Benedetta quella panchina: Asimmetria di Lisa Halliday

In Letteratura

Un caso letterario partito negli Stati Uniti da un gossip si impone, per contenuti e scrittura, come uno dei romanzi più interessanti dell’anno. Sì: la storia d’amore tra una giovane aspirante scrittrice ed uno scrittore famoso molto più anziano è davvero ispirata alla relazione che a vent’anni Lisa Halliday ebbe con l’allora sessantenne Philip Roth. Ma in Asimmetria c’è molta, molta letteratura – ed è tutta di peso.

Asimmetria ha fatto molto parlare di sé negli Stati Uniti fin dalla sua pubblicazione ad inizio anno, soprattutto perché la storia d’amore raccontata nella prima parte del romanzo, tra una giovane venticinquenne aspirante scrittrice ed uno scrittore famoso molto più anziano di lei, è ispirata alla vera relazione che l’autrice, Lisa Halliday (ai tempi ventenne), ha avuto con l’allora sessantenne Philip Roth. Ma la pruderie generata da tale vicenda viene presto superata da meriti letterari che fanno di Asimmetria (Feltrinelli, 2018) uno dei romanzi più interessanti di quest’anno, per contenuti e forma.

Cercare di porre lo sbilanciamento come tema centrale di una narrazione può in effetti essere, a primo impatto, un esercizio molto destabilizzante per un lettore. Nel romanzo d’esordio della quarantunenne americana Lisa Halliday, a partire dal titolo, l’asimmetria è presente a tutti i livelli: nella struttura del libro (diviso in tre parti apparentemente scollegate tra loro), nei contenuti, nelle scelte stilistiche e nei registri adottati che variano in modo netto in relazione alle singole storie che compongono il romanzo. Ma questo aspetto è solo uno dei molteplici punti di interesse di un libro che colpisce per temi trattati, eclettismo stilistico e cura nella costruzione narrativa.

Pur essendo ufficialmente un’esordiente, Lisa Halliday ha in realtà da sempre lavorato nel campo dell’editoria ricoprendo diversi ruoli (agente, editor, traduttrice e soprattutto ghostwriter) e, dopo quasi vent’anni di lavoro dietro le quinte, è diventata proprio con questo libro una delle vincitrici del Whiting Awards, nel 2017. Zadie Smith parlando di Asimmetria afferma a tal proposito:

“… lo leggerete senza mai fermarvi, se non per verificare di tanto in tanto nei risguardi che sia davvero un primo romanzo”.

Il libro si apre con l’incontro tra Alice Dodge, giovane assistente di una casa editrice che come ogni domenica legge seduta su una panchina dell’Upper West Side di New York, ed Ezra Blazer, scrittore di fama internazionale che, incuriosito dalla solitaria ragazza, le si avvicina e le siede accanto mangiando un gelato.

Lei lo riconosce immediatamente ed inizia così un lento e reciproco rituale di corteggiamento, fatto di dialoghi e gesti rarefatti che condensano una fortissima attrazione reciproca. L’intesa si fonda su una condizione sbilanciata, asimmetrica appunto, sul fascino che uno scrittore di quella caratura esercita sull’inesperta giovane scrittrice e su come viceversa la freschezza e le attenzioni di quest’ultima diventino progressivamente per lui, e per il suo corpo fragile, un’inevitabile necessità.

Questo capitolo del romanzo (“Follia”) viene scritto in terza persona, lo stile di questa prima parte è asciutto e minimale, la narrazione precisissima ed essenziale. Le emozioni non vengono quasi mai descritte in modo esplicito ma emergono da rielaborazioni lasciate al lettore sul susseguirsi degli eventi (come accade ad esempio nelle storie d’amore dei vecchi film in bianco e nero): un espediente che consente con eleganza di rendere logico un rapporto apparentemente innaturale, anche di fronte agli imbarazzi delle intimità dei rapporti sessuali tra i personaggi, e di renderlo confrontabile con qualsiasi storia d’amore che si nutra delle reciproche diversità.

Con un brusco cambio di ambientazione, solo apparentemente slegata dalla prima, la seconda parte del libro (“Pazzia”) descrive l’assurdo episodio occorso ad Amar Jaafari, un ragazzo curdo iracheno ma di nazionalità statunitense, bloccato, per cavillosi motivi burocratici, all’aeroporto di Heathrow in attesa di un volo che via Istanbul lo avrebbe portato in Iraq dalla sua famiglia. L’asimmetria, in questa parte del romanzo, si manifesta almeno su tre livelli: il primo quello legato alle circostanze che rendono Amar “ostaggio” in un aeroporto occidentale, a causa di infondati sospetti e preconcetti legati alla sua origine mediorientale; il secondo attraverso la descrizione della sua radice in Iraq e delle asimmetriche percezioni dell’altro e del diverso che il Medio Oriente ha nei confronti dell’Occidente; il terzo, quello personale, che pone il protagonista in mezzo alla dicotomia tra la sua vita occidentale e la sua differente origine e che non gli consente di sentire propria nessuna delle due realtà.

Contrariamente alla prima parte, questo secondo capitolo viene scritto in prima persona, quasi a voler enfatizzare le sensazioni di incredulità e smarrimento vissute dal protagonista; lo stile perde il suo minimalismo, la sua pulizia e diventa più mosso e turbato. Una condivisione diretta col lettore di una situazione surreale che da personale potrebbe diventare in qualsiasi momento universale.

I temi trattati in queste prime due parti del romanzo, così diversi tra loro (le relazioni tra gli uomini e le donne da una parte e l’istinto di difendere il proprio territorio dall’altra), risultano estremamente attuali e sono in realtà legati nella trama da un espediente narrativo che in questa sede non sveliamo.

Come recentemente dichiarato dalla stessa Halliday, tutto il romanzo può essere descritto come un’esplorazione tra l’irrisolta differenza che sussiste, in letteratura, tra autobiografia ed invenzione e dell’indissolubile legame che c’è tra immaginazione ed empatia. Come la prima parte del romanzo (“Follia”) non è interamente autobiografica, la seconda parte (“Pazzia”) non è del tutto fiction.

Il romanzo si conclude poi con una breve terza parte: un’intervista radiofonica alla BBC in cui ad Ezra Blazer viene chiesto di indicare gli otto brani che porterebbe con sé su un’isola deserta. In quest’ultima parte fiction e realtà assottigliano ancora di più il loro confine rendendo quasi impossibile non pensare ad Ezra Blazer come ad un alter ego di Philip Roth. Le rivelazioni relative ai suoi gusti, alla sua posizione nei confronti della religione ed al suo modo di intendere la vita, risultano inevitabilmente aderenti al profilo della personalità di Roth, anche per chi ha potuto conoscerlo ed amarlo soltanto attraverso i suoi romanzi.

L’amicizia perdurata tra Lisa Halliday e Philip Roth, anche dopo la fine della loro relazione amorosa, rende verosimile che tanto in questo romanzo, sia pur attraverso la finzione degli episodi descritti, parli dello scrittore americano recentemente scomparso e rende Asimmetria, oltre che una convincente e brillantissima prima prova, una preziosa testimonianza del più intimo pensiero di uno dei più grandi scrittori della letteratura contemporanea.

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