Nostalgia jurassica 6: ma non è ora di fermarsi?

In Cinema

Colin Trevorrow, regista/produttore, ha confezionato questo ennesimo film ispirato a Crichton meglio degli ultimi due sequel, con ritmo incalzante e riesumando la componente di intrigo e spionaggio scientifico. Ma è sempre più evidente la distanza abissale dal prototipo diretto da Spielberg e risulta stucchevole l’ennesima riapparizione dei protagonisti originari Laura Dern, Sam Neill, Jeff Goldblum

Hollywood, dobbiamo parlare: questa cosa della nostalgia ci è decisamente sfuggita di mano. A volte dovremmo semplicemente accettare il fatto che il tempo passa per tutti, abbandonando il ricordo di ciò che è stato, per lasciare che la natura faccia il suo corso. E no, i dinosauri stavolta non c’entrano. C’è piuttosto un gigantesco elefante, anzi un mammut nella stanza, come dicono gli anglofoni per indicare
una situazione imbarazzante, di cui però nessuno ha il coraggio di parlare. C’è l’eterno raccontare storie già raccontate, e raccontarle peggio, come cover band scadenti di gruppi ormai sciolti da anni. Cosa manca ancora? I Goonies? Piramide di Paura? Un quarto Ritorno al Futuro? Il remake di Shining con qualche star di Netflix? Per l’amor del cielo, vi prego, basta.

Eppure, Jurassic World: Il Dominio, sesta puntata di una saga che avrebbe dovuto concludersi almeno
quattro o cinque capitoli fa, non è nemmeno un brutto film: ha ritmo incalzante, scene d’azione ben girate, una trama semplice ma non fastidiosa, e di sicuro non annoia mai, nonostante le due ore e mezzo di proiezione. Ha un unico difetto: non aggiunge nulla, anzi copia spesso e senza vergogna (tu chiamale, se vuoi, citazioni) dall’originale del 1993, arrivando persino a riesumare l’iconico cast degli esordi, da Sam Neill a Laura Dern passando per Jeff Goldblum, nel disperato tentativo di riacquistare quella fetta di pubblico ancora fermamente innamorata del primo, inarrivabile capitolo targato Spielberg. A dire il vero, per cercare (inutilmente) di replicarne il successo, ognuno di loro era già stato ripescato, un po’ per volta, nei primi due esperimenti di sequel, sulla scia dei romanzi di Michael Crichton. Ma se già lì
pareva evidente l’inarrestabile china discendente rispetto alle origini, è con Jurassic World e Jurassic World – Il regno distrutto, del 2015 e 2018, che si era consumato il disastro. A effetti speciali già visti e rivisti si erano aggiunti interpreti totalmente fuori contesto (l’improbabile coppia Chris Pratt/ Bryce Dallas Howard, presente anche stavolta), gag demenziali, sceneggiature pretestuose, regie senza idee.

In questo, Jurassic World: Il dominio ha se non altro il merito di provare a limitare i danni, evitando l’orrido mix di commedia e azione tanto in voga nei film per famiglie, e puntando sull’usato garantito del più classico “prova a prendermi” tra umani e predatori dai denti aguzzi. Colin Trevorrow, già autore
dell’inguardabile Jurassic World, per cui il Wall Street Journal aveva titolato “Come gettare un franchise
nella spazzatura”, pare stavolta aver imparato la lezione, o almeno aver preso la saggia decisione di tornare sui banchi di scuola per copiare dai migliori. Per carità, siamo lontani anni luce dall’acqua del bicchiere che si increspa al passo del T-Rex, dalla maniglia della cucina che gira lentamente sospinta da un artiglio di Velociraptor, o da tutti gli altri momenti iconici che avevano contribuito a costruire il fascino del primo Jurassic Park. Però a Trevorrow, ancora una volta nella doppia veste di regista/sceneggiatore, va se non altro riconosciuto il merito di alcune scelte coraggiose, come quella di rinunciare almeno in parte alla CGI in favore dei cari, vecchi animatronics (ancora perfettamente credibili, come trent’anni fa), o quella di reinserire la componente di intrigo e spionaggio scientifico che caratterizzava i due libri di Crichton, e che si era progressivamente persa a favore dell’impianto da disaster movie puro e semplice.

Niente di eccezionale, intendiamoci: non mancano trovate narrative e personaggi senza la minima logica, come l’inutile DeWanda Wise, il desaparecido Omar Sy o l’immancabile adolescente Isabella Sermon. Ma, tra le pieghe di una trama che pare a tratti quasi voler accompagnare lo spettatore da una scena d’azione all’altra, fa capolino qua e là l’eco della magia originale, riuscendo ancora a emozionare come se non fosse passato un giorno. Paradossalmente, è proprio grazie a quei brevi istanti che Jurassic World: Il dominio riesce nell’arduo compito di sterzare a un passo dall’iceberg e condurre al livello di sufficienza un’epopea in caduta libera, rendendole giustizia quanto basta per chiuderla (si spera) una volta per tutte e con i meritati onori.

Jurassic World: Il dominio di Colin Trevorrow, con Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum, Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, DeWanda Wise, Mamoudou Athie, BD Wong, Isabella Sermon, Omar Sy, Campbell Scott.

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