La morte dolce, ovvero la strage dei ragazzi malati o “diversi” nella germania Nazista

In Cinema

In “Nebbia in agosto” il regista Kai Wessel racconta, ispirandosi a un caso vero, quello di Ernst Lossa, come il regime di Hitler, applicando il programma Aktion T4, uccise 200mila minorenni con l’eutanasia. In gran parte facendoli morire di fame con la “Dieta E”, priva di qualsiasi contenuto nutritivo. Erano bambini e adolescenti affetti da malattie fisiche e psichiche, ma anche indifesi, problematici, o ribelli, insomma “ineducabili”. Un orrore che il Paese ha cercato subito di dimenticare

Nebbia in agosto di Kai Wessel è ambientato nella Germania dei primi anni Quaranta, in cui vive Ernst Lossa (Ivo Pietzcker), un ragazzino solo, intelligente e disadattato. Rimasto orfano di madre e abbandonato a sé stesso da un padre amorevole ma senza fissa dimora, costretto a sbarcare il lunario facendo il venditore ambulante, si ritrova a vagare da un riformatorio a un altro, finché finisce in un ospedale psichiatrico. Il direttore è il dottor Veithausen (Sebastian Kock), un uomo dal sorriso amichevole e dai modi gentili, apparentemente dedito al benessere dei suoi pazienti, in gran parte bambini contraddistinti da qualche handicap fisico o mentale, ma anche ragazzini semplicemente indifesi e problematici perché privi di una famiglia che li protegga, o giudicati “ineducabili” per la loro natura ribelle e asociale. È anche il caso di Ernst, che ben presto però si renderà conto della vera natura della clinica del dottor Veithausen e dell’imminente pericolo di vita in cui si trovano gran parte degli internati: decide così di opporre resistenza, aiutando gli altri pazienti e progettando un’impossibile fuga insieme alla dolcissima Nandl (Jule Hermann).

È una storia spaventosamente vera, quella raccontata in questo film. Il giovane protagonista Ernst Lossa, nato nel 1929 e morto nel 1944, è una delle 200mila vittime dei criminosi protocolli di eutanasia condotti in numerosi ospedali psichiatrici nella Germania nazista fra il 1939 e il 1945. Si trattava del programma Aktion T4 (abbreviazione di Tiergartenstrasse 4, l’indirizzo di Berlino dove aveva sede il ministero per la salute e l’assistenza sociale), che prese avvio nell’agosto 1939 grazie a un decreto che stabiliva criteri e modalità di somministrazione della cosiddetta “morte dolce”.

Nell’agosto 1941 il programma venne formalmente sospeso in seguito a numerose proteste da parte della popolazione stessa, ma in realtà in molti ospedali, cercando di non dare troppo nell’occhio, medici e infermieri continuarono a uccidere tutti coloro che venivano considerati “indegni di vivere”, a volte somministrando del veleno, più spesso ricorrendo alla famigerata Dieta E, ovvero, facendo letteralmente morire di fame i pazienti, sia bambini che adulti. Come viene mostrato nel film, tale “dieta” consisteva in una zuppa di verdure totalmente priva di grassi e proteine, in cui le stesse verdure (di solito rape e cavoli) venivano fatte bollire talmente a lungo da ridurre il contenuto di sostanze nutrienti praticamente a zero.

Una storia aberrante raccontata con precisione storica e rigore morale, uniti a un’acuta capacità di interpellare la coscienza dello spettatore anche attraverso l’emozione e la commozione. Un film che apre uno squarcio su un crimine odioso, a lungo trascurato e rimosso dalla memoria della Germania uscita a pezzi dalla Seconda guerra mondiale, desiderosa soltanto di lasciarsi alle spalle l’orrore che per prima aveva contribuito a diffondere.

Nebbia in agostodi Kai Wessel, con Sebastian Koch, Ivo Pietzcker, David Bennent, Jule Hermann

(Visited 1 times, 1 visits today)