Memoria

In Letteratura

Nove modi per dire memoria. Nove modi per ricordare – ma anche per scoprire, per definire, per immaginare. E, non ultimo, per imparare dal passato. Ultime uscite e titoli che hanno fatto la storia della letteratura sulla Shoah e sul momento a partire dal quale il mondo non fu più lo stesso: una scelta.

Anne Frank. L’irrinunciabile

“È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.

Tutte le parole di Anne Frank qui

Bambine ad Auschwitz

«La mamma ogni tanto riusciva a venire a trovarci. Quando ci vedevamo ci ripeteva sempre i nostri nomi. E questo ci permise di non diventare solo numeri, come volevano loro, e fu importante anche per ritrovarci dopo la liberazione»

Secondo le stime più recenti ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati oltre 230.000 bambini e bambine provenienti da tutta Europa, solo poche decine sono sopravvissuti. Questo è lo struggente racconto di due di loro.

Andra e Tatiana Bucci, Noi bambine ad Auschwitz. Mondadori

L’ultima volta Dell’infanzia

«Davvero pensavi di giocare con noi per tutta la vita?» Lo interrompe Vanda.
«Certo. Tu no?»
Lei ci riflette su, arrotola intorno al dito una ciocca di capelli.
«Sì, anche io a volte, però lo so che da grandi cambia tutto. Quando si cresce non si pensano le stesse cose di adesso».
«Allora dobbiamo promettere di diventare dei grandi diversi».

Quando un tuo amico viene portato via, tutto quello che puoi fare è andartelo a riprendere, anche se hai solo dieci anni.

Fabio Bartolomei, L’ultima volta che siamo stati bambini. Edizioni e/o

Magda Szabó, Via Katalin

«Ormai sapevano che la differenza tra i morti e i vivi è solo qualitativa, non conta granché, e sapevano anche che a ciascuno tocca un solo essere umano da invocare nell’istante della morte».

Fantasmi o memorie? Voci vive o echi dal passato?
In via Katalin, la storia umana.

Le parole di Magda Szabó, qui

Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata

«La fine del mondo è giunta spesso, e continua a giungere spesso. Impietosa, implacabile, latrice di tenebra su tenebra, la fine del mondo è una cosa a cui siamo ben adusi, un fatto abituale, che abbiamo ritualizzato. È nostro dovere tentare di scordarcene in sua assenza, di riconciliarci con essa quando non è negabile, e di ricambiare il suo abbraccio quando infine viene a noi come fa sempre».

Un viaggio, una ricerca, le ossessioni. La luce del passato.
La scheda, qui

Éric Vuillard, L’ordine del giorno.

«Erano in ventiquattro accanto agli alberi morti della riva, ventiquattro spoprabiti neri, marroni o cognac, ventiquattro paia di spalle imbottite di lana, ventiquattro completi a tre pezzi, e lo stesso numero di pantaloni con le pinces e l’orlo alto. Le ombre penetrarono nel grande atrio del palazzo del presidente dell’Assemblea; ma presto non ci sarà più un’Assemblea, non ci sarà più un presidente, e tra qualche anno non ci sarà più nemmeno un parlamento, solo un ammasso di materie fumanti».

Un nostro articolo , a firma di Samuele Petrangeli, qui.
E la scheda del libro, qui

Yishai Sarid: Il mostro della memoria

Uno storico affronta i documenti in modo scientifico. Uno storico compone la memoria in modo scientifico. Così, quando gli viene chiesto di illustrare il passato – anche quello più atroce – può legittimamente pensare di poterlo fare senza esserne scalfito. Certo, nelle guide quotidiane ai campi di concentramento nazisti che il giovane ricercatore illustra a comitive di visitatori, ufficiali e non, quella competenza e quella passione che tanto lo fanno apprezzare sono qualcosa di più di una brillante prestazione professionale. Si tratti forse della ripercussione del passato? Perché sentire la memoria significa accettare di esserne sfidati: così le cifre, le tecniche di tortura, gli orrori si travasano con disperata crudezza nella mente del protagonista, che ne viene definitivamente cambiato.

La scheda, qui

Raphaël Esrail : La speranza di un bacio ci ha salvato

«In un universo di negazione, la forza della speranza è stata la mia fonte di sopravvivenza».

Può l’amore nascere nell’inferno dei viventi? Può resistere alla perdita di tutto, sopravvivere nell’incertezza, vincere di nuovo?

Una storia vera, pubblicata da Tre60

Kurt Tucholsky John Heartfield: Deutschland, Deutschland über alles 

L’opera satirica più provocatoria di Kurt Tucholsky: un testamento politico accompagnato dalle fotografie dell’artista dada John Heartfield contro la Repubblica di Weimar. Una denuncia corrosiva dei legami tra potere e ingiustizia, male sociale e nazionalismo.

Tutto sul saggio, qui e qui, in un articolo di Giuseppe Carrara.

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