Bill Viola alla Cripta di San Sepolcro. Quando il silenzio dialoga

In Arte

Tre opere del grande video-artista americano Bill Viola sono allestite nella cripta della chiesa di San Sepolcro.

La Cripta di San Sepolcro di fatto è una chiesa ipogea o meglio è il livello più basso di tutta la chiesa, strutturata su tre livelli e sorta il 6 dicembre 1030, dedicata alla Santissima Trinità. Ma a parte il suo 987esimo compleanno appena compiuto, la cosa interessante è che è stata chiusa al pubblico per 50 anni, riaperta soltanto nel 2016 e per la prima volta in assoluto ospita una mostra al suo interno.

Bill Viola alla Cripta del Santo Sepolcro presenta tre opere di Bill Viola, incentrate su temi cari all’artista americano, come la nascita, la morte, la coscienza umana. Il silenzio che si percepisce in esposizione conserva ancora un certo rispetto sacrale per il luogo e ben si sposa con le opere video, che riescono così a imporre tutta la forza che è caratteristica estetica di Viola.

In The Quintet of the Silent succede certamente qualcosa, ma è qualcosa che noi non vediamo, che ci sfugge perché, verosimilmente, ciò che si palesa improvvisamente e accade è a pochi passi davanti agli attori, idealmente nel nostro spazio, al di là dell’opera. La realtà diventa così protagonista della scena: un gruppo di uomini reagisce a un evento inaspettato improvviso, esprimendo emozioni diverse che il video ci propone in slow-motion e subito il gioco tra attesa e curiosità si tende all’estremo, lasciando il visitatore quasi impaziente davanti alla scena lentissima, fino a raggiungere un climax emotivo che attanaglia, aggancia.

La reazione tra lo studio accademico di ogni dettaglio e il senso di fretta, corsa, fame, è immediata: Non si riesce a non vederlo tutto, non si può. E alla fine le emozioni, come per osmosi, bucano il video e passano a noi, lasciandoci sottilmente irrequieti, soddisfatti ma anche spaesati, indecisi sul giudizio finale. Il tutto in un gioco di luci direzionali e chiaroscuri da fare invidia a Rembrandt e a Caravaggio.

Di tutt’altro calibro The Return, appartenente alla serie “Trasfigurazioni”.
Letteralmente una bomba emotiva, un concentrato visivo altissimo che fa riflettere sul passare del tempo e sulla memoria. Citando lo stesso Viola, “da uno spazio scuro e granuloso, una donna si avvicina lentamente a un limite invisibile. Il suo passaggio attraverso la soglia tra la vita e la morte è violento, e si muove con riluttanza verso la luce trasformandosi in un essere vivente”.

Il risultato è stupefacente. La differenza tra la lentezza quasi estenuante dell’opera precedente e questa accentua ancor più l’impatto. Qualcosa è sfuggito? Rivediamolo. Ed ecco che si potrebbe stare minuti lì, a rivedere la stessa sequenza, che tocca l’interiorità soggettiva di ciascun osservante.

 

La mostra si chiude con Earthy Martyr, dove un uomo sotterrato da un cumulo di terra, inizia a rialzarsi, riavvolgendo l’azione all’indietro, fino a liberarsi dell’ultimo granello di polvere. L’effetto catartico è immediato, il concetto di purificazione, ma anche di ritorno a ciò che saremo gioca sulle metafore e sul tema dell’introspezione e dell’anima.

Ci si lava da ogni peccato, ci si solleva, ci si sente più leggeri, ci si rialza, si è pronti di nuovo. O no? L’azione del video è scorsa all’indietro per rivivere tutto il peso appena tolto, a cui si è assistito? Per una pagina nuova? Per una speranza diversa o per la certezza di ciò che, se facessimo scorrere l’azione, starebbe per succedere? La videoart di Bill Viola è potente, minuziosa, ogni dettaglio è soggetto a riflessione.

E la potenza del dialogo tra “contenuto e contenitore”, tra passato e presente, tra luogo che fu e virtualità che accade ora, è veramente ben riuscita.

 

Bill Viola alla Cripta del Santo Sepolcro resta in mostra presso la Cripta fino al 28 gennaio 2018 al costo di 10 euro per adulti e gratis per i bambini. Il 50% del ricavato sarà inoltre destinato ai lavori di restauro. Una ragione in più per visitarla!

Informazioni: cripta@milanocard.it

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