L’editoria che verrà secondo Antonio Manzini

In Letteratura

“Sull’orlo del precipizio” di Antonio Manzini è una satira (editoriale e letteraria) in presa diretta

Da quando, lo scorso ottobre, Mondadori SpA ha firmato il contratto di acquisto della divisione Libri di Rcs, il mondo dell’editoria vive come in attesa. Lo scioglimento è previsto entro la prima settimana di marzo, quando l’Antitrust prenderà una decisione in merito all’istruttoria avviata una decina di giorni fa: l’obiettivo è verificare se, e in che misura, tale operazione sia destinata a incidere negativamente, a monte e a valle, su un settore già “particolarmente concentrato e integrato verticalmente”.

I “non integrati”, per nascita o per vocazione, rispondono.

Qualcuno si è fatto due conti e, provvisto dei mezzi materiali necessari, ha deciso di continuare la traversata su vecchie o nuove navi.

Oltre a tutelare gli editori medio-piccoli e il pubblico, il Garante della Concorrenza deve prendere in considerazione l’eventuale “riduzione delle possibilità di scelta degli autori” e il potenziale “peggioramento delle condizioni negoziali ad essi praticate”. L’istanza degli autori è stata espressa con arguzia in un racconto lungo di Antonio Manzini, Sull’orlo del precipizio, pubblicato a fine novembre nella collana «Il divano» di Sellerio. Viste le tempistiche, siamo a tutti gli effetti di fronte a quello che si definisce un instant book, una narrazione tesa a registrare una reazione “a caldo” e a impostare una riflessione aperta su un tema di urgente attualità. Manzini lo ha fatto immaginando le sorti di uno scrittore di successo, Giorgio Volpe, costretto a misurarsi con le assurde e inaccettabili politiche aziendali del Gruppo Sigma, che ha acquisito (e fagocitato) la Gozzi, casa editrice a dimensione umana che da sempre dava alla luce i suoi best seller.

Fino a quando gli autori potranno permettersi il lusso di considerare inaccettabili simili degenerazioni? Da un rappresentante della categoria ci si sarebbe aspettati una risposta più positiva, un finale più roseo. In un articolo apparso sul Corriere lo scorso 5 gennaio, Luciano Canfora ha individuato la cifra di questo racconto addirittura in un «imperativo morale: la difesa del libro, della sua qualità, della sua individualità». Ma l’editoria indipendente è considerata davvero “il nemico” dagli esecutori del processo di concentrazione in atto? E davvero, per citare ancora Canfora, «i modi per distruggerla sono parte essenziale del loro lavoro quotidiano»?

Con maggiore efficacia, su Sette del 15 gennaio, Antonio D’Orrico ha parlato, a proposito di Sull’orlo del precipizio, di «una satira (editoriale e letteraria) in presa diretta». Assolutamente calzante, in questo caso, la categoria del satirico, intesa alla latina: sono infine i lettori a dover assolvere alla scomoda funzione di stabilire – oggi, a marzo, o  fra qualche anno – il confine spesso incerto tra la parodia dei cattivi costumi e la loro doverosa censura.

Immagine di copertina: © Mondadori

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