Fiori rari, grandi attori e cocaina: Eastwood rifà il cinema “dei bei tempi”

In Cinema

Leo Sharp si è arricchito creando una pianta rara, ma poi il mercato on line l’ha messo in ginocchio. Così, a 80 anni, arzillo e scaltro, si rinventa una vita da corriere della droga, sulle strade da Sinaloa a Chicago. Tutta cronaca vera che Nick Schenk, sceneggiatore di “Gran Torino”, ha trasformato in western per “Il corriere (The Mule)”, diretto e interpretato al meglio da Clint Eastwood. E accanto a questo filibustiere di classe, Dianne Wiest e Andy Garcia, Larry Fishburne e Bradley Cooper

Brookwood Ojo Poco (Sharp 1994). Con questo nome è stato ufficializzata l’emerocallide, una pianta ornamentale creata da Leo Sharp proprio a Brookwood, Indiana, Usa, nel 1994. Bei tempi. Destinati a finire. Proprio ispirandosi al personaggio di Leo, Nick Schenk, che aveva già sceneggiato magnificamente Gran Torino, ha creato Il corriere (The Mule) per Clint Eastwood, ispirandosi alle vicende reali di Sharp, riprese dal giornalista Sam Dolnick che nel 2011 scrisse su di lui un articolo per The New York Times. Leo è così diventato Earl Stone, che ritroviamo brillante ai bei tempi quando vaga di convention in convention a festeggiare con gli amici occasionali mentre moglie e figlia lo aspettano a compleanni, anniversari, matrimoni, tutti bucati.

A Earl piace la compagnia, non l’affetto famigliare, al bar la sua frase preferita è “il prossimo giro lo offro io”. Così la moglie lo ha scaricato da tempo, la figlia non gli parla da secoli, solo la nipote mantiene un briciolo di rapporto. A lui però va bene così, almeno sino a quando la sua emerocallide viene soppianta dal mercato on line: non più frotte di turisti a Brookwood, solo desolazione. A quel punto Earl, ormai ottantenne, non ha più nulla, neppure la casa, pignorata, gli resta solo un vecchio furgone caricato sul pianale con quattro carabattole.

Qualcuno allora gli propone un lavoretto. Lui che non ha mai preso una multa in una vita di spostamenti in auto, dovrebbe farsi un bel viaggetto portando una borsa in Illinois. Lui lo fa. E si ritrova con il primo gruzzoletto che gli serve per comprare un furgone Lincoln nero, il suo ormai era da demolire. Così, viaggio dopo viaggio, Earl trova il denaro per riprendere la casa pignorata, per dare una mano al centro sociale dei veterani e molte altre cosette, perché El Tata, così era chiamato davvero, con la sua aria da vecchietto insospettabile ha trasportato tonnellate di cocaina del cartello messicano di Sinaloa sino a Chicago.

Uomo d’altri tempi, chiama negri gli afroamericani, si confronta con le lesbiche, non disdegna incursioni da vecchio puttaniere, sa rispondere brillantemente per le rime e soprattutto è puntuale e affidabile per il nuovo incarico. Quelli del cartello lo adorano. Lui un po’ lo è, un po’ lo fa, per quasi dieci anni è la primula rossa (altro che la emerocallide, che vive un giorno solo).

Clint Eastwood è perfettamente a suo agio come regista e come interprete. L’età corrisponde, lui un po’ ci gioca, un po’ si compiace, non esistono remore morali, certo, la famiglia è stata messa almeno in secondo piano, forse qualcosa bisogna recuperare. E qui sta forse l’unica concessione del film alla redenzione del protagonista, per il resto filibustiere sino all’ultimo, capace di farsi a lungo solenni beffe dei geni sguinzagliati dall’Fbi per incastrarlo. Clint dirige come fosse un western, dove il lavoro è duro ma bisogna pure che qualcuno lo faccia: Earl. Qui rappresentato come un veterano della guerra di Corea, mentre il vero Leo era stato un veterano della Seconda Guerra Mondiale, risalendo l’Italia intera e guadagnandosi per questo una medaglia. Licenze.  Come quelle che chiudono il film, perché la realtà è stata piuttosto diversa.

Detto di Clint, perfettamente in grado di dirigere – senza guizzi, ma capace di portare superbamente a destinazione il racconto – e di interpretare alla grande il protagonista, intorno a lui c’è uno stuolo di attori a fare da cornice, per rendere più vivido il quadro, da Dianne Wiest a Alison Eastwood, da Andy Garcia a Michael Peña, sino a Larry Fishburne e Bradley Cooper. Cinema dei bei tempi.

The Mule – Il corriere, di Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Bradley Cooper, Taissa Farmiga, Alison Eastwood, Michael Peña, Andy Garcia, Laurence Fishburne, Dianne Wiest, Ignacio Serricchio, Clifton Collins Jr., Robert LaSardo, Jill Flint, Manny Montana, Noel Gugliemi, Katie Gill, Loren Dean, Eugene Cordero

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