Alla terza prova da regista Laura Bispuri si misura con un ambizioso racconto corale che si compone di tanti frammenti, di personaggi sfumati, misurati, e di dettagli eleganti. Un ritratto di famiglia con tante generazioni, da Dominique Sanda a Alba Rohrwacher, da Maya Sansa a Fabrizio Ferracane, da Maddalena Crippa a Carolina Michelangeli. Tutti riuniti per un compleanno, dovranno affrontare la presenza di un “intruso”, un pennuto che allude a un possibile cambiamento. Ma ci sarà davvero?
In una casa a due passi dal mare, in una giornata invernale, una famiglia si riunisce per festeggiare un compleanno. La festeggiata è Nena (Dominique Sanda) e intorno alla sua figura elegante e gelida si dispongono man mano tutti gli invitati, in un clima che dovrebbe essere di affettuosa allegria e invece quasi subito mostra segni di tensione, indizi di disagio. Facciamo così la conoscenza di Umberto, da 50 anni marito di Nena (Carlo Cerciello), dei figli Vito (Leonardo Lidi) e Caterina (Maya Sansa), della cugina Isabella (Yile Vianello), della nuora Adelina (Alba Rohrwacher), della nipotina Alma (Carolina Michelangeli) e dell’ex genero Manfredi (Fabrizio Ferracane), in compagnia di una nuova e paziente fidanzata (Tihana Lazovic). Il ritratto di famiglia in un interno viene completato dalla laconica presenza della domestica Lucia (Maddalena Crippa), insieme alla figlia Grazia (Ludovica Alvazzi Del Frate).
Una famiglia media, non particolarmente numerosa e nemmeno rumorosa, quella di Il paradiso del pavone di Laura Bispuri. Niente sentimenti gridati, su un palcoscenico dove i ruoli sono da tempo definiti, i gesti misurati, i dialoghi educati. E ci si aspetta che questa giornata di festa non riservi sorprese di sorta. Ma la piccola Alma ha voluto portare ad ogni costo il pavone Paco, che normalmente vive nel giardino della loro villetta, e che qui si ritrova invece in un appartamento ingombro di cose e di persone, e davanti a un quadro che ritrae una colomba, come se fosse un appuntamento col destino. Anche Paco naturalmente ha il suo ruolo, anche se non lo sa, e finisce col rappresentare il perturbante: ciò che ci è estraneo e al tempo stesso fin troppo familiare, ciò che viene a galla e (forse) doveva restare segreto, ciò che costringe allo svelamento e così allude a un inevitabile cambiamento. Dopo, niente potrà più essere come prima. Per qualcuno sarà complicato, per qualcun altro un sollievo, perché comporterà finalmente il fiorire di un’autenticità che disseta, infonde nuova energia, ammaestra e illumina. Una rivelazione, insomma.
Ma non aspettatevi veri colpi di scena: è il quotidiano che si trasforma e d’improvviso sprigiona scintille di senso (e talora di disincantato non senso). Dopo Vergine giurata e Figlia mia, Laura Bispuri è tornata dietro la macchina da presa con un ambizioso soggetto in bilico fra interno ed esterno, fra l’intimità di ogni singolo personaggio e lo sguardo d’insieme che insegue la coralità di un senso condiviso, anche solo per frammenti. Una scommessa ardua, affidata a una serie di quadri ricchi di dettagli e formalmente ineccepibili, eppure alla fine raggelati, irrisolti, come irrisolta è tanto spesso la vita. Questo, di per sé non sarebbe un difetto, se non fosse che il film (non certo privo di fascino e interesse), nel procedere verso il finale, si ritrova a percorrere lo stesso cammino del pavone Paco. E così, dopo una lunga rincorsa, non riesce a spiccare il volo.
Il paradiso del pavone di Laura Bispuri, con Dominique Sanda, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Carlo
Cerciello, Fabrizio Ferracane, Leonardo Lidi, Tihana Lazovic, Yile Vianello, Ludovica
Alvazzi Del Frate, Carolina Michelangeli, Maddalena Crippa