Piacersi è difficile ma non impossibile, parola di Craig Richards

In Musica

Secondo appuntamento con la rassegna di sperimentazione e cultura musicale a cura del dj e artista britannico: jazz, elettronica e musica etnica in Fondazione Prada

Possono convivere in una stessa serata il jazz del Corno d’Africa, lo stile minimal di un’artista giapponese e due dj che amano spingersi ben oltre i confini della dance tradizionale? La risposta è sì, a patto che ci sia un elemento di spessore assoluto a fare da direttore artistico.

Il contesto è la rassegna musicale I Want To Like You But I Find It Difficult. La location è quella suggestiva della Fondazione Prada. La data è venerdì 8 giugno. E il regista di questa grande serata di musica e di sperimentazione è Craig Richards.

Il dj britannico classe ’66, infatti, torna a Milano per fare da anfitrione nel secondo appuntamento del ciclo da lui ideato all’interno di uno dei posti più cool di Milano. Dopo il debutto dell’aprile scorso, in occasione del Salone del Mobile, in compagnia di Ricardo Villalobos, Richards questa volta porta in Fondazione Prada quattro ospiti di particolare estrazione culturale e musicale, per dimostrare che la cultura può e deve essere un linguaggio universale, anche quando ad incontrarsi sono persone con background profondamente distanti.

Si parte con Mulatu Astatke, massimo esponente della cultura musicale etiope: nato nel ’43 in Etiopia, a Jimma, e trasferitosi prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, Mulatu ha sviluppato uno stile musicale particolarissimo. Ethio-jazz, è questo il termine utilizzato per definire il suo genere musicale: un jazz di impronta anglosassone carico di influenze africane, ma anche latine. Mulatu, che guida una band di 9 elementi, si destreggia  tra percussioni tradizionali africane, vibrafoni, congas e organo, creando una musica di respiro  internazionale.

A seguire, sarà il turno di un’altra artista esotica dal talento smisurato. Ci spostiamo nell’estremo oriente, terra natia di Midori Takada: l’idea di partenza è molto simile a quella di Mulatu, un jazz ricco di influenze etniche. Qui ad essere diversa è l’interpretazione: Midori è sola sul palco, e produce giochi di percussioni dal sapore minimal, carichi di atmosfere suggestive ed elusive al tempo stesso.

Dopo le performance di questi due grandissimi musicisti, ecco che arriva il momento del dj set, che si protrarrà fino a mezzanotte. Gli ospiti di Craig Richards in console saranno Nicolas Lutz e e/tape: due progetti diversi, uniti dalla volontà di sperimentare e di cercare nuove vie ai confini della dance floor culture.

Una serata di esplorazione musicale, insomma, in cui avvicinarsi a nuove culture e assistere a linguaggi espressivi diversi che dialogano tra loro attraverso territori molto particolari e scenari intriganti. Del resto, lo stesso Craig Richards, nel presentare la rassegna, parla del linguaggio come di qualcosa di scomodo, stimolante e provocatorio: proposte artistiche radicalmente diverse, che parlano tra loro pur consapevoli delle proprie radici, uniche e forse difficilmente avvicinabili. Eppure, sul palco, le distanze si annullano e anche due lingue lontane possono trovare un vocabolario comune.

Del resto, come dice il nome della rassegna, piacersi è difficile. Ma più che piacersi, qui conta il desiderio di piacersi. Una sottile differenza ontologica, da cui però passa tutta l’anima della serata: se c’è la volontà di trovare un punto d’incontro e un linguaggio comune, allora questo linguaggio deve esistere.

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