Canicola, Baru in noir

In Letteratura

Il fumettista francese torna con un nuovo graphic novel: un crudelissimo noir ambientato tra arroventati campi di grano

È una giornata torrida nella campagna francese. Braccato dalla polizia e da altri gangster, il malvivente americano Jimmy Cobb si rifugia nei pressi di una fattoria: ma presto si renderà conto che gli abitanti della piccola comunità rurale sono ben più spietati, belluini e violenti di lui. Questo crudelissimo noir tra i campi di grano è l’ultimo lavoro di Baru (Hervé Barulea), uno dei più interessanti fumettisti francesi, conosciuto in Italia soprattutto per il road movie a fumetti Autoroute du soleil e per il graphic novel Gli anni dello Sputnick, una sorta di I ragazzi della via Pal ambientato durante la Guerra fredda, tra conflitti politici e generazionali.

Quest’ultima opera, La Canicola, trae invece spunto dall’omonimo romanzo di Jean Vautrin, scrittore francese tra i preferiti di Baru perché – spiega il fumettista – «a partire da microcosmi di provincia sa raccontare in modo complice personaggi terribili eppure umani». E i protagonisti di questa vicenda, in effetti, sono terribili dal primo all’ultimo: il violento capoclan Horace e il fratello alcolizzato; la moglie repressa e rancorosa; la grottesca ninfomane Ségolene e, naturalmente, il piccolo Joachim, cresciuto nella violenza e con il mito della malavita: un personaggio spietato che ribalta la consueta rappresentazione dell’infanzia come età della purezza.

Nell’economia della vicenda il malvivente Cobb funge come una sorta di detonatore che fa deflagrare la violenza latente del piccolo borgo rurale: è l’elemento esterno che penetra come un corpo estraneo all’interno della comunità, scompigliandone gli equilibri e portando a galla il sommerso; un sommerso avido, abietto e brutale.

Nonostante l’ambientazione che evoca gli spazi aperti della campagna, il fumetto di Baru – come il romanzo di Vautrin – è concepito, nella storia come nei tagli delle vignette, per non concedere via di scampo e rendere inesorabile il destino del protagonista. Ad amplificare l’atmosfera asfissiante concorre proprio la canicola, quel caldo appiccicoso e insalubre che nelle tavole diurne si traduce nel giallo accecante del grano e del sole, ma che è reso magistralmente anche al buio, come una patina umida e afosa spalmata sui volti deformati dei protagonisti.

Il risultato è un efficace, piccolo apologo sulla crudeltà umana, in perfetta sintonia tra storia e immagini, che dialoga in modo proficuo sia con la letteratura noir sia col cinema, come si può cogliere nelle tavole finali: un po’ Charlie Chaplin e un po’ fratelli Coen.

Baru (da un romanzo di Jean Vautrin), La Canicola (Coconino Press, pp. 112, 17 euro)

 

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