Brunori Sas, in Statale tutto bene

In Musica

Brunori Sas ha incontrato gli studenti dell’Università Statale di Milano per presentare il suo ultimo album “A casa tutto bene”. Noi eravamo lì

Sul palco solo una chitarra acustica e un microfono. L’aula magna dell’Università degli Studi di Milano si riempie velocemente in attesa dell’arrivo di Brunori Sas, invitato dall’ateneo per parlare del suo ultimo album A casa tutto bene.

Dopo otto anni dal suo ingresso nel mondo del cantautorato italiano e dopo aver ottenuto un discreto successo coi suoi primi tre lavori, Dario Brunori si propone ora in una chiave del tutto nuova, trattando in questo album temi più personali, intimi che, come spiegato nel corso della conferenza, spingono l’ascoltatore verso il lato più personale del cantautore.

Quando sale sul palco è subito evidente la sua espressività magnetica; intervallando racconti a pezzi del nuovo album, Brunori ci mostra l’immagine di quello che dovrebbe essere la figura del cantautore nella scena musicale italiana odierna: un artista che parte dal basso, dalla nicchia, dai locali con dieci persone, che con lo sforzo percorre un sentiero più o meno battuto verso i grandi palchi, non tanto per raggiungere la notorietà, quanto per comunicare le proprie idee e trasmettere la propria passione per la musica.

Velocemente si alternano episodi della sua vita, nuove melodie e testi conditi da sentimenti, paure e concetti mai trattati nei volumi precedenti.

Notiamo subito che in A casa tutto bene il tema dominante è proprio quello della paura, che riguarda da vicino l’artista – “non sono proprio un cuor di leone” afferma – ma che si estende a tutti gli uomini, da sempre spaventati per l’incertezza del futuro e per la consapevolezza di avere un tempo di vita limitato. È un sentimento denunciato, abbracciato e respinto allo stesso tempo.

Nel brano Canzone contro la paura, è facile intravedere quella voglia di evadere da parte dell’autore, di immaginarsi un mondo diverso, fatto di “canzoni che parlano d’amore […] che se ti guardi intorno non c’è molto da cantare, solamente una tristezza che è difficile a toccare”. Insomma, come dice il testo stesso della canzone, Brunori “canta un mondo che non c’è”, un mondo utopico, dove le paure non esistono.

 

Poi, nel brano intitolato La verità, l’autore sprona l’ascoltatore, ma anche se stesso, a “non fermarsi al primo ristorante”, e a non aver paura di osare nella vita, per non rimanere aggrappato a “quelle quattro cinque cose”, che suonano come delle certezze metodiche che non siamo capaci di abbandonare semplicemente per paura di rischiare.

Possiamo considerare A casa tutto bene una vera e propria consacrazione di Brunori Sas nel panorama musicale del cantautorato italiano, costruita su temi più freschi, meno grezzi e più pensati, e con testi più maturi dei suoi precedenti lavori. Sarò pure di parte, ma è certo che il valore delle parole ha ritrovato freschezza con Dario Brunori; sulla scia dei grandi come De Gregori e De Andrè, finalmente la musica abbraccia di nuovo la poesia.

Alla fine dell’incontro noi di Radiostatale siamo riusciti a intercettare Brunori e abbiamo fatto una chiacchierata, che potete vedere in questo video: