Sugli schermi di luglio e agosto non solo kolossal fantasy americani e horror più o meno riusciti. Saranno da tenere d’occhio anche film “maledetti”, dalla gestazione assai difficile e forse non del tutto riusciti ma comunque interessanti, come “Domino” di Brian De Palma”, “Edison” di Alfonso Gomez-Rejon e “Serenity” di Steven Knight. Tutti con attori di primissimo piano. E a fine stagione arriverà Toni Servillo, guappo in pensione con torna in attività in “5 è il numero perfetto” di Igor Tuveri
Temperature in salita, in questo inizio d’estate a dir poco torrido, ma per fortuna il cinema non va in vacanza. E questa è già una notizia. Il cartellone estivo sembra vario, e anche se in pole position ci sono come sempre blockbuster americani assortiti più una certa scelta di horror rinfrescanti, perlustrando i listini e le uscite di luglio-agosto si trova più di un titolo fuori dal coro, se non fuori dai generi. Chicche d’autore e film curiosi, magari non imperdibili ma certo interessanti.
Il primo film che segnaliamo è Domino del grande Brian de Palma. Un lavoro dalla vita travagliata, rinnegato dal suo stesso autore, che ha dichiarato: «Non ho mai avuto un’esperienza tanto orribile su un set. Non è un mio progetto. Non ho scritto la sceneggiatura. Questa è stata la mia prima esperienza in Danimarca, e sarà anche l’ultima». Pare che i produttori abbiano sforbiciato la pellicola di mezz’ora e si siano anche “dimenticati” di pagare molti dei collaboratori. Allora perché andarlo a vedere? Prima di tutto (o forse soltanto) per il nome del regista, maestro della New Hollywood anni Settanta e autore di capolavori come Vestito per uccidere, Scarface, Carlito’s way, come del primo vertiginoso capitolo della saga Mission Impossible. Della vertigine dell’immagine che riflette su sé stessa, danza e si sdoppia fra binocoli e telecamere, macchine fotografiche e droni, sguardi accecanti e prospettive impossibili, fino a trascinarti in fondo all’abisso, è letteralmente pieno il cinema di De Palma, e probabilmente è stato ancora una volta l’amore per l’immagine e il suo doppio a trascinare il regista americano lontano da casa, sul set di un thriller che mescola terrorismo islamico e citazioni hitchcockiane, massacri assortiti e spionaggio, seguendo le peripezie di due poliziotti danesi – interpretati da Nikolaj Coster-Waldau (l’indimenticabile Jaime Lannister del Trono di Spade) e Carice van Houten (la sacerdotessa Melisandre dello stesso fortunatissimo serial) – alle prese con un intrigo internazionale (davvero) più grande di loro.
Anche Edison – L’uomo che illuminò il mondo di Alfonso Gomez-Rejon (già autore nel 2015 del pregevole Quel fantastico peggior anno della mia vita) ha avuto una vita assai travagliata, anche se per motivi piuttosto diversi. Presentato nel settembre 2017 al Festival di Toronto, stava per arrivare nelle sale distribuito dalla Miramax di Harvey Weinstein quando scoppiò il ben noto scandalo che mise bruscamente fine alla luminosa carriera del potente produttore americano. Senza alcuna colpa, il film di Gomez-Rejon è rimasto chiuso in un cassetto per quasi due anni e arriva sugli schermi solo adesso (il 18 luglio, per la precisione) dopo una lunga e faticosa diatriba legale. E dopo essere stato rimontato dal regista in una versione più corta di 10 minuti rispetto a quella vista a Toronto, con l’aggiunta di 5 scene miracolosamente ritrovate fra il materiale originale a cui nessuno aveva più avuto accesso. Forse potrebbe bastare già questo per incuriosire gli spettatori, ma iIn più c’è una storia tutt’altro che banale e tutto sommato poco conosciuta, quella della famosa “guerra della corrente”, che alla fine dell’800 oppose Thomas Edison, George Westinghouse e Nikola Tesla – interpretati da Benedict Cumberbatch, Michael Shannon e Nicholas Hoult – per il controllo del nascente mercato dell’energia elettrica, innovazione che avrebbe cambiato il mondo.
Fra le uscite di luglio merita una sosta anche Serenity di Steven Knight in sala dal 18 luglio, protagonista il bellissimo Matthew McConaughey nei panni di un uomo che si è ritirato dal mondo, e in una piccola isola dei Caraibi si limita a far passare il tempo portando in giro con la sua barca turisti che vogliono andare a pesca lontano dalla spiaggia. Un bel giorno sbuca dal nulla la sua ex, una torbida bomba sexy col volto e le curve di Anne Hathaway, alle prese con un nuovo marito sadico e violento (Jason Clarke). Naturalmente la serenità evocata nel titolo (che poi è il nome della barca) va rapidamente a farsi benedire. Negli Usa, dov’è stato distribuito agli inizi dell’anno, il film è stato semplicemente massacrato, deriso, sottolineando l’immensa quantità di stereotipi di cui è intessuta la trama, e la fragilità di alcuni passaggi di sceneggiatura. Tutto vero, però verrebbe da dire che forse i detrattori hanno un po’ esagerato. Il terzo titolo da regista dello sceneggiatore inglese Stephen Knight (dopo Redemption – Identità nascoste, con Jason Statham, e l’ottimo Locke con Tom Hardy) non è certo un capolavoro ma rimane un neo-noir godibilissimo per una sera d’estate. Perché il gioco degli stereotipi è talmente scoperto da risultare intelligente, e si mescola con una buona dose di ragionamenti metafisici e una manciata di riferimenti letterari (Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, naturalmente, ma anche il meno banale Samuel Coleridge della Ballata del vecchio marinaio). Il risultato è un film piuttosto folle, che sembra arrivare fuori tempo massimo (alcune scene di sesso patinato e torrido fanno tornare in mente il cinema anni Novanta di Adrian Lyne) ma alla fine a modo suo convince. Anche grazie a un colpo di scena, spiazzante ma non troppo: prevedibilissimo e al tempo stesso sorprendente, non indispensabile ma assolutamente divertente.
Atmosfere noir e stereotipi cinematografici sono gli ingredienti principali anche di un altro film dell’estate, 5 è il numero perfetto, adattamento per il grande schermo della graphic novel omonima firmata da Igor Tuveri, in arte Igort. è una storia di camorra e di vendetta ambientata negli anni 70 in una Napoli deserta e notturna, violentissima e stilizzata, protagonista Toni Servillo nei panni di Peppino lo Cicero, guappo in pensione costretto a tornare in azione dopo la morte violenta del figlio. Un criminale scalcinato e malinconico che gira con un impermeabile bianco e sembra volutamente fare il verso all’Humphrey Bogart di Casablanca. Nel cast anche Carlo Buccirosso e Valeria Golino, nei panni di una maestrina innamorata del killer. Per vederlo, però, dovete aspettare fino al 29 agosto, data nella quale uscirà un altro film interessante e fuori dai soliti schemi: The Rider di Chloé Zhao. Presentato (e premiato) in una quantità di festival cinematografici, fra cui Cannes, è un western sui generis che segue la vicenda autobiografica del giovane protagonista, Brady Jandreau (nel film interpreta sé stesso), ex star dei rodei che dopo una tremenda caduta da cavallo deve ripensare e reinventare la sua vita. Una storia di dolore e redenzione ambientata nel South Dakota dei giorni nostri e diretta da una giovane regista cinese (ma da anni a New York), in bilico tra finzione e documentario, che alterna epici campi lunghi e suggestivi primi piani in un mix di cinema classico americano e sguardo indie che sorprende e colpisce.
Per finire, segnaliamo l’arrivo nelle sale italiane fra luglio e agosto di un pacchetto di film coreani distribuiti in Italia dalla Tucker Film. Sull’onda del trionfo all’ultimo Festival di Cannes di Parasite di Bong Joo-ho, potremo vedere già in luglio Little Forest di Yim Soon-rye (2018), tratto da un manga giapponese ma ambientato in Corea, una storia di fuga e rinascita fra città e campagna. Seguirà a ruota Taxi Driver di Jang Hoon (2017), ambientato nella Seoul del 1980, ai tempi della grande rivolta popolare contro la dittatura di Chun Doo-hwan. Dieci giorni di lotta e di feroce repressione che rappresentano ancora oggi una ferita aperta. In agosto arriverà in sala The Gangster, The Cop, The Devil di Lee Won-tae (2019), action thriller fuori dagli schemi che si diverte a raccontare la spericolata alleanza tra uno sbirro e un bandito, impegnati nella difficile impresa di catturare un serial killer. Infine a settembre Burning – L’amore brucia di Lee Chang-dong, regista del memorabile Poetry, alle prese con il racconto del maestro giapponese Murakami, un thriller potente che si trasforma in dramma dell’anima, esplorando ombre e inquietudini di un bizzarro triangolo amoroso e di un paese intero.