“Arabia Felix”: ai confini del sogno. Ai confini di sé.

In Letteratura

Viaggiatore, archeologo, giornalista, critico letterario: Thorkild Hansen è stato capace, nella sua opera, di raccontare insieme il mondo e la lontananza, la storia e la ricerca di sé. Così accade in questo libro-documentario, che Iperborea ripropone a distanza di più di trent’anni dalla pubblicazione in catalogo: il viaggio di cinque uomini verso un luogo sconosciuto, che è contemporaneamente la scoperta delle più remote emozioni interiori.

Thorkild Hansen ricostruisce il clima politico e culturale che spinse, intorno alla prima metà del ‘700, il re Federico V a promuovere una spedizione esplorativa verso l’Arabia Felix e, insieme, racconta le difficoltà di trovare i finanziamenti e di mettere insieme un’equipe di esperti in grado di affrontare tutte le sfide che un viaggio verso l’ignoto comportava; perché – diciamoci la verità: cosa significava allora Arabia Felix e cosa può significare per noi oggi?
La meta è lo Yemen, la terra che fin dall’antichità porta uno di quei nomi che usiamo dare ai luoghi che conosce solo la nostra nostalgia:


Perché l’Arabia Felice è chiamata felice?

scrive nel diario il giorno della partenza Peter Forsskål, uno dei protagonisti della spedizione.
Ed è questa la domanda, paradossalmente filosofico-esistenziale, più o meno nascosta in tutta la spedizione scientifica e in questo libro: esiste il paese della felicità?




Thorkild Hansen, in questo romanzo-documentario, che Iperborea ripubblica dopo più di trent’anni, ricostruisce in Arabia Felix le labirintiche difficoltà di scegliere l’equipaggio: le origini sociali di ciascun membro, la preparazione accademica e pratica, il carattere, i pregi, le mancanze di ogni singolo specialista e i loro appoggi o simpatie politiche. E costituisce quasi un libro dentro a un libro: la rivelazione di quante variabili comporti una spedizione scientifica.
Finalmente, il 4 gennaio 1761, la nave parte dal porto di Copenaghen diretta verso Costantinopoli, e poi segue nelle sue tappe a Il Cairo, al Sinai, al Mar Rosso, fino ad arrivare in Yemen.
Tornare non sarà meno complesso di partire: dalla lunga odissea del ritorno (spoiler!) il superstite sarà solo uno (e di nuovo spoiler: il meno quotato, senz’altro il più tenace).

Questo lungo racconto, tra documento storico-scientifico, romanzo d’avventura e insieme biografico, di Thorkild Hansen diventa in realtà la storia vera, non da manuale, di ogni esperienza umana: quel viaggio fuori e dentro di sé di cui son fatti i miti, le fiabe, le epopee.

I cinque più o meno illustri personaggi partono per scoprire e conoscere, ma in realtà proiettano nell’Arabia Felix la realizzazione dei propri sogni e sveleranno nella loro ricerca miserie e coraggio. Troveranno fatiche, gioie, conquiste, fallimenti, tradimenti e moriranno per quella che allora era una sconosciuta malattia, interpretata come una qualche debolezza di petto.

Solo uno, il meno blasonato, il più cocciuto spirito pratico, si salverà, ma per lungo tempo rimanderà il ritorno in patria, continuerà a esplorare i segreti nascosti nel deserto, a mappare civiltà scomparse. Infine, al suo ritorno, dopo sette anni, si renderà conto che tutto è cambiato: il re illuminista Federico V è morto e al suo successore della conoscenza non interessa nulla, è solo la potenza militare quella che conta.
Le incredibili scoperte della spedizione scientifica in campo archeologico, botanico, cartografico restano sepolte in qualche cantina umida di un ministero.
La felicità allora non è in nessun luogo: il nome Arabia Felix è nato da un equivoco, eppure il suo mito esiste ancora e brandelli; intuizioni di un senso di appagamento perfetto, assoluto possiamo trovarle in noi stessi e dappertutto. Tuttavia, e comunque, la ricerca è forse il senso della vita.

(Visited 1 times, 1 visits today)