Ai Filodrammatici ritorna l’attesa rassegna di teatro omosessuale (al netto delle etichette? forse…) ; ecco una panoramica su quello che vedremo
Passano gli anni e i festival LGBTQIA cambiano i nomi in ossequio alle logiche dell’inclusività: la storica rassegna cinematografica torinese Da Sodoma a Hollywood – passando attraverso varie nomenclature intermedie – è diventata ultimamente Lovers Film Festival, rinunciando al pepe del titolo originario in favore di una dicitura più ecumenica, mentre il suo omologo e quasi coetaneo milanese Festival di cinema gaylesbico è stato ribattezzato MIX, per comunicare l’idea che tutte le tematiche “eterodosse” siano ugualmente benvenute.
Stavolta il rinnovamento onomastico ha toccato anche il seienne festival illecite//visioni, che ha come base il Teatro dei Filodrammatici e che ora si chiama lecite/visioni. La perdita del prefisso ha un sapore di vittoria, almeno parziale: avrebbe senso mantenere un nome dalle suggestioni un po’ carbonare come illecite//visioni nell’era post-Legge Cirinnà, in un momento storico in cui lo Stato ha deciso – con prevedibili e odiose timidezze – di occuparsi dell’eterna “patata bollente” costituita dall’esistenza degli omosessuali? Sulla sensatezza della scelta si può discutere, considerando che a un tiro di schioppo da Milano, in località come Sesto San Giovanni, le amministrazioni comunali abbandonano la rete READY, che si occupa della lotta alle discriminazioni, per aderire a quella dei Comuni Amici della Famiglia… e, come sappiamo, per gli “amici della famiglia” certe visioni dovrebbero restare illecite per sempre.
Ad ogni modo il comunicato di lecite/visioni non eccede in trionfalismo: il festival «si rinnova nella continuità», con la consapevolezza che molte battaglie sono ancora da combattere per evitare che la Legge Cirinnà si riveli (o si confermi) una vittoria di Pirro. Quello che conta, ad ogni modo, è la sostanza, e che il festival riesca ancora una volta – adoperando il prisma LGBTQIA, a cui continuano ad aggiungersi nuove facce – a illuminare nuovi frammenti di realtà.
Oppure a illuminare vecchi frammenti sotto una luce diversa, come nel caso del primo dei suoi appuntamenti (20 ottobre): Atti osceni – I tre processi di Oscar Wilde (foto in evidenza di Laila Pozzo) scritto dal drammaturgo venezuelano Moisés Kaufman del Tectonic Theatre Project di New York, diretto da Bruni e Frongia e prodotto dalla compagnia del Teatro dell’Elfo (difatti sarà l’unico spettacolo del festival “fuori sede”, essendo ospitato dall’Elfo Puccini). Da anni ormai gli Elfi frequentano sistematicamente i drammi di impegno civile, meglio se anglo-americani, anche da prima del loro sugosissimo Angels in America, quindi l’opera di Kaufman non poteva capitare in mani migliori.
Il secondo appuntamento, che cade il 25 ottobre, è Ombre folli di Franco Scaldati, interpretato da Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Dalla descrizione è difficile immaginarlo: due ombre che abitano nello stesso condominio raccontano i propri intrallazzi sessuali, i propri desideri, i propri delitti. Tutto questo in palermitano stretto (un’ombra parla e l’altra traduce, per poi scambiarsi i ruoli).
Il giorno seguente è dedicato al teatro-danza – campo finora inesplorato nel festival – della Fattoria Vittadini, che propone una formula double feature: si inizia con iLove, duetto coreografato tra due uomini (Cesare Benedetti e Riccardo Olivier), con riflessione incorporata sul concetto di maschilità, e si finisce con Omosessuale, una performance di e con Riccardo Olivier, pensata appositamente per lo spazio del Teatro dei Filodrammatici. Stavolta il fulcro dello spettacolo è il confronto tra un omosessuale e la dicitura “omosessuale”, tema quantomai caldo in un periodo in cui le “etichette” vengono continuamente rimesse in discussione all’interno della comunità LGBT.
Il 27 ottobre è il turno di Fri Fri, in cui Roberta Lidia De Stefano e Francesco Visconti si producono in una riflessione canora sul modo allusivo ed elusivo con cui musicisti e cantautori italiani, dagli anni Sessanta a oggi, sono riusciti a parlare di “diversità sessuale” nei loro pezzi. Il 28 è la volta dello spettacolo spagnolo (in lingua originale con sottotitoli) Praga, scritto e diretto da Javier de Dios López, incentrato su una coppia gay di lunga data “minacciata” dall’intesa tra uno dei due e una comune amica. Infine lecite/visioni chiude con un colpo di coda: il 29 ottobre è consacrato all’anteprima di La notte di Pippo Delbono, un’irruenta rivisitazione del monologo La nuit juste avant les forêts di Bernard-Marie Koltès.
Tutto ciò è contornato da conferenze, incontri, eventi fuori porta e stand-up comedy, quest’ultima affidata a Daniele Gattano, celebre per aver portato una ventata di gaia sobrietà nel programma televisivo Colorado Cafè. Insomma, il festival continua ad abbondare di “visioni”, e il fatto che siano diventate lecite non ne diminuirà il piacere, presumibilmente.
Le immagini contenute nell’articolo sono di proprietà di Laila Pozzo e Teatro Filodrammatici