Guai rimanere al freddo la settimana di Natale: così Bill Furlong gira in lungo e in largo per le sue contrade d’Irlanda per portare legna, torba e carbone. Tutto va come deve andare, nell’apparente calore della festa attesa. Finché Bill non arriva nel cortile di un convento, dove un incontro lo mette di fronte a una scelta: tirare dritto, o ascoltare il filo che, riavvolto all’indietro, lo poterà a fare i conti con il suo passato. La Case Magdalene, la necessità di guardarsi dentro, l’Irlanda degli anni Ottanta, un’enorme rimozione.
Uomini buoni, donne pratiche e l’occhio iperscrutante del pensiero comune: è questo l’orizzonte che il lettore incontra nei romanzi di Claire Keegan; e così accade anche per Piccole Cose da Nulla (Einaudi), finalista al Booker Prize: dietro all’apparenza del delicato romanzo di Natale, la narrazione nasconde quello che molti nella quotidianità vogliono fingere di non vedere.
Il dipinto dell’Irlanda di Keegan è fiammingo nei suoi particolari: nel giro di pochi periodi siamo immersi nella realtà di Bill Furlong, un comune commerciante di carbone e legna nel rigido inverno irlandese; così sentiamo il calore dei camini accesi, il profumo dei dolci natalizi preparati da sua moglie, Eileen, il vociare felice delle figlie che scrivono la lettera per Babbo Natale.

Ma dietro il conforto delle piccolezze quotidiane regnano le necessità di un popolo, quello irlandese degli Anni ’80, obbligate e spietate, perché in un Paese attraversato da guerre civili e mangiato dal freddo e dalla povertà non c’è tempo per occuparsi dell’altro, e una volta acquisito un certo grado di stabilità non si può far altro che custodirlo angosciosamente e gelosamente:
«Se vuoi andare avanti, nella vita, su certe cose devi far finta di niente, solo così puoi farcela»
consiglia la mente concreta di Eileen, che ha cinque figlie da sfamare e una casa da mantenere, che non si può fermare.
Bill però, che è figlio di un’inserviente rimasta incinta a sedici anni, non può contare sulla propria indifferenza quando si scontra con la realtà dell’immacolato convento di New Ross; dietro alla biancheria che usciva altrettanto candida dalle mura del St. Margaret si cela la silente e crudele realtà delle Case Magdalene irlandesi: istituti riformatori femminili dediti, in principio, ad accogliere e riabilitare ragazze orfane o ritenute “immorali” (tra le cause più frequenti che portavano all’affidamento ve n’erano di molteplici: dall’essere una madre nubile fino a venire considerate troppo avvenenti, oppure al contrario troppo brutte, nonché essere state vittime di uno stupro). Nelle Case le ragazze erano obbligate a subire una condizione più vicina all’incarceramento piuttosto che alla riabilitazione, sotto la mano severa di diversi ordini ecclesiastici, incaricati dal Governo Irlandese.
Sollevato il velo, Bill sente crescere dentro di sé la lotta tra l’istinto di sopravvivenza, che gli impone di mantenere la testa bassa, di non curarsi delle sfortune altrui, di voltarsi dall’altra parte, di mantenere il proprio buon nome ed evitare nemici scomodi, e dall’altra l’umanità che lo spinge invece a porgere una mano a quelle ragazze che istintivamente chiama con lo stesso termine con cui si rivolge alle proprie figlie – a leanbh.
E nel ricordo di sua madre, che avrebbe potuto essere una di quelle giovani condannate a una vita di prigionia, dell’anziana e benestante vedova che l’ha protetta, sotto lo sguardo paterno e severo di Charles Dickens, che si aggira tra le pagine del libro, Bill Furlong diventa un nuovo Ebenezer Scrooge: prima costretto a una vita di imposta indifferenza, ora porge la mano a chi è stato abbandonato, si toglie il cappotto dalle spalle per proteggere quelle scoperte di chi non ha nessuno, offre una parola gentile per chi non può che reagire
«come fanno quelli che non sono abituati alla gentilezza quando se la trovano di fronte per la prima volta, o dopo molto tempo».
Guardato male dai benpensanti del paese e dallo sguardo arcigno della Madre Superiora, ma incamminandosi verso casa, la sera della Vigilia di Natale, Bill si sente
«[…] leggero, e alto, quasi, mentre camminava con quella ragazza al suo fianco e una gioia tutta nuova, irriconoscibile, mai provata nel cuore».
Grazie a una piccola cosa da nulla.
Le Magdalene Laundries hanno operato con il benestare delle famiglie delle giovani, della Chiesa, dello Stato e della gente comune fino al 1996.