Un secolo fra musica e cinema. Dalla “Vertigo Suite” di Bernard Herrmann a “Un americano a Parigi” di George Gershwin. Ma c’è spazio per altri affascinanti omaggi nel concerto ascoltato al Lac di Lugano, in replica stasera all’Auditorium di Milano. Sul podio Francesco Bossaglia che dirige la giovane orchestra del Conservatorio di Lugano
Europa e America uniti dalla musica (e dal cinema). L’incontro si è consumato lunedì 27 (in replica stasera a Milano all’Auditorium di largo Mahler) al Lac di Lugano in occasione del concerto diretto da Francesco Bossaglia con i giovani del Conservatorio di Lugano, in buona parte costruito sull’immaginario filmico del secolo scorso.
Da una parte vere e proprie colonne sonore appositamente commissionate comeThe Sea Hawk di Erich Korngold o la Vertigo Suite di Bernard Herrmann dall’altra, come nel caso di An American in Paris di George Gershwin, una partitura che deve la sua enorme notorietà al film che l’ha adottata successivamente.

Una scelta di brani tutti comunque nel segno della modernità novecentesca che comprendevano anche due perle diversamente interessanti come l’Overture al Candide di Leonard Bernstein e La myriade de couleurs del novantenne maestro Paul Glass presente in sala.
Diretto da Bossaglia con una gestualità non banale della mano destra e del corpo che imprimevano un andamento volta a volta sinuoso, tenace o tagliente alla massa dei musicisti, il concerto ha generato una complicità intima con gli spettatori sul filo della memoria: te lo ricordi Lo Sparviero del mare? Vertigo l’ho rivisto di recente…
E così le emozioni si sono scatenate quando l’orchestra ha attaccato la suite di Herrmann anche se i tempi, specie nell’introduzione, erano un po’ confusi. Ma se l’aggancio con la cantilena magica (celesta e arpe) qua e là difettava, bastava guardare gli strumenti per capire che alla seconda ripresa del tema d’amore, quando per capirci James Stewart sta baciando Kim Novak, la dissoluzione era completa perché gli archi anziché guidare erano passati ad accompagnare il tema affidato ai fiati.
Grande lavoro per i solisti anche nell’Americano a Parigi, trascinante e limpido più del solito: secondo tempo magico con un adagio che sembrava un fox trot, terzo tempo che la compagine orchestrale riassumeva alla maniera di Stravinski o di Milhaud.
Certo, c’era tanta danza lunedì al Lac, tanto rimpianto per i balletti russi e per l’opera d’arte totale. Soprattutto nella suite incantata che il figlio di Korngold ha tratto dalle musiche del padre per Lo sparviero del mare (immortale pellicola del 1940 di Michael Curtis con Errol Flynn). Film in bianco e nero, seppellito nei ricordi dell’adolescenza televisiva in cui la fantasia musicale di Korngold – che viaggia ai livelli di Mozart – crea un mondo da favola che parte con le sonorità di Mendelsohn e si sviluppa secondo un’immaginazione tematica iterata, come un piccolo Ciaikovski.

La serata, come dicevamo, è stata aperta da un’esecuzione vivida dell’ouverture del Candide di Bernstein e ha compreso la prima assoluta di un pezzo di Paul Glass per la moglie artista: un lavoro un po’ alla Copland, un tappeto di silenzi e armonie, quasi una pagina bianca adatta a sentire i suoni.
Una proposta che si giustifica non solo perché Glass vive da sempre nel canton Ticino ma perché il contributo che ha dato come insegnante al conservatorio muove da un’esperienza giovanile vissuta a Los Angeles nella fase finale dell’epoca degli studios, quando il compositore ha musicato tra le altre cose due tra i thriller più violenti della vecchia Hollywood: Bunny Lake è scomparsa di Otto Preminger e Un giorno di terrore con Olivia de Havilland torturata in un ascensore bloccato da un giovane e bellissimo James Caan.
Ma, niente paura, questo filo rosso della complessità novecentesca si può risolvere anche semplicemente nel puro piacere dell’ascolto.
Foto G. Corti