Le responsabilità di un giovane di nome Holden

In Letteratura

Il giovane Holden è indubbiamente uno dei casi editoriali più affascinanti del secolo scorso, e J.D. Salinger è uno degli scrittori più incompresi – e incomprensibili – del panorama letterario mondiale.

Quello che circonda J.D. Salinger è uno dei misteri più affascinanti non solo della letteratura americana, ma dell’intera letteratura contemporanea. Jerome David Salinger è uno scrittore newyorkese che nel 1951 ha pubblicato un romanzo discretamente di successo; tuttavia, tra la verità e la mia scivolata nel banale eufemismo, ballano circa sessanta milioni di copie vendute. Il titolo originale – The Catcher in the Rye – forse non vi dirà molto, ma basta riportare il titolo con il quale viene ancora oggi pubblicato in Italia per accendere più di qualche lampadina. Sì, perché Il giovane Holden è indubbiamente uno dei casi editoriali più affascinanti del secolo scorso, e J.D. Salinger è uno degli scrittori più incompresi – e incomprensibili – del panorama letterario mondiale.

Con il passare degli anni, Salinger non smette di far parlare di sé: prima della struggente biografia della figlia Margaret – uscita nel 1997 con il titolo Dream Catcher – in cui viene riversato il dolore causato dall’assenza/presenza del padre, sono diversi gli episodi che coinvolgono in maniera sconvolgente questo incredibile romanzo.

Il più importante è sicuramente quello riguardante Mark David Chapman, che nel 1980 ha assassinato John Lennon fuori dalla sua abitazione a New York. Il venticinquenne aveva una copia de Il giovane Holden con sé durante l’omicidio. Ma non finisce qui. John Hinckley è passato alla storia americana per aver attentato alla vita dell’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan nel marzo del 1981. Questa è una delle sue dichiarazioni in seguito all’arresto: “Se volete una spiegazione, tutto quello che dovete fare è leggere Il giovane Holden”.

L’attrice Rebecca Schaeffer fu uccisa nel 1989 nella sua casa di Hollywood da un fan ossessionato. Tra le prove della colpevolezza di John Robert Bardo c’era anche una copia del romanzo di Salinger.

Come abbia reagito Salinger a notizie del genere a noi non è dato saperlo, possiamo comunque provare ad immaginare cosa significasse per uno scrittore dotato della sua sensibilità venire a sapere che la sua opera era usata per giustificare degli omicidi.

Non dimentichiamoci quanto Salinger abbia riversato in Holden Caulfield: ha reso un diciassettenne un’assoluta e disinibita proiezione della sua anima e ha messo la sua trentennale e singolare esperienza di vita nelle mani di milioni e milioni di lettori in tutto il mondo.

Ma facciamo un passo indietro. Il 31 gennaio 1948 Salinger pubblica sul New Yorker Un giorno ideale per i pescibanana, un racconto su un soldato tormentato dalla guerra che, dopo aver parlato con una graziosa ragazzina sulla spiaggia, torna in camera, si stende al fianco della moglie addormentata e si spara un colpo in testa. Questo racconto, sicuramente influenzato dall’esperienza personale di Salinger, ha una grande risonanza e segna l’inizio di una serie lunghissima di successi; da lì in avanti sarà uno scrittore della rivista sulla quale aveva sempre sognato di pubblicare, e il suo nome attraverserà velocemente il continente, tanto da arrivare presto a Hollywood. I fratelli Epstein – già autori di Casablanca – hanno intenzione di fare un film su un racconto letto da poco sul The New Yorker, un racconto dal titolo Lo zio Wiggily nel Connecticut, scritto da un giovane autore di cui si stava parlando molto. My Foolish Heart – questo il titolo del film che ne viene tratto – è però una profonda rivisitazione del racconto: tagli, riadattamenti e modifiche allontanano  il lungometraggio dal testo originario e Salinger si infuria a tal punto da giurare di non vendere mai più i diritti cinematografici di un suo libro.

Il 1948 è dunque l’anno dell’inizio del successo di Salinger come scrittore, ma pochi esordi sono stati difficili come questo: i primi racconti risalgono al tempo dell’accademia militare, dove Salinger mette la testa a posto e placa i furori adolescenziali. In seguito all’iscrizione a un corso di racconti brevi alla Columbia University, avvengono le primissime pubblicazioni su riviste come Story. Ma l’obiettivo del giovane scrittore sarà sempre quello di scrivere per The New Yorker. Dopo una serie di rifiuti, verso la fine del 1941, gli viene pubblicato un racconto che parla di un ragazzo di nome Holden Caulfield, solo un assaggio di quello che sarà il romanzo culto dell’autore.

Tutto ciò è raccontato in bel un documentario del 2013 diretto da Shane Salerno dal titolo Salinger – Il mistero del giovane Holden, attraverso testimonianze di persone vicine allo scrittore e brevi interviste a figure illustri del panorama artistico attuale: attori come Philip Seymour Hoffman, Edward Norton, Martin Sheen e scrittori come Gore Vidal e Tom Wolfe sono infatti solo alcune delle personalità influenzate dal personaggio di Holden Caulfield.

Il 7 dicembre 1941 gli USA subiscono l’attacco alla base navale di Pearl Harbor ed entrano in guerra; a quel punto, però, le vicende di Holden passano decisamente in secondo piano e il racconto non viene pubblicato da alcun editore.

Salinger decide, inspiegabilmente, di arruolarsi e partire per l’Europa, sceglie così la trincea lasciandosi alle spalle una vita comoda e ormai improntata al successo letterario. L’esperienza atroce della guerra lascerà delle ferite tremende nella sua personalità che probabilmente non si rimargineranno mai, fantasmi che lo tormenteranno fino alla fine dei suoi giorni.

“La seconda guerra mondiale ha fatto di Salinger, Salinger” recita il documentario. E non c’è alcun dubbio che sia così: il trauma della guerra non poteva che scuoterlo terribilmente.

Dopo la liberazione avvenne, nella capitale francese, l’incontro tra il nostro giovane Salinger – allora venticinquenne – e quello che era considerato lo scrittore più famoso del Novecento: Ernest Hemingway. Il giovane scrittore trova il coraggio e l’audacia di dare ad Hemingway il manoscritto di quello che diventerà Il giovane Holden e ricevendo, eccitato ed incredulo, segni di apprezzamento.

Terminata la guerra, lo scrittore prende parte al processo di denazificazione, ma pare che si  innamori di una donna membro del partito nazista, di nome Sylvia,  e che la sposi prima di fare ritorno negli Stati Uniti. A testimonianza ci sarebbero le carte di sbarco, prova definitiva del fatto che  Salinger aveva gravemente tradito la morale di un americano rispettabile, compiendo un reato punibile dalla corte marziale.

Tra il 1948 e il 1949 il trentenne Jerome, con alle spalle due rapporti amorosi deludenti, comincia a sviluppare un interesse particolare per donne molto più giovani di lui. È così che nell’estate del 1949, a Daytona Beach, in Florida, conosce la quattordicenne Jean Miller, con la quale inizia una fitta corrispondenza che rivela interessanti informazioni sul romanzo, in particolare alcune preoccupazioni relative al linguaggio che dovrebbe avere Holden.

Intanto una casa editrice accetta il romanzo, ma è Salinger stesso che si rifiuta di farlo pubblicare: non poteva sopportare le revisioni massicce, non per un romanzo dalla gestazione lunghissima, visto e rivisto in ogni suo particolare; senza contare che le pagine de Il giovane Holden erano state sulle spiagge del D-Day, avevano visto gli orrori dei campi di concentramento ed erano state lette ed approvate da Hemingway in persona.

Ma ciò che ferisce di più lo scrittore è che qualcuno – come il direttore di quella casa editrice – possa considerare “pazzo” il suo personaggio. Era evidente, in quel momento e per la prima volta, come Salinger avesse riversato in Holden tutta la sua personalità, le sue invettive e i suoi pregiudizi. Grazie al suo personaggio aveva scoperto la vera voce di Jerome David Salinger ma soprattutto Holden Caulfield era la via da seguire per esorcizzare i propri demoni, gli stessi che lo perseguitavano dai tempi della guerra. Dopo aver ricevuto il rifiuto del The New Yorker, dove aveva intenzione di pubblicare almeno qualche capitolo del testo ormai completo, Salinger riesce a piazzare il romanzo alla Little, Brown and Company nel 1951.

L’uscita del libro è un evento rivoluzionario, il suo successo è talmente improvviso ed eclatante da stordire Salinger, che si dimostra impreparato e preoccupato da tanta fama. Si rende conto di non avere bisogno di tutte quelle attenzioni, di non volerle. Chiede di togliere la sua foto dalla quarta di copertina e rifiuta le interviste e gli inviti ai programmi televisivi e radiofonici.

Almeno fino al 1974. È una serata piovosa a Cornish, cittadina boschiva del New Hampshire, dove Salinger sceglie di ritirarsi in solitudine, con pochi contatti con il mondo esterno. Sono passati più di vent’anni dalla pubblicazione del Giovane Holden, e nel frattempo Salinger si è sposato per una seconda volta con la diciannovenne Claire Douglas e dal matrimonio nascono due figli – che saranno però alquanto trascurati.

È una sera piovosa, dicevamo, quando Salinger alza la cornetta e chiama Lacey Fosburgh, giornalista del The New York Times: la donna è incredula.
L’oggetto della chiamata è la preoccupazione dell’autore nei confronti delle edizioni non autorizzate dei racconti sciolti, e commercializzate in tutto il Paese. Allora, nonostante la sua lontananza dal resto del mondo, Salinger non si dimostra del tutto insensibile a quello che vi accade.

Nel corso dell’intervista, la Fosburgh ha il merito di riuscire a far parlare Salinger del suo personale concetto di scrittore, venendo a sapere che l’autore non aveva mai smesso di scrivere e che non aveva alcuna intenzione di pubblicare i nuovi testi. Il risultato è che, in pochi giorni, tutte le copie delle raccolte non autorizzate spariscono nel nulla. Per risolvere il problema sarebbe bastato procedere semplicemente per vie legali, ma Salinger ha voluto chiamare una giornalista del The New York Times perché sapeva cosa avrebbe prodotto quel gesto. Quella telefonata, in quel preciso momento, dopo ben ventun anni dall’ultima intervista, significava finire in prima pagina il giorno seguente. Cosa che, puntualmente, accadde.

Oggi, per fortuna, la speranza di leggere almeno una parte di quello che ha scritto in sessant’anni di esilio volontario non è vana. L’anno scorso, per esempio, è uscita una piccola raccolta di tre racconti intitolata I giovani (di cui abbiamo già parlato qui) ma sono attese altre opere, persino romanzi, entro il 2020. La curiosità per un altro romanzo – e per un eventuale, sebbene improbabile, sequel delle vicende di Caulfield – è alta ed è tale da lasciarmi tranquillo nell’asserire che se dovesse uscire domani, dopodomani sarebbe in cima alla lista dei libri più venduti.

Ho riletto Il giovane Holden di recente, continuo a farlo periodicamente da anni e vorrei sottolineare l’importanza che acquisisce con il tempo: è un romanzo che continua a vendere centinaia di migliaia di copie, pur risultando uno dei testi più sovversivi, e contrari all’ordine costituito, pubblicati nel XX secolo. Holden resiste alla prova del tempo e lo fa in maniera brillante. Inoltre, visto che di tempo stiamo parlando, immaginate cosa possa significare leggere Il giovane Holden a diciassette anni e rileggerlo più avanti. I valori – o antivalori – contro cui Holden Caulfield rivolge la sua lotta, sono quelli di un mondo adulto corrotto, bugiardo e insensibile, dal quale occorre salvare il bambino innocente che è in noi, sperando che ci rimanga  il tempo necessario per farlo. Com’è possibile non fare di Holden una bandiera della propria adolescenza? Come si fa a non ammettere che il desiderio di questo fantastico personaggio sia lo stesso di qualunque giovane uomo che si affaccia al mondo degli adulti?

Grazie alla sua natura di romanzo di formazione – o antiformazione – è facile da leggere a quell’età, ed è anche facile lasciarsi suggestionare, il vero problema si pone con il passare degli anni. Quando lo si rilegge, ogni volta che lo si rilegge, ci si guarda intorno per controllare quante cose siano cambiate dalla volta precedente e si ha una sensazione sempre più netta: anche se Holden non è cambiato di una virgola, siamo cambiati noi, e, più ci avviciniamo all’età adulta, meno troviamo il coraggio di guardare in faccia l’ultimo e il migliore dei Peter Pan.

(Visited 1 times, 1 visits today)