Gli USA on the road di Mara Palena

In Arte

Grandi poster, collage, scritte e tracce di nastro adesivo ricoprono i muri bianchi della galleria Twenty14 Contemporary, trasformando lo spazio in cameretta, lontano dal concetto…

Grandi poster, collage, scritte e tracce di nastro adesivo ricoprono i muri bianchi della galleria Twenty14 Contemporary, trasformando lo spazio in cameretta, lontano dal concetto classico di installazione e secondo un sapore un po’ nostalgico e anni Novanta.  A completare l’ambiente, il polveroso tubo catodico di qualche vecchio televisore, che ci catapulta ancora più indietro.

È in mezzo a queste suggestioni che Mara Palena espone Undertow – memories of an American Journey, ricordo di un viaggio on the road compiuto due anni fa negli Stati Uniti. Tantissime fotografie in poco spazio, la scelta di grandi formati e un ordine molto denso, nascosto in mezzo a un apparente caos.

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La mostra, inaugurata lo scorso 25 febbraio e prolungata fino al 19 marzo – due settimane in più rispetto al programma originario – accompagna l’uscita del libro omonimo che Mara, classe 1988 e appena riapprodata a Milano dopo 7 anni di vita a Londra, ha confezionato in 120 pagine con calma e con cura, dandosi il tempo giusto per scegliere, combinare, fare e rifare. Una bella differenza rispetto alla frenetica routine londinese cui è stata abituata lavorando nel mondo della moda e rispetto, anche, alla genesi delle sue fotografie, frutto di scatti istintivi, colte al volo secondo il principio della street photography. «I miei modelli sono Mark Cohen ed Ed Templeton». Grande appassionata di cinema, sente su di sé anche l’influenza di Jim Jarmusch.

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Undertow «non si svolge secondo un tema forte», mi spiega Mara, che quando ha intrapreso il viaggio, carica di rullini fotografici – ne ha sviluppati, in totale, 56 –, non aveva in testa alcuna idea prestabilita. «Solo la consapevolezza che l’America era già stata ritratta da molti» e che il rischio di ripetere qualcosa di già detto era grandissimo.

L’ordine scelto da Mara è posteriore e si costituisce secondo il senso del ricordo. L’ordine della memoria, in effetti, non lavora quasi mai in senso cronologico, ma, piuttosto, in un senso più “sentimentale”, in quanto vissuto. In Undertow, a trainare e a legare insieme la catena dei momenti è la sensazione cromatica. «Ho visto cieli di ogni colore: da quello californiano, grigio di nebbia al mattino e poi, pian piano, sempre più azzurro», ai toni di blu di altre tappe immerse nel nulla o nelle piccole città, fino al viola della sera e alle luci notturne dei grandi centri. Le immagini si mixano e Mara ricrea il suo viaggio, sintetizzandolo in una nuova giornata.

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Il pensiero, mentre chiacchieriamo, corre agli anni Novanta in cui siamo cresciute sia io che lei. Al vecchio walkman cui eravamo entrambe affezionatissime, sostituito oggi dall’angolo musicale di un qualsiasi smartphone, infinitamente replicabile su più dispositivi. Al vecchio televisore in 4:3, bombato, che diventa installazione in galleria, per mostrarci in loop alcune fotografie del libro. Rielaborate in digitale in un video realizzato insieme al fratello film maker Lino, quel loop ha un che di psichedelico, come il rock che fa da colonna sonora alle immagini appese in galleria. Un ritorno alla materia, prima del digitale, che comincia con la scelta dell’analogico e resta ricorrente, complici gli anni Novanta.

Tra le fotografie di Mara il tempo è come sospeso. I suoi protagonisti sono soprattutto bambini, teenager e anziani, «generazioni che trovo molto interessanti e che mi trovo spesso, inconsciamente, a fotografare». Forse anche questo è sintomo della nostalgia per gli anni dell’infanzia.

 

Mara Palena – Undertow. Memories of an American journey, Galleria Twenty14 Contemporary, fino al 19 marzo.

Tutte le fotografie sono di Mara Palena, courtesy Galleria Twenty14 Contemporary

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