Robert Guediguian e l’ennesimo capitolo del luminoso ritratto della sua città, messo in immagini dalla collaudata compagnia Ascaride-Darroussin-Meylan. Stavolta i toni sono agrodolci perché al centro del racconto c’è la tenera Maria/Ariane, badante a ore di clienti maschi e femmine, cui gentilmente sottrae piccole somme per finanziare gli studi musicali del nipote. Malefatte scoperte e presto perdonate, non fosse che tra gli effetti collaterali di tutto questo c’è una crisi coniugale e un nuovo travolgente amore
Il franco-armeno Robert Guediguian aggiunge con La gazza ladra, titolo deliziosamente rossiniano, un altro tassello al suo ritratto permanente dell’amatissima Marsiglia, sfolgorante sempre nella luce delle inquadrature di Pierre Milon come nei sentimenti veri dei personaggi. Come sempre gli sta accanto la sua compagnia stabile, e il termine è proprio quello dei teatri italiani anni 60-70, perché Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gerard Meylan, i suoi inseparabili protagonisti dal 1986 (Ki lo sa?) sembrano proprio i Tino Carraro, Giulia Lazzarini e Renato De Carmine dei bei tempi strehleriani del Piccolo. E questi protagonisti, un po’ come gli attori e le attrici di Boyhood di Linklater, negli anni crescono, invecchiano anche, seguendo i personaggi dei film di Guediguian, che hanno nomi e storie anche diverse ma restano un po’ sempre simili, nelle caratteristiche di fondo, a se stessi.
Stavolta non ci sono più mamme disperate che difendono se stesse e le proprie figlie da una città sempre bellissima ma preda della violenza e del mercato della droga (La ville est tranquille), ma deliziose giovanili nonnine, che sfortune familiari hanno trasformato in affettuose badanti, le quali fanno la cresta sui compensi dei loro clienti, anziani e anziane più di loro, per fare in modo che il nipotino appassionato della musica abbia a disposizione piano e lezioni con cui migliorarsi e vincere i concorsi. Le malefatte di Maria, che ama le ostriche e la gente, vengono però presto alla luce. Causando anche una serie di imprevedibili danni collaterali, separazioni e innamoramenti che sconvolgono, tra slanci e tristezze un buon numero di protagonisti del film. Finché, come in un conte un po’ illuminista di sapore teatrale, la protagonista, date le nobili intenzioni, è perdonata da tutti.
Sono lontane le lotte di una classe operaia vitale ma oggi ai margini sociali (A l’Attaque, Le nevi del Kilimangiaro) semmai Guediguian di recente ha colto le rivolte popolari, dai toni anche gioiosi, contro i dissesti politico.ambientali del potere, che provocano disastri in città (E la festa continua!, 8 morti veri per il crollo di due palazzine fatiscenti nel 2018). Oggi sembrano interessarlo e convincerlo di più le storie piccole di generosità quotidiana, anche illegale (non sarebbe lui, anarchico e ribelle d’animo anche a 71 anni, che Dio lo conservi…), le nostalgie di un passato glorioso, personale e sociale.
Ma attenzione. Al centro c’è sempre, brechtianamente, la faticosa lotta per la sopravvivenza di uomini e donne che battagliano ogni mese per restare a galla, facendo la guerra anche ai loro stessi problemi (ludopatia, senilità), perché altrimenti è un attimo andare a fondo. In una realtà che resta spietata, happy end del film a parte, e di errori te ne perdona ben pochi.
La gazza ladra di Robert Guediguian, con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gerard Meylan, Grégoire Laprince-Ringuet, Marilou Assiloux, Lola Naymark, Robinson Stévenin