Genova, il teatro vuole ripartire

In Teatro

ph © Federico Pitto

Il Teatro Nazionale di Genova nei giorni scorsi ha presentato due di tre spettacoli che vogliono lanciare il segnale della ripart: Solaris di David Greig, Grounded di George Brant (in attesa de Il mercato della carne di Bruno Fornasari)

Il Teatro Nazionale di Genova ha pronti ben tre spettacoli che attendono un segnale dietro la linea di partenza: Solaris (foto in copertina) di David Greig, Grounded di George Brant (foto in basso) e Il mercato della carne di Bruno Fornasari. I primi due, diretti rispettivamente da Andrea De Rosa e Davide Livermore, sono stati presentati nei giorni scorsi, nel rispetto delle norme anticovid, a un gruppo ristretto di giornalisti e operatori che finalmente hanno potuto rivedere in scena attori in carne e ossa. La speranza è che presto anche il resto del pubblico possa prenotare un posto in sala, dal momento che entrambi gli spettacoli, in qualche modo, hanno a che fare con il nostro presente distopico. 

ph © Federico Pitto

Partiamo da Solaris, di cui David Greig ha firmato nel 2019 una efficace versione teatrale. Greig è partito più dal romanzo del polacco Stanisław Lem che dal poetico e visionario film di Tarkovskij, risposta sovietica a 2001 di Kubrik da parte di un regista che in tutta la sua esigua ma densissima filmografia non ha mai esitato ad affrontare gli enigmi della memoria, trasformando ogni viaggio, interstellare o meno, in un percorso interiore. I cultori del film si troveranno però spiazzati fin dall’ingresso in scena dell’astronauta Kris Kelvin, a cui Greig e De Rosa attribuiscono rispettivamente un altro genere (protagonista è la brava Federica Rosellini) e un altro orientamento sessuale (il suo amore perduto, Ray, è interpretato da Giulia Mazzarino). 

Ma senso e significato non cambiano di una virgola. La sala “all’italiana” del Gustavo Modena diventa una stazione spaziale in orbita attorno a Solaris, pianeta pensante (o sognante) che attori e pubblico possono scorgere da un oblò in cima al boccascena. In alcuni momenti appare anche Umberto Orsini, in video, per tentare di spiegare qualcosa di più a queste anime alla deriva sul loro mistico viaggio nei labirinti della memoria. Ognuno di loro si dovrà confrontare in scena con un visitatore, un fantasma nato dai ricordi, dolori o incubi intercettati dagli oceani di Solaris. 

Rispetto al film, il testo di Greig svela molto più esplicitamente il percorso dei personaggi, con tutti i loro tentativi di orientarsi nei cortocircuiti di realtà e finzione. Tra le righe si intravvede una riflessione sul ruolo dell’attore, che diventa qui un simulacro, una marionetta, un’apparizione al servizio di un’entità insieme concreta e astratta. Alla fine, quello che De Rosa sembra dirci è che tra Solaris e il teatro non ci sono poi tante differenze: in entrambi i casi chi si avvicina viene investito dalle stesse logiche misteriose e irrazionali. Perché anche il teatro – in particolare negli ultimi mesi – si può scorgere solo da lontano, in modo sempre parziale e incompleto. Eppure è sufficiente per lasciarsi ammaliare e conquistare. Completano un ottimo cast Sandra Toffolatti e Werner Waas.

Anche in Grounded, monologo di George Brant in cui trionfò qualche anno fa Anne Hathaway a New York, si riconoscono elementi ahinoi molto attuali. La storia della Top Gun costretta ad abbandonare i suoi amati F16 dopo essere rimasta incinta, e che finisce in “poltronautica” a combattere i nemici con dei droni, in fondo racconta lo stesso passaggio dalla vita reale alla vita virtuale che tutti abbiamo vissuto nell’ultimo anno. Ma nel testo c’è molto altro: la prospettiva di altri tipi di femminilità e di maternità, il richiamo seducente del rischio, ma soprattutto il racconto di un conflitto interiore vissuto da chi combatte una guerra invisibile, e che la sera rientra a casa per cena come se nulla fosse. Qualche passaggio più prevedibile e alcune lungaggini del testo non scalfiscono in alcun modo la tensione e l’energia che è capace di trasmettere Linda Gennari, diretta da Davide Livermore con un montaggio metronomico e incalzante: di nuovo un’attrice-apparizione in balìa di una grande piattaforma sospesa che riesce a essere allo stesso tempo artigianale e tecnologica.

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