L’Amarcord di Napoli tra football, cinema e tragedia: è il miglior Sorrentino

In Cinema

Presente e passato, gioie e dolori, ricordi, sogni e ambizioni: “È stata la mano di Dio” è il più riuscito film del regista napoletano di “La grande bellezza”, il primo che attinge direttamente alla sua storia, all’infanzia sconvolta dalla fine del genitori e allietata dallo scudetto del Napoli di Maradona. Tra vita e morte, con un cast meraviglioso (Servillo, Saponangelo, Ranieri) e il giovane protagonista Filippo Scotti che tiene testa a tutti. Nel segno dell’immaginazione, antidoto alle delusioni del mondo

1986. Il Napoli di Diego Armando Maradona vince lo scudetto, per la prima volta nella sua storia. Per il giovanissimo Paolo Sorrentino, sedici anni all’epoca, potrebbe essere uno dei ricordi più belli di sempre. Purtroppo, quel momento di felicità rimarrà per sempre incatenato al ricordo della tragedia che si è abbattuta sulla sua famiglia: la morte improvvisa dei genitori per un banale incidente domestico, una stufetta difettosa che li ha uccisi nel sonno sprigionando monossido di carbonio. È accaduto nella casa di campagna, a Roccaraso, e anche il futuro premio Oscar avrebbe dovuto esserci, quella fatale notte. Ma il destino, il caso, o forse la mano di Dio hanno voluto altrimenti.

Per la prima volta nella sua carriera Sorrentino attinge per È stata la mano di Dio direttamente alla propria storia, intrecciando presente e passato, gioie e dolori, ricordi, sogni e ambizioni. Si mette in scena mettendosi a nudo, e offrendo al giovane e bravissimo Filippo Scotti il ruolo di sé stesso ragazzo: un adolescente incerto e ombroso, che vorrebbe fare cinema e diventare grande, conquistarsi un posto nel mondo, ma non sa bene dove dirigere i propri passi. E intanto si lascia vivere, studia e aspetta, guarda con sorridente condiscendenza i battibecchi amorosi tra mamma e papà (Teresa Saponangelo e Toni Servillo, meravigliosi e istrionici giocolieri), concupisce il corpo provocante della zia Patrizia, tanto sensuale e un poco pazza (una Luisa Ranieri che lascia senza parole, con la sua nudità abbagliante e sfrontata), si lascia coinvolgere nelle spavalde avventure di un contrabbandiere, senza smettere di farsi cullare dentro un teatrino famigliare protettivo e sorridente. Fino alla tragedia, come una cesura, una morte che inevitabilmente si fa nuovo inizio.

È struggente la lettera d’amore che Sorrentino scrive alla sua città, Napoli, rievocando i gol di Maradona e la febbre dell’entusiasmo che percorre la città, lo scintillio miracoloso del mare e i fuochi d’artificio che tutto illuminano ma niente riescono davvero a portare in salvo. Perché alla fine il mondo è deludente, la vita non è mai quello che ti aspetti, e allora rimane un unico vero antidoto: l’immaginazione. E il cinema, che di quell’immaginazione è figlio prediletto, lucente e felice. Un racconto intimo e luminoso, commovente e pirotecnico, dove la storia individuale si intreccia con la storia di una città, dando vita a una sorta di Amarcord al tempo stesso artistico e sentimentale.

I virtuosismi registici di Sorrentino trovano posto soprattutto nella prima parte del film, premiato dalla Giuria all’ultima Mostra di Venezia e candidato per l’Italia come miglior film all’Oscar 2022, che almeno nell’onirico piano sequenza iniziale strappano applausi a scena aperta. Ma ciò che davvero conquista è la dolcezza dello sguardo, la passione inesausta nell’intrecciare realtà e fantasia, ricordi e sogni. Come in C’era una volta in America di Sergio Leone, la cui versione in videocassetta aspetta paziente il suo turno di visione, intanto che la vita scorre e commedia e tragedia si alternano, dandosi la mano e trascinandoci avanti, dentro l’azzurro del mare e la meravigliosa ruota dell’illusione.

Forse il film più bello di Sorrentino, sicuramente quello più personale, fluido, sorprendente, capace di coniugare intensità emotiva, coraggio e rigore, tenendosi lontano dalla retorica pur costeggiando il melodramma, e lasciandosi andare senza perdere mai il controllo.

È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, con Filippo Scotti, Luisa Ranieri, Teresa Saponangelo, Toni Servillo, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi

                                                                                                                               

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