Storia del signor Giulio che ha fatto grande la Ricordi (e non solo)

In Musica

Giulio Ricordi, classe 1840, fu editore musicale (Verdi, Ponchielli, Puccini) , artista, compositore in proprio (scrisse un’opera La Secchia rapita). Contribuì a rendere grande Casa Ricordi ma anche a diffondere la musica nel mondo. Del poliedrico personaggio ci racconta un altro Ricordi, Claudio, “agitatore” musicale ben noto nella scena cultural-radiofonica milanese

Pronipote di Giovanni, che fondò Casa Ricordi nel 1808, e figlio di Tito, l’editore musicale, Giulio Ricordi fu uomo arguto e artista egli stesso, scrittore, giornalista, acquarellista e autore di variegate pagine musicali ben apprezzate anche da Giuseppe Verdi.

Inflessibile sostenitore di un giovane Puccini, il sciur Giulio fu figura preminente e quasi rinascimentale “con la sua quieta e salda e garbata autorità… e la sua volontà svelta e acuminata come il taglio della sua ironia…”. Queste sono alcune delle parole pubbliche pronunciate nel 1922, decennale della sua scomparsa, per inaugurare la statua dello scultore Secchi deposta in via Berchet, e che il 25 novembre prossimo sarà risistemata in quella porzione di piazza della Scala chiamata Largo Ghiringhelli, luogo pubblico e confacente nonché sotto le finestre dello studio del Giulio e davanti alle vetrine del grande negozio Ricordi edificato nel 1844, oggi Museo del Teatro e ristorante “il Marchesino”.

Ma c’è un Giulio che ho immaginato più volte in tutti questi anni, «un ometto piccolo, magrissimo, molto elegante, col pince-nez, spiritosissimo, che parlava quasi sempre milanese improvvisando poesie argute, talora scurrili» diceva Franca Origoni. Ma sempre raffinato anfitrione nelle serate musicali del venerdì (quando la Scala era chiusa) in via Bigli al 19, nel salotto di passaggio tra la “salle à manger” e il salone: lo chiamavano l’omnibus perché lungo e stretto, con due pianoforti a coda, e il dopo cena vedeva Giulio e la figlia Ginetta impegnati su di una tastiera e sull’altra la moglie Giuditta e il figlio Tito. Ma spesso anche gli ospiti, illustri o meno che fossero, prendevano posto ai pianoforti. Completavano l’arredamento due divani di velluto rosso (si diceva fornito dal tappezziere della Scala) e le tende alle finestre che venivano dalla lontana India, e che generarono un divertente equivoco: una mattina Giuditta si trovò di fronte alla porta di casa un piccolo uomo non ben vestito e tantomeno sbarbato e piuttosto trafelato, che scambiò per il tappezziere: era Cesare Pascarella, già noto poeta romano e gran camminatore, uno dei tanti – noti o meno – che volevano incontrare il buon Giulio.

Di alcuni restano i racconti fatti in famiglia, sempre attorno al tavolo da pranzo: Scialiapin che nel colore degli occhi di Giuditta vede i laghi ghiacciati della Russia centrale, la permalosa moglie di Leoncavallo, che viene scambiata dal piccolo Tommaso per un porcellino disegnato su un libro per bambini, i sussiegosi coniugi Wagner (“la Cosima cun quel nas tirà su”)…

Il Giulio editore riceveva senza sosta soprattutto in Azienda, nel suo studio, in via Omenoni, sulla cui porta stava scritto “nessuno entra senza essere annunciato”: e per i rompiscatole c’era anche un ben nascosto marchingegno, un campanello elettrico che attivava un attento segretario che faceva irruzione, rammentando al cinque volte commendatore che «era atteso dall’onorevole…»!

Ma molte ore della sua laboriosa giornata il signor Giulio le concesse spesso a Jules Burgmein. Uno pseudonimo che aveva scelto nelle due lingue più frequentate nella Milano occupata di quei tempi, e che semplicemente poteva tradursi con “Giulio della mia città”…
E così sembrava che il musicista Burgmein volesse tener nascosto al severo editore Ricordi che egli era un artista pieno di grazia e di gusto.

Ma, mi sono anche chiesto più volte, l’editore che aveva con così tanta passione amato la musica dei suoi maestri, dei suoi amici compositori e musicisti, come riusciva ad affrontare l’iniziale pagina bianca delle sue scritture musicali?… E come poteva avere una sua identità musicale uno che aveva letto (più che ascoltato) gran parte della musica scritta che circolava ai suoi tempi?!?… Qui l’immaginario si arresta dinnanzi alla multiforme qualità degli amori leggiadri e delle malinconie incipriate, dei galop e delle serenate, per finire con le battaglie per una celebre… secchia rapita.

La migliore risposta potrebbe stare nell’attento ascolto di tanta musica di Giulio Ricordi: ed ecco affiorare allora la disattenzione di coloro i quali la musica producono e fanno circolare (dal vivo o registrata), e che nemmeno nel 2012 in occasione del centenario hanno saputo o voluto programmare quella del sciur Giulio alias Burgmein.

Ora la posa della statua eppoi un concerto di sue musiche nel ridotto scaligero sabato 26 novembre gli renderanno omaggio: in attesa di una ristampa di una preziosa e storica biografia per i tipi del Saggiatore, nonché dell’esecuzione della sua opera La Secchia Rapita il 16 maggio 2017 nell’Auditorium (con l’orchestra Verdi e il coro e i solisti della Civica Abbado). Due eventi che nei prossimi mesi potranno porre ancora attenzione su un milanese che ha portato su un palcoscenico mondiale gran parte della musica italiana.

Venerdì 25 novembre (ore 11,30), largo Ghiringhelli: inaugurazione della statua di Giulio Ricordi. 

Sabato 26 novembre (ore 17,30), Ridotto dei Palchi “Arturo Toscanini” del Teatro alla Scala: incontro-concerto con musiche di Jules Burgmein, alias Giulio Ricordi.

Immagine di copertina: Antica sede della casa editrice G.Ricordi & C. nell’edificio a fianco del Teatro alla Scala di Milano

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