“Quo vadis, Aida?” di Jasmina Zbanic, che esordì nel 2006 con “Il segreto di Esma” vincendo l’Orso d’Oro a Berlino, torna alla Guerra dei Balcani. Racconta qui la presa di Srebrenica e l’esecuzione di 8mila civili, opera dei soldati serbi guidati dal generale Mladic. E insieme descrive il coraggio e la forza di una traduttrice bosniaca delle Nazioni Unite che cerca di salvare il marito e i suoi due figli
Quo Vadis, Aida? è un dramma ambientato durante il massacro di Srebrenica del 1995, in cui l’azione e le scene si sviluppano lentamente con un crescente senso di terrore. Più di 8mila bosniaci musulmani furono assassinati da unità sotto il comando del generale Ratko Mladić , ora condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità. Anche se la premessa del film sembra una prospettiva insopportabilmente difficile, nelle mani della sceneggiatrice-regista Jasmina Žbanić, vincitrice dell’Orso d’Oro a Berlino per il suo film d’esordio, Il segreto di Esma (2006), questa orribile storia è proposta partendo da un cuore profondamente umano. Jasna Đuričić, celebrata per il suo ruolo in White, White World del 2010, è assolutamente convincente nei panni di Aida, una traduttrice che lavora in una base delle Nazioni Unite vicino a Srebrenica, che vede in prima persona il fallimento dell’azione del pacificatori internazionali nell’impedire la catastrofe in corso. “Qualcuno al mondo assisterà a questa tragedia, a questo crimine senza precedenti?” supplica una voce alla radio.
Perché è chiaro che, nonostante sia stata dichiarata “zona sicura”, nessuno è pronto o disposto a proteggere quest’area. Così, migliaia di persone sono costrette a fuggire nell’accampamento delle Nazioni Unite, dove le autorità olandesi a un certo punto chiudono i cancelli ad altre migliaia di abitanti della cittadina, disperati in attesa fuori dai cancelli. Dopo aver lottato per mettere in salvo il marito e i figli – una prima indicazione di futuri conflitti di interesse – Aida è costretta a mantenere un’apparenza di calma esteriore mentre Mladić (interpretato con un’aria di disprezzo da Boris Isaković) si impegna in una grottesca pantomima di negoziato, comandando a una troupe tv di registrarlo mentre pronuncia false promesse di “sicurezza di tutte le persone innocenti”. Nel frattempo le sue forze entrano nel campo, distribuendo pane e cioccolato in una scena agghiacciante che la Žbanić rappresenta con sfumature apocalittiche.
Dalle allusioni bibliche del titolo a una scena in cui Aida si arrampica per osservare la marea perduta dell’umanità davanti a lei, questa angosciata eroina interpreta un ruolo che evoca sia il deserto dell’esilio che il peso della responsabilità. Più e più volte, le camere della direttrice della fotografia Christine A Maier la catturano mentre corre nel labirinto del campo, tentando freneticamente di salvare la propria famiglia – la tensione è amplificata dal montaggio teso di Jarosław Kamiński – mentre contemporaneamente affronta il disastro più ampio che non può prevenire. Nel frattempo, i flashback di una festa in tempi più felici si affiancano agli incontri attuali con ex vicini diventati aguzzini, conferendo un peso emotivo sempre maggiore a orrori insondabili.
C’è un accenno a Hotel Rwanda di Terry George nella sobria evocazione di un’atrocità che si avvicina, il senso di qualcosa di terribile che si svolge sotto gli occhi di un mondo che non fa nulla. Ed entrambi i film riescono a bilanciare l’enormità degli eventi storici terribili con la specificità emotiva delle singole vicende, consentendo il coinvolgimento di un pubblico inorridito e indignato per gli eventi a cui sta assistendo.
Ispirata al libro Under the UN Flag: The International Community and the Srebrenica Genocide di Hasan Nuhanović, Žbanić descrive in modo cruciale il suo film come un ritratto di “coraggio, amore e resilienza di una donna catturata in un gioco di guerra maschile”, e lo dedica alle “donne di Srebrenica e a i loro 8.372 figli, padri, mariti, fratelli, cugini, vicini uccisi…” “Ora vedrai il vero film”,, dice un soldato poco prima di una sequenza devastante da cui la cinepresa si allontana lentamente. E come il primo piano imperturbabile che conclude un epilogo profondamente commovente, Quo vadis, Aida?, premiato alla Mostra di Venezia 2020 e candidato all’Oscar, film potente e personale, tiene gli occhi ben aperti.
Quo vadis, Aida?, di Jasmila Zbanic, con Jasna Duricic, Izudin Bajrovic, Boris Ler, Dino Bajrovic, Boris Isakovic, Emir Hadzihafizbegovic