Il film n. 12 di Emmanuel Mouret, ottimamente sceneggiato insieme a Carmen Leroi, si muove tra Rohmer, Marivaux e Woody Allen. E nel descrivere gli slanci e i guai sentimentali di traditrici e tradite, le cui storie sono variamente intrecciate tra loro, riesce a restare in equilibrio tra passione e leggerezza, eleganza e malizia. Lieve in apparenza ma non superficiale, il regista non giudica, anzi ascolta le ragioni di tutte. Il trio di ottime protagoniste è guidato dalla sempre magnifica Camille Cottin.
Joan (India Hair) non ama più Victor e vorrebbe lasciarlo, Alice (Camille Cottin) forse non ha mai davvero amato Eric ma proprio per questo il loro matrimonio va a gonfie vele, o almeno questo è quello che pensa lei. Eric nel frattempo intrattiene infatti un’infuocata relazione clandestina con Rebecca (Sara Forestier), che è la migliore amica di Alice. Joan, Alice e Rebecca sono dunque le protagoniste che danno il titolo al nuovo film di Emmanuel Mouret, Tre amiche. Tre donne “dolcemente complicate, sempre più emozionate”, se vogliamo citare una celebre canzone, ma soprattutto decise a non accontentarsi, e a continuare a inseguire la vita e l’amore anche tra le pieghe della routine quotidiana, anche nei labirinti dei sensi di colpa o di inadeguatezza, anche nel passaggio inquieto dal sole rovente della prima giovinezza all’affacciarsi delle prime ombre della maturità.
Emmanuel Mouret, al suo dodicesimo film, dopo Les choses qu’on dit, les choses qu’on fait e Una relazione passeggera, conferma la sua misura, il suo stile, un’idea di cinema che da una parte guarda inevitabilmente a Éric Rohmer e Woody Allen, dall’altra attinge alla tradizione tutta francese del marivaudage, settecentesca forma teatrale creata da Pierre de Marivaux, all’incrocio tra passione e leggerezza, in perfetto equilibrio tra eleganza e malizia, con appena un tocco di perfidia. Mouret in realtà quest’ultimo ingrediente forse non lo considera molto, prediligendo piuttosto un senso diffuso di malinconia, a partire dalla scelta di farci guidare nella scoperta di personaggi, luoghi e situazioni dalla voce di qualcuno che non c’è più. E che forse proprio per questo può guardare sentimenti ed emozioni, scoperte e delusioni, con un occhio reso saggio dal distacco, eppure ancora e sempre capace di vibrare di amore.
Ovviamente è l’amore il tema di fondo di tutto l’intreccio di azioni e reazioni, fughe e nascondimenti, desideri, paure e rivelazioni che forma la trama di Tre amiche. Un amore descritto nelle sue infinite sfaccettature, con sensibile intelligenza e grande delicatezza, senza giudicare mai, ascoltando sia le ragioni di chi tradisce sia le recriminazioni di chi viene tradito. In un carosello lieve in apparenza, ma tutt’altro che superficiale. Un cinema che si nutre di buona scrittura: la sceneggiatura firmata dal regista insieme a Carmen Leroi è semplicemente impeccabile, ogni scena cesellata con grazia e precisione, ogni personaggio disegnato con pochi, semplici tratti, ma capace di incantare, inquietare, affascinare. Grazie anche e soprattutto al trio di ottime protagoniste, guidate dalla sempre magnifica Camille Cottin.
Tre amiche, di Emmanuel Mouret, con Camille Cottin, Sara Forestier, India Hair, Damien Bonnard, Grégoire Ludig