“La bella e le bestie”: un thriller che disturba rompendo il silenzio sulla violenza sessista

In Cinema

Diretto dall’ottima regista tunisina Kaouther Ben Hania, interpretato da Mariam Al Ferjani, premiata a Cannes, il film racconta l’aggressione subita da una ragazza da parte di alcuni agenti della polizia. E sarà quasi peggio, in senso psicologico, il calvario che dovrà sopportare dopo, tra commissariati e ospedali, cercando una giustizia quasi impossibile da ottenere. E sempre più pericolosa da reclamare

La bella e le bestie è un film drammatico diretto della regista tunisina Kaouther Ben Hania, passato con ottimi commenti all’ultimo Festival di Cannes, che racconta senza compromessi la ricerca di giustizia da parte di una donna vittima di un’aggressione sessuale ad opera di alcuni agenti della polizia, in una società corrotta e patriarcale.

La studentessa universitaria Mariam (Mariam Al Ferjani, sulla Croisette premiata con l’Arab Critics Award) si sta godendo la serata a una festa, con buone vibrazioni generate da buona musica, buona compagnia e un ragazzo, Youssef (Ghanem Zrelli), che cattura il suo sguardo. Lei si sente sempre più attratta da lui e i due escono insieme dal locale. Nella scena successiva la vediamo scappare, e le lacrime che le scendono lungo il viso corrono alla sua velocità; finché Youssef la raggiunge, cercando di consolarla. Scopriamo che corre per salvarsi la vita, dopo esser stata violentata da alcuni agenti; ma nulla di questo è visibile allo spettatore, grazie a un’ellisse che la regista utilizza per suggerire piuttosto che mostrare. Youssef porta Mariam all’ospedale, quindi alla stazione di polizia per la denuncia, ma lì la ragazza finisce per ritrovarsi, sola, davanti ai suoi carnefici. E da qui in poi le sequenze sembrano quasi quelle di un film horror, un horror psicologico che rimanda a momenti horror reali. Usando i codici del cinema di genere, il film mette così in scena l’orrore per suscitare nello spettatore reazioni di coscienza umana, mescolando il dramma sociale con la narrativa nera.

Questa straziante storia è raccontata attraverso nove piani sequenza, che certamente non sono più una novità nel cinema, specialmente nell’epoca attuale in cui anche i film d’azione (basti pensare ad Atomic Blonde) li abbracciano a scapito dei tagli rapidi: ma ogni tanto c’è un’opera, come questa, in cui hanno un vero e proprio significato. In La bella e le bestie i campi lunghi sono potenti nel dipingere l’angosciante esperienza post-traumatica e l’orribile sistema legale. La regista ci obbliga a esaminare ogni passo lungo la strada, aiutandoci a capire l’oppressione e la mancanza di empatia che le donne affrontano in un mondo conservatore.

Mariam cerca di mitigare il più possibile il suo calvario (evitando la stampa, collaborando tranquillamente e senza ambiguità con la polizia, ecc.) ma molte delle persone intorno a lei, durante questa notte infernale, in particolare gli uomini, le dimostrano ben poca simpatia. Per un’ora e mezza lei subisce così i peggiori abusi, dallo stupro al disprezzo passando per le minacce, ma riuscirà comunque a sopportare la ferocia degli “uomini di legge” senza legge. Per un’ora e mezza la camera è puntata sul suo viso e Mariam Al Ferjani diventa Mariam, ma non solo. La protagonista ha un velo intorno al viso che alla fine rimuove per metterlo sulle spalle e così il velo diventa un mantello; in un certo senso, in pochi secondi la vittima diventa un supereroe pronto a combattere per la giustizia. Drappeggiata solo dalla sua dignità, andrà a torcere il collo a una società muta.

Il titolo potrebbe evocare la famosa fiaba portata varie volte sullo schermo dalla Disney, ma per non sbagliare occorre chiarire subito che questa è una storia dura, brutalmente reale. La performance di Al Ferjani è davvero straziante: i suoi attacchi di angoscia e panico sono quasi troppo reali e la sua capacità di sostenere stati emotivi così estremi per lunghi periodi di tempo dimostra una straordinaria capacità di recitazione. La bella e le bestie è un film tanto femminista quanto intenso, incentrato sulla fragilità dei diritti delle donne, un lungometraggio che vuole risvegliare le coscienze. Ponendo lo sguardo su un tema raramente affrontato dal cinema, Ben Hania denuncia, e per fare questo usa l’arma più efficace che ha, la sua macchina da presa, riuscendo infine a rendere l’arte portavoce della giustizia. La regista tunisina dà allo spettatore una visione intensa, intransigente di una società violenta e che vuole restare impunita. Sebbene la tristezza possa renderne difficile la visione, è un film che merita di essere guardato per il suo sforzo politico: questo thriller femminista rompe il silenzio sulla violenza e le ingiustizie sessiste.

La bella e le bestie, di Kaouther Ben Hania, con Mariam Al Ferjani, Ghanem Zrelli, Noomane Hamda, Mohamed Akkari, Chedly Arfaoui, Anissa Daoud 

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