Tra passioni e morte i segreti di Napoli visti da Ozpetek

In Cinema

Una brava Giovanna Mezzogiorno indaga sull’assassinio di un giovane sommozzatore con cui ha avuto una notte d’amore. Si trova così a scandagliare le zone oscure di una città in cui il confine tra realtà e menzogna sembra sempre più sottile. Tra femminielli e spettacolo nello spettacolo, un film con tanti nomi di spicco, da Isabella Ferrari a Alessandro Borghi, da Peppe Barra a Lina Sastri

Dopo un flop, può essere difficile portare, nello stesso anno, un altro film nelle sale: eppure, questo è ciò che ha fatto il regista Ferzan Ozpetek con Napoli Velata, a soli otto mesi dallo sfortunato Rosso IstanbulAdriana (Giovanna Mezzogiorno) è un medico legale di Napoli che durante una festa conosce Andrea (Alessandro Borghi), un giovane sommozzatore col quale passa una notte di sesso. I due promettono di rivedersi il giorno dopo, ma ciò avverrà in un modo ben più macabro di come lo immaginavano: durante l’autopsia di un cadavere, infatti, Adriana riconosce il corpo di Andrea, brutalmente assassinato. E da quel momento si ritroverà coinvolta in un’indagine dove il confine tra realtà e menzogna si farà sempre più sottile.

Come in molti dei suoi film, anche qui Ozpetek si rifa in parte a tematiche gay, solo che questa volta le tratta attraverso un elemento tipico del folklore napoletano: lo spettacolo della “figliata”, un parto maschile interpretato dai “femminielli”, figure omosessuali molto benvolute nella cultura cittadina, in quanto ritenuti portatori di fortuna. Lo spettacolo, che appare nella prima scena del film, finisce con un telo semi-trasparente steso tra gli attori e il pubblico, simbolo di una città che, come si dice nel film, “i suoi segreti non li svela a nessuno”. E infatti quando Adriana, con l’aiuto del fidato zio Pasquale (Peppe Barra) cerca informazioni per capire di più dell’omicidio, trova molte porte chiuse.

Lo stesso suo personaggio è alquanto enigmatico: fredda e misurata in pubblico, passionale e con uno sfrenato desiderio fisico nel privato. Una delle possibili ragioni sta nel fatto che nel cuore conserva un doloroso segreto legato alla sua infanzia, e questo fa sì che lei da un lato senta il costante bisogno di sentirsi amata, ma dall’altro faccia di tutto per non accettare una realtà destinata a farla soffrire. In questo ruolo Giovanna Mezzogiorno, protagonista per la seconda volta di un film di Ozpetek (dopo La finestra di fronte del 2003), conferma di essere un’ottima attrice, oltre che una bella donna. Lo stesso si può dire per Alessandro Borghi, che a soli due anni dalle sue interpretazioni in Non essere cattivo e Suburra dimostra di poter avere un grande avvenire, perché riesce senza problemi a esprimere una relativa calma a poco dopo a manifestare paure e angosce al limite della paranoia, tanto che l’inquietudine che Adriana prova standogli vicino si trasmette agli spettatori.

E un altro che si guadagnerà la simpatia degli spettatori è di certo Peppe Barra, volto noto, da parecchi anni, della musica popolare partenopea. Un fatto curioso è che, sebbene molti degli attori della pellicola siano di origini napoletane (Lina Sastri, Luisa Ranieri, Angela Pagano), quelli che vediamo nei ruoli principali sono nati altrove da genitori emigrati: la Mezzogiorno e Barra a Roma, e Anna Bonaiuto, che interpreta la zia Adele, in Friuli.

Giunto al dodicesimo lungometraggio, a vent’anni esatti dall’uscita del suo primo film, Il bagno turco, Ferzan Ozpetek – che è nato a Istanbul – ci invita a scoprire una città dove convivono gioia e paura, bellezza e orrore, verità e menzogna, ma senza contorni ben definiti. Il tutto usando un’ottima fotografia e inserendo pochi brani musicali, solo nei momenti più importanti: tra questi c’è anche un’interpretazione, in lingua napoletana, del brano storico (1953) Vasame, affidato ad Arisa.

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