Gangster movies

In Cinema

Jessica Chastain è la protagonista del debutto nella regia di Aaron Sorkin, oscar come sceneggiatore per “The Social Network”. Ispirato a un personaggio reale, una sciatrice vicina a vincere l’Olimpiade che poi diventò regina del gioco d’azzardo, muovendosi a suo agio tra lo star-system e la malavita, è soprattutto il ritratto di una donna che vuole per sé un solo ruolo nella vita, quello della campionessa

Gangster movie 1/Molly Bloom, ascesa e declino della “principessa del poker”

Jessica Chastain, due nomination all’Oscar per The Help e Zero Dark Dirty, dopo la performance in Miss Sloane – Giochi di Potere nel 2016, torna in Molly’s Game di Aaron Sorkin, acclamato sceneggiatore hollywoodiano premio Oscar per The Social Network, che qui debutta nella regia. Impersona di nuovo una donna affascinante, forte e tenace, ma in questa pellicola, ispirata al romanzo autobiografico che racconta la sorprendente vita di Molly Bloom, sciatrice e mancata promessa olimpica, ascesa poi a principessa del poker illegale, non lotta contro il sistema delle lobby ma al contrario detta le regole del gioco d’azzardo nel mondo del lusso più sfrenato e degli eccessi dello star-system americano, accanto a uomini facoltosi, ricchi e potenti, e finendo alla fine per avere a che fare con pericolose e violente organizzazioni criminali.

Molly Bloom è una persona indipendente, con un’intelligenza notevole e una spiccata astuzia, una calcolatrice metodica ma anche ironica, in fondo coerente e onesta con i suoi clienti. È una donna che scruta e analizza attentamente gli uomini seduti al suo tavolo e da cui impara velocemente il gioco del poker, che per lei non avrà più segreti. E tutti gli uomini che affollano quelle partite clandestine diventeranno in realtà pedine sotto il suo controllo: ognuno di loro è un tassello all’interno del suo piano, in cui tutto deve andare secondo uno schema progettato meticolosamente e con chirurgica precisione. Nel suo disegno non è ammesso alcun errore o sbavatura. Ma benché sia molto attenta a non inciampare in passi falsi, perderà alla fine anche lei le redini e si ritroverà a violare la legge, iniziando un gioco sul filo del rasoio, in bilico fra legalità e illegalità, a contatto con il pericoloso mondo della droga e della violenza. Dovrà affrontare complicate questioni giudiziarie con l’aiuto del suo avvocato difensore Charlie Jeffrey (Idris Elba), l’unico uomo che rispetta e che riesce a tenerle testa.

In questo film il poker non è però soltanto gioco d’azzardo, diventa presto una metafora dell’esistenza: e come nella vita, per vincere a Molly non basteranno solo la tecnica e l’astuzia, perché in fondo tutto si riduce al fato, al caso imprevedibile, alla fortuna. Anche la fine della sua carriera sportiva è stata determinata da qualcosa di fatale, improvviso: è bastato un istante e tutto è cambiato, la sua esistenza non è stata più la stessa.

Molly/Jessica è una macchina da guerra che ha imparato tutte le mosse, i trucchi e i segreti del gioco d’azzardo, una figura che si muove con disinvoltura in quell’universo di eccessi e sfarzo. Ma anche lei non è solo questo, perché diventerà l’artefice di una partita molto più grande, in cui la posta in gioco, l’obiettivo finale, non si misura con il denaro. È qualcosa di più importante, personale, un punto profondo dentro di sé legato al rapporto complesso con il padre (Kevin Costner). In fondo lei non cerca la fama, la ricchezza, desidera che tutti giochino al suo gioco per avere il controllo su ogni cosa, superare chiunque, essere la migliore. Ma quello che raggiunge non le basta mai: la verità è che non accetta di arrivare seconda, lei vuol essere la campionessa.

Molly’s game, di Aaron Sorkin, con Jessica Chastain, Idris Elba, Kevin Costner, Michael Cera, Jeremy Strong, Bill Camp, Chris O’Dowd, Samantha Isler, Brian d’Arcy James, Madison McKinley, Natalie Krill, Joe Keery, J.C. MacKenzie, Graham Greene

Sabrina Pusterla

 

Gangster movie 2 / Loving Pablo, hating Escobar: fallisce la coppia Bardem/Cruz

Negli ultimi anni si è sempre più dibattuto sulla crescente qualità delle serie televisive, specialmente quelle di Netflix, a discapito dei film che escono in sala. Questa teoria trova una parziale conferma grazie al film Escobar – Il fascino del male, diretto dal regista spagnolo Fernando Leòn de Aranoa, che, a differenza della celebre serie Narcos, offre una rappresentazione deludente di uno dei più famosi criminali della storia: Pablo Escobar. Affiancando al re della droga, interpretato qui da Javier Bardem, Virginia Vallejo (Penelope Cruz), celebre giornalista colombiana che lo conosce durante una festa e ne diventa l’amante. E quando lui darà inizio a una vera e propria guerra di gangster nel suo paese, Virginia si ritroverà sempre più in pericolo, tanto da dover successivamente collaborare con l’agente della DEA Shepard (Peter Sarsgaard).

Il film vede così lo sviluppo parallelo di due storie diverse, che si incrociano in più punti: una è quella di Escobar, dalla breve carriera in politica fino alla guerra contro il governo e la DEA, cui seguiranno prima l’auto-internamento in un finto carcere, poi la fuga e infine la morte per mano dei militari. Dall’altro la storia di Virginia, innamorata di quest’uomo ma forse soprattutto del suo successo, che all’inizio sembra non voler vedere il vero volto del suo amante, ma in seguito si ritroverà costretta a lasciare il suo paese per gli Stati Uniti.

Non è la prima volta che il personaggio viene rappresentato sullo schermo: dal 1993 ad oggi, questo è infatti il quarto film in cui compare il capo del Cartello di Medellin, e anche la sua love-story con la Vallejo è già stata al centro di una telenovela colombiana, Escobar: El Patron del Mal. Ma il film di Aranoa, tratto dall’autobiografia della Vallejo, non rende giustizia a una vicenda tanto avvincente. Pablo versione Bardem sembra una macchietta in confronto al malvagio criminale interpretato da Wagner Moura in Narcos, e non perché sia un cattivo attore: nonostante un notevole ingrassamento per interpretare la parte, il suo personaggio riesce molto raramente a inquietare lo spettatore. E anche quando pronuncia le classiche parole “hijo de puta malparido!” sembra un micetto che si deve confrontare con una tigre; siamo molto lontani dalla grinta e dalla spietatezza del vero Escobar. Bardem perde non solo contro Moura, ma anche contro lo spietato killer che lui stesso aveva interpretato in Non è un paese per vecchi (2007) dei Fratelli Coen vincendo l’Oscar. Un po’ meglio riesce a fare la Cruz, che nella realtà è sposata con Bardem, riuscendo a simulare gli stati d’animo più disparati: la felicità iniziale, la disperazione nel momento del pericolom infine la rassegnazione.

Ancor peggio stanno le cose sui fronti di regia e sceneggiatura: seguendo la voce narrante della Cruz, Aranoa realizza una sintesi troppo superficiale della materia drammatica a disposizione, rendendo monotone anche scene che avevano tutto il potenziale per tenere lo spettatore con il fiato sospeso. E allo stesso modo in cui Virginia diceva di “amare Pablo, ma odiare Escobar”, molti usciranno dalla sala pensando “amo la serie, ma odio il film.”

Escobar – Il fascino del male di Fernando Léon de Aranoa, con Javier Bardem, Penélope Cruz, Julieth Restrepo, Peter Sarsgaard, David Valencia, David Ojalvo, Jaovany Alvarez 

Nathan Greppi

 

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