La musica che gira intorno / 48

In Musica

Pop, rock, post-punk, noise, new wave, psichedelica, gospel, folk-funk, country, jazz, classica: i nuovi album, le ristampe, gli eventi musicali significativi

GLI APPUNTAMENTI
Mercoledì 29 novembre
-Al Conservatorio, ore 21, Stuttgarter Philharmoniker diretti da Marc Piollet, violino Anna Tifu. Musiche di Paganini e Rachmaninov.
Giovedì 30 novembre
-Prima diffusa. In attesa dell’Andrea Chenier di Umberto Giordano, che inaugura la stagione operistica della Scala il 7 dicembre, 50 eventi gratuiti in 27 luoghi della città, da oggi al 10 dicembre, per un’ideale “lunga marcia” di avvicinamento.
-Fino a domenica 3 dicembre Base, Macao, Tempio Civico di San Sebastiano e Marsèle Paradis ospitano “Mash”, festival di musiche elettroniche, sperimentali e contaminate. Di scena quest’anno gruppi e solisti da Indonesia, Svezia, Egitto, Libano, Brasile, Giappone, Italia e Santo Domingo.
-Black Rebel Motorcycle Club, al Fabrique, ore 21.
-L’Orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Gianluca Capuano, violino Jingzhi Zhang, esegue musiche di Beethoven al Teatro Dal Verme, ore 21. Replica il 2 dicembre.
Venerdì 1 dicembre
-Cigarettes After Sex, al Fabrique, ore 21.
-L’Orchestra Sinfonica e Coro Giuseppe Verdi, all’Auditorium della Fondazione Cariplo, ore 20, esegue musiche di Ravel, Sciarrino e Debussy. Dirige l’orchestra Marco Angius, il coro Erina Gambarini, al flauto Mario Caroli. Replica domenica 3.
-Cristina Donà al Serraglio, ore 21.
Sabato 2 dicembre
-Coez, il rapper che piace a Renzi, all’Alcatraz, ore 20.30. Repliche il 3 e il 4 dicembre.
-Ennio Morricone alla testa di un’orchestra sinfonica dirige una doviziosa scelta delle sue colonne sonore. Al Live Forum di Assago, ore 21.
-Il Quartetto Nous esegue, per la prima volta in Italia, il Quartetto n. 9 di Georg Friedrich Haas. Al Civico Planetario Ulrico Hoepli, ore 19 e 21.30.
Domenica 3 dicembre
-Fino al 10, in vari luoghi (cercare in rete il programma), “Guida all’ascolto di Andrea Chenier”
Lunedì 4 dicembre
-Scott Bradlee’s Postmodern Jukebox, al Fabrique, ore 21.
-Il violinista Vadim Gluzman, il violoncellista Johannes Moser e il pianista Yevgeny Sudbin eseguono musiche di Schubert, Babajanian, Ciaikovskij. Al Conservatorio, ore 20.30.
Martedì 5 dicembre
-The Horrors, al Magnolia, ore 21.30.
-Erica Mou, alla Salumeria della Musica, ore 21.30.

POP & ROCK
Bjork – Arisen my senses/ Body memory/ Tabula rasa/ Future forever
Archiviato un matrimonio, quello con l’artstar americano Matthew Barney, e archiviato un album carico di dolore e risentimento come Vulnicura (2015), Bjork dà voce alla speranza («Se l’ottimismo ha mai vissuto una vera fase di emergenza, la stiamo vivendo adesso, con Trump») e a un’utopia blandamente matriarcale, fieramente femminista. Utopia (****), nono album della musicista islandese, continua la collaborazione con il venezuelano Arca e fonde elettronica e silenzi, estasi e flauti, canti di uccelli e tappeti sonori sintetici, in musiche complesse, pacificate senza rinunciare all’orgoglio («Spezza le catene delle stronzate dei padri», Tabula rasa), in cui la sua magnifica voce fluttua.



Gianni Morandi – Ultraleggero/ Dobbiamo fare luce/ Una vita che ti sogno/ Mediterraneo/ Se ti sembra poco/ Onda su onda
Tutto il mio rispetto per Gianni Morandi. Ce ne fossero di pezzi della storia canzonettara d’Italia, di eroi nazionalpopolari così puliti e perbene, così poco propensi a sbracare. È così anche per D’amore d’autore (***1/2), dove il nostro chiede a big e nuove promesse di aiutarlo a rinverdire il suo songbook. Accontentato, con pezzi dignitosi che però, almeno così mi sembra, non si staccano dalla routine. È così per Ivano Fossati (Ultraleggero) e per Ligabue (Dobbiamo fare luce), o sarà Morandi che morandizza tutto? Va un po’ meglio con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (Che meraviglia sei), va decisamente bene con Tommaso Paradiso di The Giornalisti (Una vita che ti sogno), con Levante (Mediterraneo) e con Paolo Simoni (Lettera), va splendidamente con Elisa e con Se ti sembra poco, la canzone migliore del mazzo. Passo falso con Onda su onda, meraviglioso Paolo Conte vintage e qui duetto con Fiorella Mannoia che sembra uno sketch di Sandra e Raimondo.



Come ti vedono gli altri – Una brava ragazza/ Ballata della moda/ Ho capito che ti amo/ Un giorno dopo l’altro
Un omaggio a Luigi Tenco, a cinquant’anni dalla morte. Lo ha voluto il Club Tenco affidandolo al jazzista Mauro Ottolini, qui anche nelle vesti di sontuoso arrangiatore e di cantante (Ballata della moda). E il trombonista veronese ha privilegiato, assieme a una manciata di canzoni assai note, anche il songbook meno conosciuto e i brani “politici” del grande cantautore. Ne è scaturito Come ti vedono gli altri (****), album doppio che coinvolge cantanti under 50, con l’eccezione del fuori quota Gino Paoli che offre una Mi sono innamorato di te da manuale. Sfilano così un Daniele Silvestri quasi reggae (Una brava ragazza), l’affascinante Vanessa Tagliabue Yorke (Ho capito che ti amo, Io sì e Quasi sera), la veemente Petra Magoni (Io lo so già), l’emozionante Edda (Un giorno dopo l’altro). E poi ancora Renzo Rubino, Vincenzo Vasi, Roy Paci, Kento, Bocephus King, Alberto Fortis, Karima e Rossana Casale. Ottimo.


Afterhours – My bit boy/ Male di miele/ Voglio una pelle splendida/ Tutto fa un po’ male/ I milanesi ammazzano il sabato/ Folfiri o Folfox
Trent’anni di attività anche per i magnifici e abrasivi Afterhoours, che neppure Sanremo ha corrotto (2009, Il paese è reale), che neanche l’approdo di Manuel Agnelli fra i giudici di X-Factor ha disarmato. Un’antologia senza greatest hits, non hanno mai agguantato la classifica gli Afterhours, questa Foto di pura gioia (****1/2), quattro cd che danno conto del loro percorso, dal primo brano inciso nel 1987 (My bit boy) a oggi, tra post-punk e noise, new wave e accensioni psichedeliche, con il quarto disco dedicato a inediti, live e alternate takes. Un’autorialtà coerente, in direzione ostinata e contraria.


Mavis Staples – Little bit/ If all I was was black/ Who told you that/ Build a bridge/ Go high
Grande donna, grande artista Mavis Staples. Sulla scena da oltre mezzo secolo, prima con il gruppo gospel familiare The Staple Singers, poi in una carriera solista da sedici album con questo, ha incrociato la strada di grandi come Prince e Ry Cooder, e da qualche anno si fa produrre e scrivere le canzoni da Jeff Tweedy, frontman dei Wilco. Nell’intenso If all I was was black (****), Mavis Staples, a 78 anni, torna a parlare di diritti civili negati con una passione, con un’indignazione trattenuta che non si fa mai urlo. E il suo folk-funk, assecondato dalle chitarre acidule di Tweedy, vola alto quando riesce a cantare – per i razzisti della porta accanto, per il nostro “amico” scemo su Facebook – , in Go high: «Quando dicono le loro bugie so che sono ancora umani e che hanno ancora bisogno del mio amore».



Margo Price – A little pain/ Learning to lose/ Pay gap/ Cocaine cowboys
Credete che il country sia un genere consolatorio, un trallallà per bianchi di provincia conformisti e conservatori? Margo Price in All American made (***1/2), con la sua vocetta da Betty Boop, punta il dito sul conflitto fra città e campagna (Cocaine cowboys), sulle discriminazioni – anche salariali – che le donne patiscono (Pay gap), sulla paura di affrontare il palcoscenico (A little pain). Lei se la cava alla grande anche duettando con un mostro sacro come Willie Nelson (Learning to lose). Non c’è da stupirsi che Jack White (White Stripes, ricordate?) l’abbia messa sotto contratto per la sua etichetta, la Third Man Records.

 

MUSICHE RITROVATE
Fabrizio De André – Hotel Supramonte/ Da a me riva/ Giugno ’73/ Verranno a chiederti del nostro amore/ Il suonatore Jones/ Khorakhané
Torna di prepotenza, ma in realtà non era mai sparito, Fabrizio de André (*****). Metterò la sordina ai superlativi assoluti che mi verrebbe naturale usare, per stare ai fatti. A settembre è uscita la legacy edition, album rimasterizzato più live, del capolavoro estremo Anime salve (*****). In questi giorni è stata licenziata l’antologia Tu che mi ascolti insegnami (***** o senza voto, fate voi), curata da Dori Ghezzi. ***** perché come si fa non essere ammaliati, ancora e sempre, da un canzoniere senza eguali nella nostra canzone d’autore, per intensità e per continuo perfezionamento? Senza voto perché, a parte le meraviglie tecnologiche (i 4 Cd o, per chi ha il feticcio del vinile, gli 8 Lp, sono rimasterizzati in alta definizione, 24 bit e 19 Khz), non ci sono inediti e chi ha consuetudine con Faber conosce a memoria ogni canzone o quasi. Comunque sia, questa è l’antologia perfetta. Intanto, su YouTube, parte un canale Vevo che ha l’ambizione di restituire in video l’integrale di De André. E fra poco, nel 2018, Rai 1 manderà in onda una miniserie dedicata a Fabrizio. Che la festa cominci…



JAZZ
Vanessa Tagliabue Yorke – Non, je ne regrette rien/ Mon manège à moi/ Hymne à l’amour/ Sous le ciel de Paris
Tra le cantanti italiane di jazz, menzione d’onore va data alla brava e versatile Vanessa Tagliabue Yorke. Attiva dal 2004, anche pittrice e scultrice, si è finora cimentata con i primordi del jazz (Bix Beiderbecke, il ragtime, la scena degli anni ’20), con la sonorizzazione dei film muti (Buster Kluster, dedicato all’immenso Keaton e inciso nel 2016 con Mauro Ottolini), con i nostri cantautori (Francesco Guccini, Luigi Tenco). Nocturnes (****) è il suo splendido omaggio a Edith Piaf, tutto da assaporare.

CLASSICA
Alisa Weilerstein esegue Shostakovich
Nata a Rochester nello stato di New York, bambina prodigio secondo le migliori tradizioni (studi intrapresi a quattro anni, il debutto a tredici con le Variazoni su un tema rococò di Caikovskij), la 35enne Alisa Weilerstein è una strepitosa cellista a suo agio con il repertorio novecentesco. E se di recente ha inciso “pezzi facili” (Dvorak, Elgar diretta da Barenboim), nella sua ultima fatica discografica per la Decca (****) ingaggia un corpo a corpo con i magnifici due concerti per violoncello di Dmitij Shostakovich. La passione del primo e l’umor cupo del secondo sono resi da Weilerstein con un perfetto equilibrio fra slancio e controllo. Ottima l’Orchestra della Radio Bavarese diretta da Pablo Heras-Casado che la accompagna.