La felicità è una lotta intestina

In Letteratura

Il paesaggio intestinale di Giulia Enders dalla bocca al retto. Un percorso etico e in fraterna complicità con il cervello.

“Se un albero cade nel bosco, ma nessuno è presente nei paraggi, la sua caduta produce rumore?” Mi è venuto in mente questo classico indovinello zen finendo di leggere “L’intestino felice” di Giulia Enders, edito da Sonzogno a primavera. Com’era possibile aver ospitato per trent’anni una mastodontica multinazionale di germi, batteri e microrganismi stakanovisti senza accorgermi di nulla? Come potevo essere l’inconsapevole campo di battaglia di furiose guerre e assedi feroci il cui unico esito si descriveva nell’espletazioni di faccende quotidiane che vivevo con sufficienza e occasionale sollievo? Ma soprattutto, perché nessuno mi aveva raccontato queste cose in modo comprensibile finora?

Lavoro in ambiente editoriale e vi assicuro che è stato più facile fare outing sulla mia omosessualità che sul mio entusiasmo per questo libro. Poi piano piano, con circospezione, ho trovato altri fan tra agenti e editor, perfino tra gente che non avrebbe letto meno dei diari notturni dello psicanalista di Proust. Sono stati momenti di gioia e abbracci con la editor italiana che ha confessato “Mai avrei pensato che un libro sulla cacca sarebbe diventato un best seller”. Eppure.

Il suo successo si può spiegare con le classiche variabili di esattezza, accessibilità e tempismo. Ma non è solo il frutto di una strategia editoriale. L’autrice ha cominciato a scriverlo dopo che il suo coinquilino le ha chiesto come funzionasse la cacca. Lei, partendo dall’apparato sfinterico, ha descritto un paesaggio incredibilmente complesso.

Dopo aver letto questo libro penso più spesso e con molto più affetto al mio intestino, parlo volentieri di cacca e turche con amici e colleghi e considero con molta più ammirazione la silenziosa intelligenza di questi servitori invisibili. Ho addirittura l’ingrandimento di una salmonella come sfondo del cellulare. Senza dubbio si arriva alla fine della lettura con le stesse valide indicazioni di sempre: lavarsi le mani, mangiare frutta e verdura ben lavata, mangiare poca carne solo biologica, condire con olio extravergine d’oliva a crudo ed evitare lo stress. Ma la Enders è capace di spiegare passaggi e interrogativi che non mi rendevano così curiosa sull’igiene personale e sulla flora batterica come dai tempi di “Siamo fatti così”.

Ora posso spiegare con chiarezza, a me stessa per prima, che cosa succede dalla bocca fino al retto e sono diventata un’attenta osservatrice delle mie feci. La Enders caratterizza il viaggio del cibo dalla potente bocca, al dinamico stomaco allo scrupoloso intestino tenue fino a quel tranquillone dell’intestino crasso. Racconta i valori, l’etica dell’intestino e la sua fraterna complicità con il cervello, svela con semplicità l’alchimia della digestione e i segreti complotti del glutine o del lattosio, traccia inattese connessioni tra toxoplasmosi e pulsione di morte, depressione e intestino, sede di produzione del 95 per cento della serotonina, “ormone della felicità”, propone ipotesi sulla relazione tra batteri e dimagrimento, senza indugiare in sensazionalismo o terrorismo salutista.

Descrive tutto con precisione medica, entusiasmo infantile e compassione da monaco tibetano. Dove altro si trovano affermazioni come: “poiché il Saccharomyces boulardii non è un batterio, lo amo di meno” o “il movimento che accompagna un rutto o una scoreggia è raffinato come quello di una ballerina di danza classica”, o quando descrive la nascita di un bambino e la rapidissima formazione di una prima colonia batterica nel corpo del feto “mentre il primo batterio intestinale vede fluttuare davanti a sé il suo pro-pro-pronipote, noi ci troviamo da due ore fra le braccia dei nostri genitori”.

L’intero capitolo su probiotici, prebiotici, fermentazioni e sulla necessità di ospitare batteri per poter sopravvivere come specie è praticamente un inno alla filosofia del tao e dell’inclusione di bene e male che infatti chiude il libro: “quando vige il giusto equilibrio fra bene e male, il male può temprarci, mentre il bene si prende cura di noi, mantenendoci in buona salute”.
Se volete scoprire con esattezza le cause di questo eterno equilibrio, leggete L’intestino felice.

Giulia Enders, L’intestino felice (Sonzogno Editore, 251 pp., 16,50€)

Immagine: Intestins di Joana Coccarelli

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