Ryan McGinley e le stagioni della fotografia

In Arte

Parlare di un artista attivo e famoso come Ryan McGinley (Ramsey, New Jersey, 1977) può sembrare superfluo visto l’impatto che ha avuto sull’estetica contemporanea: illustri…

Parlare di un artista attivo e famoso come Ryan McGinley (Ramsey, New Jersey, 1977) può sembrare superfluo visto l’impatto che ha avuto sull’estetica contemporanea: illustri esposizioni (a soli 25 anni è il più giovane artista consacrato dal Whitney Museum di New York), reportage di concerti (Girls, Morrisey), videoclip musicali (Varúð dei Sigur Ros), campagne di moda (Levi’s, Hèrmes, Stella McCartney) e ritratti di VIP planetari (Beyoncé, Marion Cotillard, Kate Moss) rendono impossibile non averne intercettato le immagini pur ignorando il suo nome.

Ryan McGinley, Peepers, 2015. Courtesy l’artista e Team Gallery.
Ryan McGinley, Peepers, 2015. Courtesy l’artista e Team Gallery

Pareva quindi assurdo che in Italia non vi fosse mai stata una personale di questo gigante generazionale, finché la GAMeC di Bergamo ha posto rimedio a quest’onta con The Four Seasons, una mostra di fotografie abbinate alle Quattro stagioni di Vivaldi: tentativo di italianizzazione dell’artista e metro di misura della sua fama (Vivaldi è infatti il compositore più suonato del mondo). Come la musica di Vivaldi è a programma, cioè di carattere prettamente descrittivo, così sono programmati e descrittivi gli scatti di McGinley, alla ricerca di uno specifico ambiente capace di esprimere ogni stagione nelle sue accensioni coloristiche.

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Ryan McGinley, Alexis (Ludlowville), 2015. Courtesy l’artista e Team Gallery

A esperire le stagioni sono dei bellissimi teenager, pescati nelle accademie d’arte (gli artisti sono i modelli migliori, afferma McGinley) e poi portati fra i vasti landscape americani a riversare il vitalismo della giovinezza e la libertà della nudità — perché bisogna esser nudi per sentire appieno la natura, e si tenga conto che negli USA riprendere dei nudi in esterno è fuorilegge. Quale il senso di questi shooting, dal sentimento panico e dal romanticismo così spiccato, nel XXI secolo? Il rapporto stretto, mimetico e spensierato, che emerge fra uomo e natura fa pendant con una data significativa: il 23 maggio 2007 la popolazione urbana mondiale ha superato per la prima volta quella rurale. A livello locale, invece, il primo sorpasso si è verificato nel 1910 proprio negli States, patria dell’artista.

Ryan McGinley, Red Beetle, 2015. Courtesy l’artista e Team Gallery
Ryan McGinley, Red Beetle, 2015. Courtesy l’artista e Team Gallery

Se è vero, come diceva Rousseau, che la bontà e l’innocenza originarie dell’uomo allo “stato di natura” si corrompono nella società, allora soltanto con una fuga dalle metropoli si può tornare a quella meraviglia e a quello stupore necessari per correre nel prato, saltare giù dagli alberi e spruzzare l’acqua tutt’attorno. Ed ecco che negli scatti del 2015 si affaccia la dimensione del tempo: accanto al mito del “buon selvaggio” incarnato nell’eterno presente dell’immortale giovinezza, affiorano la carcassa di un camion o la carrozzeria di un automobile, residui di un’epoca del disincanto naufragati nella palude. In queste nuove foto i riferimenti culturali dell’artista sono più evidenti: Caspar David Friedrich per le rovine e il sentimento kantiano del sublime (specialmente nell’inverno, quando la natura è minacciosa e graffiante per il corpo nudo), la Hudson River School per l’esplorazione del paesaggio selvaggio americano, e i pittori di Barbizon per l’umiltà nel porsi dinanzi alle suggestioni del creato.

 

Ryan McGinley, Wet Blaze, 2013. Courtesy l’artista e Galerie Perrotin
Ryan McGinley, Wet Blaze, 2013. Courtesy l’artista e Galerie Perrotin

Le opere esposte, in grande formato, costituiscono una promenade fatta di sorprese e gioia di vivere; fotografare significa sì congelare l’attimo, ma l’hic et nunc spettacolare di McGinley mette voglia di muoversi e giocare. Ad accompagnare la mostra, un agile catalogo GAMeC Books: per la parte scritta, di cui si apprezza la sistematizzazione dell’artista e un’intervista con Cory Arcangel, lo si sfoglia in verticale come un taccuino per appunti; per le fotografie, lo si capovolge e si gode delle immagini riprodotte, senza interruzioni, come in un album fotografico. Niente male come prima pubblicazione italiana.

 

McGinley, The four seasons, Bergamo, Gamec, fino al 15 maggio

Immagine di copertina: Ryan McGinley, Jacob (Red Blueberry), 2015, courtesy l’artista e Galerie Perrotin.

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