Mastandrea nel deserto del Nevada: che bell’esempio di cinema alieno

In Cinema

Sette anni dopo il debutto con “Into Paradiso” Paola Randi dirige “Tito e gli alieni”, un’originale, divertente, toccante commedia fantascientifica che fa riflettere sul senso della vita e della morte, sul dolore della perdita e la gioia di nuovi legami. Lo stile è accattivante e insolito, come l’uso della profondità degli spazi e della forza dei colori, l’ottimo cast mescola nomi noti e bravi esordienti

Visivamente accattivante per la profondità dei grandi spazi, l’uso di inquadrature insolite e la saturazione dei colori, il nuovo film di Paola Randi Tito e gli alieni è una commedia divertente con un pizzico di fantascienza, che parla di grandi sistemi e di piccoli uomini, del mistero che avvolge l’Universo e insieme della paura e del dolore della perdita di persone care.

Tutto comincia su un divano in mezzo al deserto del Nevada, in quella vasta zona arida e desolata chiamata Area 51, posto misterioso e curioso dove si dice ci siano gli alieni. Il Professore, Valerio Mastandrea, è uno scienziato che vive in una casa mobile situata nelle vicinanze di quella famosa area. Da sei anni è alle dipendenze del governo americano per lavorare ad un progetto top secret, ma la morte della moglie lo ha bloccato emotivamente e fisicamente. Il peso insostenibile di questa grave perdita non gli consente di ritrovare né se stesso, né quella forza incisiva e quella grinta necessaria per continuare a credere nella ricerca e nel suo lavoro.

Imbronciato e disilluso, avvolto solo e unicamente dalla buffa tuta bianca da lavoro, il Professore trascorre le sue giornate su un divano ad ascoltare il suono dello Spazio in cerca di voci “amiche”, in realtà con la costante speranza di captare un messaggio della moglie: i suoi unici interlocutori sono la sua assistente, Stella (Clémence Poésy), e L.I.N.D.A., uno speciale robot da laboratorio. Come lo spazio che lo circonda, anche la sua vita appare arida e priva di senso, finché una mattina riceve un pacco dall’Italia. È il fratello Fidel, (Gianfelice Imparato), che gli invia un messaggio, una comunicazione molto speciale.

Senza alcun preavviso e inaspettatamente, il Professore riceve un nuovo incarico: Fidel, ormai scomparso, gli affida i suoi due figli rimasti orfani, Anita, 16 anni (Chiara Stella Riccio) e Tito, 7 anni (Luca Esposito). I due “scugnizzi” arriveranno da Napoli convinti di stabilirsi a Las Vegas, la terra dei vips, e invece si ritrovano in quel profondo nulla che circonda lo zio, isolati e sperduti in una terra deserta e rocciosa che sembra la Luna. Perseguitati dal dolore e dal destino, Anita e Tito interrogano lo zio sul senso della vita e della morte e giorno dopo giorno scoprono che dietro quell’uomo burbero e introverso, in verità c’è un cuore buono e generoso.

Tito e gli alieni, opera seconda della 47enne Randi che esce sette anni dopo il suo debutto con Into Paradiso, è un film di fantascienza che pur parlando di alieni e fenomeni soprannaturali mostra quanto l’essere umano sia spaventato e impaurito dalla morte e dalla perdita degli affetti più cari: il film racconta di separazioni ma anche di nuovi legami, sentimenti forti che danno voce ad una vita che cambia. E lo scenario fantascientifico dell’Area 51 assume sin dall’incipit tratti favolistici e surreali: le inquadrature capovolte e i colori “eccessivi” delle scene iniziali delineano un universo parallelo attraente, per nulla ostile o pericoloso.

Le capacità interpretative dei protagonisti li rende credibili e autentici, anche grazie alla meticolosa messa in scena della regista milanese, che valorizza le qualità di ogni singolo e lo fa risultare efficace, coinvolgente. Sulla scena un inedito e curioso Valerio Mastandrea in versione bilingue, affiancato dai due attori giovanissimi e molto bravi, Chiara Stella Riccio e Luca Esposito, per la prima volta sul grande schermo. Tutti insieme concorrono a questa originale, divertente, commovente, commedia fantascientifica che racconta la storia di una famiglia un po’ bizzarra e la forza dei legami profondi, quegli affetti così intensi che continuano a vivere anche lontano dagli occhi, fra le dune roventi e oltre le galassie. Prima della fine del racconto, quindi ancora non è chiuso il varco tra i due mondi, il contatto coi cari defunti avviene davvero: e i protagonisti  ritrovano i parenti scomparsi per un istante, tanto breve quanto intenso. Non si sentono voci, rumori, o suoni e le immagini sono ovattate in un silenzio quasi onirico, il che rende la visione ancora più irreale e commovente.

Presentato all’ultimo Torino Film Festival e premiato al BIF&ST 2018 per la regia e l’attore protagonista, Tito e gli alieni è un film sorprendente, che fa sorridere e riflettere, dimostrando con coraggio e ambizione che un cinema italiano diverso e “alieno” è possibile.

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