione cinematografica come nel caso de L’attimo fuggente (volto di Robin Williams) e Fronte del porto (il volto di Brando e di Kazan), oltre ai classici che si ripropongono nel ricordo del bel tempo di palcoscenico che fu: Il commesso di Miller e il Tram di Williams, manca solo Virginia Woolf che però sarà fatta da Latella con la Marinoni, se tutto andrà bene, nel secondo tempo della stagione del Piccolo

E anche l’Elfo ha gloriosamente riaperto con Milano Oltre, un classico, mentre Bruni e De Capitani si avviano a truccarsi per la terza volta per entrare in scena in Diplomacy, da svedese salvator mundi e da nazista neroniano incendiario di Parigi, annunciando per il 16 ottobre la prima nazionale più volte rimandata del dramma storico veritiero da cui prima Clèment e poi Schlondorff hanno tratto un film. Cui seguirà la stagione almeno per due sale – la Bausch è troppo piccola per riaprire in tempi di distanziamento.

E ha annunciato un folto programma denso di cose interessanti il Teatro Fontana (Passion Fruits, filosofia e slogan ispirativi) mentre alcune sale apriranno molto tardi (il Manzoni, il Carcano, il Nazionale) o sono del tutto impossibilitate a riaprire (Teatro I, potrebbe avere 12 spettatori, Teatro della Cooperativa, entrambi ospiti del Piccolo). I teatri che fanno musical o grandi show popolari sono penalizzati e nel gruppo ci sono, oltre al Nazionale e il Nuovo, anche il Teatro della Luna e gli Arcimboldi dove Gianmario Longoni annuncia una riapertura per fine anno con Brachetti. Tutto da vedere.

Ma il vero problema milanese è il destino del Piccolo Teatro: da alcuni mesi senza direttore, vede un consiglio di amministrazione che si dibatte in una inutile lotta per bande, come hanno scritto esausti i lavoratori del teatro, mentre tutti hanno la loro parte di colpe in un gioco che non vede via d‘uscita e in cui Regione e Comune e il Ministero si palleggiano i voti come all’asilo.

Il sindaco aveva suggerito nuovi nomi, ma quello di Claudio Longhi, per esempio, è stato bruciato, speriamo non per sempre, per inadeguatezza del consiglio e del suo presidente Carrubba di cui molti si sarebbero attesi le dimissioni. È uno spettacolo brutto e anche noioso che mette a rischio la seconda parte del primo Stabile italiano che ha messo a punto un cartellone fino a Natale sfruttando molti assolo già presentati al Chiostro durante l’estate. 

Ma è dura per chi ha conosciuto il Piccolo di Strehler prima e di Ronconi poi accettare una decadenza così frettolosa e senza senso. Sospesi anche qui, i lavoratori avvertono ma in genere non ottengono neppure una risposta, anche se è in discussione la seconda parte di una stagione che annovera perfino Amleto di Latella. 

Comunque in questo pasticcio ci sono alcuni spettacoli da consigliare in ottobre perché è vero che la gente ha voglia di tornare a teatro, molto più che al cinema che rimangono deserti e che promettono una crisi che diventerà endemica col trionfo delle varie piattaforme. Ecco i cinque titoli che ci consigliamo:

CON IL VOSTRO IRRIDENTE SILENZIO. È uno studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro, fortemente voluto da Fabrizio Gifuni che ovviamente lo interpreta, con l’intento di fare una feroce riflessione su un passato che non è passato. Come in altri casi, recitando Gadda o Pasolini, Gifuni fa l’autobiografia di una nazione e il suo è un Moro che scrive, parla, ricorda e confessa, accusa, si congeda, come ogni memoriale. Il suo è un fantasma sul palcoscenico, è l’ombra di Banquo (dal 6 al 17 ottobre al Grassi).

EDIFICIO 3. Scritto e diretto da Claudio Tolcachir, noto e amato per Il caso della famiglia Coleman ed Emilia, esponente della nouvelle vague argentina, il nuovo testo rappresentato a Buenos Aires nel 2008 si svolge in un vecchio ufficio di una grande azienda pubblica dove tutto sembra abbandonato ma dove alcuni colleghi continuano a vivere e a dividersi illusioni e delusioni quotidiane. È chiaro che la segnaletica dell’autore ci invita a pensare alle relazioni interpersonali e all’infinita distanza che si separa tutti. (Teatro Studio Melato, 1-23 dicembre).

PANDORA. Uno spettacolo del Teatro dei Gordi, ideato e diretto da Riccardo Pippa, un gruppo dal talento visivo sconvolgente che deve al Parenti il suo lancio e il suo successo. Vi ritorna dopo aver partecipato alla Biennale Teatro: da non perdere. Si svolge tutto in un “non luogo” un bagno in fondo a un corridoio, in qualunque luogo di una città, dove passa una fauna di varia umanità, come si diceva nei film catastrofici. Luogo di passaggio e attesa (come non pensare ai maudit come Genet o Fassbinder?), di incontro tra sconosciuti, anche un camerino improvvisato o un covo per demoni o l’anticamera di qualcosa ancora sconosciuto. (dal 1 al 4 ottobre Sala Grande, Parenti).

UN POYO ROJO coreografia di Luciano Rosso, Nicolas Poggi con Alfonso Baròn e Luciano Rosso. Anche qui un luogo di elezione, metaforico e realistico, lo spogliatoio di una palestra dove due uomini si scrutano, si squadrano, si provocano e si affrontano tentando di sedursi. Una provocazione che non esclude l’umorismo unendo teatro, danza, acrobazia anche morale ed esplorando la vasta gamma degli optional fisici e spirituali dell’uomo. Uno spettacolo già di cult queeer internazionale (15-18 ottobre sala Grande, Parenti).

DIPLOMACY di Cyryl Gely, regìa di De Capitani e Frongia. È la storia purtroppo vera di una catastrofe evitata: nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1944 si fronteggiano in una stanza d’hotel parigino in uno scontro verbale ed ideologico, il gen. Dietrich von Choltitz, governatore di Parigi durante l’occupazione nazista e il console svedese Raoul Nordling che deve convincere il servo di Hitler a non radere al suolo una delle capitali europee del mondo. Diplomatie ha debuttato nel 2011 in patria e offre due ruoli magnifici a due interpreti abituati a fronteggiarsi in scena come è già accaduto in Frost/Nixon e Il vizio dell’arte: materia viva di un nuovo affondo nella storia del “secolo breve”, affrontando temi mai superati come libertà e destino. (16 ottobre-22 novembre Elfo Puccini).

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