Un’annata in scena, tra amori e delusioni: le nostre scelte

In Teatro

Agli albori del nuovo anno, il meglio e il peggio dell’anno appena concluso

Dieci nostri validi collaboratori, più il sottoscritto, hanno partecipato al premio degli spettacoli Cult Teatro di questo 2015, dichiarando amore per i migliori ma anche insofferenza per i peggiori, a insindacabile soggettivo e inappellabile giudizio personale. Dopo i premi Ubu che hanno premiato assai l’ultimo capolavoro ronconiano, la trilogia dei Lehman, anche Cultweek segnala questa grande produzione del Piccolo Teatro scritta da Stefano Massini, oggi dramaturg stabile (qualcuno ha votato anche “Credoinunsolodio”), che fu ideale commiato del genio ronconiano e che verrà ripresa nella prossima stagione al Piccolo ma anche a Roma e Torino. Ci piace molto il “ragazzo” di vita e di pensiero Fabrizio Gifuni nella sua veste di straordinario interprete monologante, sia quando affronta Pasolini sia quando legge lo “Straniero” di Camus: per non dire di Gadda, che riprenderà una sera a metà gennaio alla Triennale e del “Dio di Roserio” che metterà in repertorio dopo il trionfo al Premio Testori a Milano. Così come piacciono gli one man show – so che è una dizione non esatta per lo stile – di Mario Perrotta (“Il milite ignoto”), di Albertazzi alle prese con la sua vecchia conoscenza l’imperatore Adriano della Yourcenar, di Saverio La Ruina che inter agisce con altri attori in “Polvere” e della non troppo votata per la verità Giuliana Musso.

 

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Ci sono state le segnalazioni radical, quelle raffinate, mirate sui talenti anche già molto noti e di livello europeo come Bob Wilson con la sua Odissea tornata allo Strehler per l’Expo (manifestazione che non ha regalato nulla al teatro, non una presenza in più) ma anche con “Letter to a man”; e come Marthaler, come Emma Dante che è ormai una beniamina; perfino una citazione per il bellissimo “I soldati” diretto da Hermanis al Teatro alla Scala. Segnalati, con una presenza ciascuno, gli off off for ever, il sempre irriverente Castellucci, “Emilia”, “Atlante del gesto”, “Incendi”, “La morte della bellezza”, “A house in Asia”, “Berlin Berlin”, “Letizia for ever” altri titoli “migliori” sono “Le intellettuali” di Molière, “La palestra della felicità”, perfino “Divine parole” di Della Valle Inclan con la regìa di Michieletto che risulta molto votato soprattutto tra i peggiori della stagione. Mentre torna alla grande BB, Bertolt Brecht di cui viene segnalata “Vita di Galileo” di Lavia (che si è preso una menzione negativa per i “Sei personaggi”) e “Mr. Puntila e il suo servo Matti” con gli Elfiani Bruni e Frongia. E sono stati giudicati degni assai anche “Magda e lo spavento”, “Zoo di vetro” di Williams, riscoperto come Miller dopo anni di oblio, “Eternapoli” del gruppo napoletano del bravissimo Enrico Ianniello e un voto se l’è preso anche il vecchio Goldoni con “La bottega del caffè” nell’edizione di Scaparro. Chi e cosa non è stato gradito? Un sacco di roba. Non è piaciuto il fluviale “Der Park” di Botho Strauss e Peter Stein, né la Ambra Angiolini della “Misteriosa scomparsa di W” di Benni. Molti i delusi martoniani della “Carmen” (e anche del “Lear” di Bond visto a Roma), mentre anche “Il compromesso” diretto da Rifici ha fatto storcere il naso così come “I vicini” di Paravidino e “Il bosco”. Un trittico di cose non riuscite ha visto insieme “Donna non rieducabile”, “A midsummer night’s dream” e “Gospodin”, così come un altro trittico negativo ha visto allineati “Il rompiballe” di Veber, “Il carnevale dei truffati” e “Il signor di Pourcegnac” mentre una menzione l’ha presa anche il recital canoro di Gaber and Brassens. Non è piaciuto il Dario Fo di “Storia di Qu”, né “Amadeus” di Giusta, né “Il gabbiano” di Sixty mentre molti attendono con fiducia che voli quello di Rifici.

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