Il Paradise sempre più duro di un coraggioso testimone

In Cinema

Al centro del film di David Del Degan c’è chi vede e riferisce un delitto di mafia, e viene spedito sotto protezione dalla Sicilia al Friuli. Lì la vita non è facile, lontano dall’amata moglie che sta per avere una figlia. E in paese, un giorno arriva un uomo che si chiama come lui, e viene dalla sua amata terra…

Calogero, protagonista di Paradise di Davide Del Degan (Golden Globe al miglior corto nel 2016 per Interno 9), siciliano di nascita e innamoratissimo della sua terra (e di sua moglie incinta), un giorno assiste a un fatto molto grave mentre vende le sue granite per la strada. Il giorno dopo decide di denunciare alla polizia l’accaduto. Fin qui tutto bene, se non fosse che il fatto in questione è un delitto di mafia e ora Calogero rischia la vita. Per questo motivo viene spedito a Sauris (Friuli), in un residence che dà il nome al film: Paradise. Vi dovrà rimanere finché tutto sarà finito, ma per far questo dovrà compiere sacrifici non da poco: vivere in un paesino dove non c’è altro che neve, non vedere la nascita della figlia e passare le proprie giornate con l’idea che la sua Sicilia, lui non la rivedrà mai più. Passa le sue giornate nascosto, perché così è richiesto dal Programma Protezione della Polizia, ma un giorno tutto cambia. In paese arriva un uomo, anche lui siciliano, anche lui Calogero. Cosa succederà? Il paradiso in cui vivono resterà tale o si trasformerà in un enorme Purgatorio?

Il film rende tutta la situazione relativamente divertente, ma la realtà dei fatti (almeno in Italia) è un’altra: i collaboratori di giustizia sono tanti e non si vedono, perché se un giorno venissero scoperti potrebbero incorrere in seri problemi. Alla mafia, e alla malavita italiana in generale, ovviamente non piacciono i collaboratori di giustizia, che attualmente in tutto il paese sono 1189, un numero all’apparenza piccolo se si pensa a tutti gli abitanti italiani. Vero. Però allo stesso tempo costano: 44 milioni di euro spesi dallo Stato nel secondo semestre del 2018. Come succede a Cologero nel film, lo Stato fornisce vitto, alloggio e un piccolo stipendio mensile: devono diventare invisibili, quindi come potrebbero lavorare? Se si pensa, poi, al numero di persone effettivamente protette dallo Stato (familiari dei pentiti in primis) si arriva a circa 7000 persone (numero più, numero meno).

Il film è una sorta di denuncia indiretta (o perlomeno non esplicita) di un sistema per il quale se un individuo decidere di non restare in silenzio di fronte a un crimine deve vivere nascosto, per cui tanto meglio stare “muti” e non dire nulla a nessuno, come vorrebbe la moglie di Calogero, Lucia. Perché “dire la verità” deve fare di un individuo un eroe? Perché chi dice il vero deve diventare invisibile? Come si riscatta? Ecco, Paradise è la risposta all’ultima domanda: il riscatto di Calogero (Vincenzo Nemolato), il suo nuovo inizio nella piena consapevolezza di chi è e di chi vuole diventare. E soprattutto di come vuole crescere sua figlia nata da pochi mesi.

Paradise racconta anche l’inizio di questa vita rinnovata, la conquista di una nuova identità del protagonista, il salto radicale da “molto al sud” a “fin troppo al nord”, un taglio netto con le sue tradizioni (magistrali le scene in cui è presente il cibo), il distacco totale da ciò che era prima e ciò che è adesso (il puzzle sul muro è da osservare attentamente, sembra banale ma non è messo lì a caso). Infine, è interessante notare come un film quasi tutto in dialetto siciliano e che narra una vicenda triste e difficile, sia quasi cantato, piuttosto che recitato, come a dirci che alla fine la vita va presa così com’è, come fosse una canzone. E que serà, serà.

Paradise, di Davide Del Degan, con Vincenzo Nemolato, Giovanni Calcagno, Branko Zavrsan, Selene Caramazza, Andrea Penacchi

(Visited 1 times, 1 visits today)