Un’immersione nell’architettura: Architecture as Art

In Arte

Scalare blocchi di carta da riciclo e giocare con pareti traslucide ed elastiche. All’Hangar Bicocca ci si può immergere in quattordici installazioni architettoniche da attraversare e esperire con tutti i sensi. E attraverso le installazioni si riflette sul nuovo paradigma ecologico o sulla necessità di spazi pubblici partecipati. Di fondo, una questione: Architecture as Art o architettura come risposta tangibile a problemi concreti?

Gli spazi dell’Hangar Bicocca ospitano, fino al 12 settembre 2016, la mostra Architecure as Art, in occasione dell’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano; ideata da Pierluigi Nicolin, la mostra è incentrata sulla duplice natura dell’architettura, concepibile sia come fatto artistico che come risposta tangibile a quesiti attuali. Diversi protagonisti del panorama architettonico contemporaneo sono stati chiamati a confrontarsi con tematiche concrete, a cui rispondere attraverso la reinterpretazione di alcuni elementi chiave dell’architettura come il muro, il portico o il tetto. Temi attuali quali il nuovo paradigma ecologico, il riuso di strutture obsolete o la necessità di spazi pubblici partecipati diventano così il punto di partenza di una riflessione che coinvolge attivamente il visitatore, invitato a esplorare le quattordici opere esposte.

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L’installazione di Rural Studio

La mostra stimola a confrontarsi con le installazioni: la felice interazione tra questi campioni di architettura e la struttura che li accoglie permette di scandire il percorso di visita. Le installazioni si snodano in uno spazio solo apparentemente indifferenziato, come a formare una sorta di enciclopedia aperta, liberamente percorribile e priva di gerarchie. L’allestimento non detta pertanto un percorso preciso: al visitatore è lasciata la possibilità di avventurarsi tra le opere esposte, e perfino di toccarle e attraversarle.

L’approccio diretto, quasi tattile, nei confronti delle installazioni esposte agevola la scoperta del valore artistico del manufatto architettonico in chiave ludica o persino straniante: materiali e tecniche tradizionali sono infatti affiancate a metodologie costruttive inedite e innovative, innescando una sorta di cortocircuito tra tradizioni architettoniche consolidate e moderne tecnologie. Il confronto si rivela estremamente efficace: il portico di pietra disposto all’ingresso della mostra, realizzato da Studio Mumbai con tecniche e materiali propri della tradizione indiana, è affiancato da un enigmatico percorso rialzato, opera di El Equipo de Mazzanti, che il visitatore può attraversare interagendo a suo piacimento con la membrana traslucida ed elastica che lo riveste. Analogamente la solida presenza del muro di mattoni abitabile di Amateur Architecture Studio e del padiglione composito di Rural Urban Framework dialogano felicemente con la foresta di tubi metallici di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, un vero e proprio dispositivo di attraversamento permeabile ed instabile, in grado di produrre suoni imprevisti al passaggio del visitatore.

Maria Giuseppina Grassi Cannizzo
L’installazione di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo

La scelta di rinunciare ad un’interfaccia espositiva più tradizionale, basata su modelli, disegni e foto, a favore di installazioni percorribili e modificabili, permette un’interazione inedita rispetto al manufatto architettonico. Il linguaggio immediato dell’installazione non risponde solo ad una necessità estetica: esso infatti funge da espediente per trattare tematiche attuali, legate ad esempio all’ecologia o alla necessità di spazi pubblici partecipati e inclusivi. In questo senso l’installazione di Rural Studio, una quinta di gradinate composta da blocchi di carta da riciclo, disposte attorno ad un vuoto centrale, funge da spazio di incontro e di dibattito, che il visitatore può percorrere e perfino scalare;  allo stesso tempo la scelta di Studio Albori, realizzare un padiglione riutilizzando casse da imballaggio, sottolinea la necessità di dialogare con materiali preesistenti.

La mostra Architecture as Art, proprio grazie al suo approccio immediato e interattivo, risulta estremamente stimolante: il suo efficace allestimento, qui illustrato solo attraverso alcune delle opere esposte, permette infatti un confronto inedito rispetto a tematiche proprie dell’architettura, e il valore estetico funge da medium di comunicazione immediatamente comprensibile e fruibile anche a curiosi neofiti.

 

Architecture as Art, a cura di Nina Bassoli
, ideazione e direzione di Pierluigi Nicolin, Hangar Bicocca, fino al 19 settembre
.

Immagine di copertina: l’installazione di El Equipo de Mazzanti alla mostra Architecture as Art.

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