Stagioni 2/ Divertimento Ensemble e il gusto della scoperta

In Musica

Coltivare le differenze, cercare le novità, allungando un ponte tra la musica contemporanea e le nuove sonorità. Questa la scommessa che l’instancabile Sandro Gorli propone nella continuazione in presenza della rassegna Rondò 2021. Dove? Nella nuova sala Donatoni alla Fabbrica del Vapore

Su il sipario, si torna in presenza. Dopo tanti concerti in web Tv, Divertimento Ensemble con la sua consolidata rassegna Rondò torna in sala con un programma ricco di novità legate alla musica d’oggi. Perché, tra le tante particolarità di questa ormai imprescindibile realtà milanese, una è proprio quella di integrare sempre di più la musica contemporanea, diciamo così storicizzata, con la presentazione di giovani e giovanissimi compositori (ed esecutori) non di rado pressoché sconosciuti al grande pubblico. Ma prima di prendere in esame i nuovi appuntamenti della stagione 2021 non possiamo non segnalare  una novità che le racchiude idealmente tutte. Divertimento Ensemble, sempre all’interno del complesso della Fabbrica del Vapore, dispone ora di due nuove sale: una per le prove e una per i concerti in pubblico che ha intitolato al grande compositore, questo davvero storico,  Franco Donatoni.

Filippo del Corno, assessore alla cultura di Milano, e Sandro Gorli inaugurano la Sala Donatoni (foto di Giovanni Daniotti)

Proprio qui, lo scorso 25 maggio, Maria Grazia Bellocchio ha tenuto un recital registrato per la Web TV di Divertimento Ensemble. Al centro del programma, una prima esecuzione assoluta di Gabriele Manca, scritta su commissione della SIAE per la stessa pianista alla fine del 2019. Il brano, Senti, Aspetta, è un affresco imponente costruito su diverse scene che ruotano intorno allo stesso tema: la “messa a fuoco”. La partitura richiede all’esecutore una grande abilità nel gestire le dinamiche delle varie “voci” proprio per dare l’effetto di profondità del suono, un po’ come se, davanti ad un quadro, tentassimo di osservare dapprima gli elementi in primo piano, poi quelli in secondo, e così via. Il compositore gioca con la percezione dell’ascoltatore attraverso l’uso di singole note o di agglomerati più o meno confusi, attraverso l’uso di dinamiche diversificate e altri espedienti tecnici che denotano la sua abilità di scrittura e che trasportano il pubblico in un universo sonoro complesso e affascinante. Qui sembra di poter toccare i suoni prodotti dal pianoforte grazie alla plasticità della scrittura, che sembra avvicinarsi alla scultura nel suo tentativo di scolpire il silenzio.

Ma torniamo alla stagione Rondò 2021 e soffermiamoci su alcuni nomi (tutti sarebbe impossibile data la ricchezza del programma del festival) tra i meno noti, quantomeno ai non abituali frequentatori della contemporanea. Il giovane compositore e pianista Arnau Brichs vive tra Londra e Barcellona, frequenta la Royal Academy of Music della metropoli inglese ed è dunque agli inizi della carriera. La sua presenza alla Sala Donatoni è particolarmente interessante perché di suo ancora poco si trovo su internet. Il brano Detective silence (prima esecuzione assoluta) che verrà presentato nella stagione è un delicato assolo per fagotto, che si incentra sulla ricerca timbrica prodotta dai multifonici dello strumento. L’effetto che suscita è di uno spaesamento simile a quello che troviamo nelle partiture di Lachenmann, che viene molto penalizzato da un ascolto non dal vivo. 

Il piemontese Edoardo Dadone, chitarrista e compositore in residence per l’anno in corso (con la giapponese Yukiko Watanabe), ha vinto diversi concorsi in entrambe le vesti (X concorso indetto dalla GAM di Milano, Call for Scores di EstOvest Festival di Torino, per fare un paio di esempi). Diplomato con il maestro Planesio al Conservatorio di Cuneo, ha poi approfondito gli studi con Colombo Taccani. Di Dadone si può recuperare online un album dedicato al repertorio per chitarra del bresciano Antonio Giacometti. In attesa di ascoltarlo dal vivo alla Fabbrica del Vapore, proponiamo di seguito il brano dal titolo Oscuro, Rapido, costruito a partire dal ripetersi ostinato di una corda strappata.

Yukiko Watanabe, classe 1983 e allieva dell’austriaco Beat Furrer, fondatore dei Klangforum Wien, ha incorporato nella propria musica alcune caratteristiche della propria cultura d’origine. La sua musica è raffinata e complessa. L’esperienza maturata negli anni le consente di muoversi tra diversi stili, come si può ascoltare nella sua pagina Soundcloud. Se il salto di qualità verso la maturità sta nel trovare la “propria voce”, ovvero saper parlare uno stile personale e sincero, Watanabe sembra aver centrato obbiettivo, proponendo una scrittura varia e poliglotta.

Imperdibile il concerto dell’ 11 giugno nel quale ascolteremo in prima esecuzione assoluta i brani dei giovani Arnau Brichs, Anastasia Kotronia e Polina Koronkova (accanto a quelli di altri musicisti più noti come il danese Bent Sørensen, il giapponese Dai Fujikura, gli americani Tom Johson e Alex Mincek), eseguiti da altrettanti interpreti selezionati da una call di videoascoltatori tramite l’intrigante progetto #iorestoacasa #esuonoperte.

Appuntamento decisamente interessante in quanto a scelta dei compositori sarà quello dell’1 luglio in cui la Black Page Orchestra (già ospite di Rondò 2016) proporrà brani di autori “di frontiera” del centro e nord europa: Peter Ablinger, Mirela Iviĉević, Alexander Kaiser, Matthias Kranebitter, Sarah Nemtsov, Eva Reiter e Aart Strootman. Non tutti sono autori di primo pelo. Peter Ablinger, per esempio, è un musicista austriaco classe 1959 con un lungo catalogo di lavori e una propria ricerca estetica più che avviata che assembla musica e performance, secondo una consuetudine che trova sempre più spazio nel repertorio contemporaneo. Mirela Iviĉević, invece, è una giovane compositrice croata, che scrive musica provocatoria e originale caratterizzata da elementi tratti dalla musica folklorica del suo paese ed elementi propri della tradizione colta, con la sana irriverenza che solo un giovane può avere. 

E proprio questo se vogliamo è il tratto distintivo dell’operazione che Sandro Gorli con la sua Divertimento Ensemble da anni porta avanti con tenacia e coerenza. Coltivare e proporre le diversità, anche quelle più estreme, senza aver paura di sbagliare. Certo, magari capiterà di ascoltare brani talvolta ostici, ma in compenso si avrà la possibilità di scoprire gemme fino a quel momento inascoltate.

Foto di copertina di Giovanni Daniotti

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