L’altra faccia della letteratura ispanoamericana

In Letteratura

Nato 115 anni fa, Roberto Arlt è stato una figura di spicco del panorama cuturale argentino. Sovversivo e autodidatta, alcuni lo definiscono l’anti-Borges

Nel 1983, in Messico, presso la libreria El Juglar, Julio Cortázar, intervistato, avalla una formula per descrivere la dicotomia Arlt-Borges: La biblioteca frente a la calle. Questa immagine allegorica, con il beneplacito di Cortázar, restituisce l’eco dell’importanza della figura di Roberto Arlt nel mondo culturale latinoamericano.

Prima, negli anni settanta, era toccato a Ricardo Piglia consacrarlo, «l’unico scrittore moderno che la letteratura argentina del XX secolo abbia prodotto», più recentemente a César Aira, «il più grande romanziere argentino».

Nato a Buenos Aires nel 1900, ad aprile, l’1, il 2, il 7, il 26, dipende dai casi, figlio di un prussiano e di una triestina, cresce in una famiglia dove nessuno parla correttamente il castigliano.

La figura sadica e minacciosa del padre, Karl Arlt, quella mite della madre, Ekatherine Iostraibitzer, il piccolo Arlt abbandona rapidamente la scuola, si barcamena per la capitale argentina di inizio secolo come imbianchino, meccanico, portuale, fino ad arrivare alla redazione di un giornale e all’amicizia con Ricardo Güiraldes.

Autodidatta, anticonformista, provocatore, Arlt vive la propria contemporaneità con l’etichetta di quello che scrive male, in cocoliche e lunfardo, la lingua della strada, il dialetto bieco, metalinguaggio enormemente distante dal concetto di letteratura del tempo.

Errori marchiani, sintassi sorprendente.

Sono medaglie al valore per il controcorrente Arlt, che interpreta alla perfezione il ruolo del sovversivo, della canaglia.

Si muove attraverso la febbricitante Buenos Aires degli anni trenta e quaranta con una buona parola per tutti, in particolare per l’establishment culturale argentino; non risparmia nemmeno il mammasantissimo Borges, «Ha perso talmente la bussola che ora sta scrivendo… una farsa. Immaginatevi che cosa ne verrà fuori! Se mi chiedessero il motivo di tutto ciò, direi che lo attribuisco al fatto che questi uomini hanno inquietudini intellettuali ed estetiche, invece che spirituali e istintive» [da un’intervista pubblicata sulla rivista La Literatura Argentina nel 1929 e tradotta per il blog Sur da Elisa Montanelli].

Il merito enorme di Arlt è di avere conquistato posto al tavolo culturale, di avere sdoganato l’ambiente, di avere esteso l’appannaggio anche all’autodidatta che scrive male, che scrive in maniera diversa e che, tautologicamente, rappresenta la novità, il modernismo, l’avanguardia cui esegeti come Piglia e Aira, con la collaborazione di quella bestiolina che cammina e cammina e che si chiama tempo, hanno reso l’onore che meritava.

L’indimenticabile Erdosain de I sette pazzi e I Lanciafiamme ha in bocca i problemi e le introspezioni che oltre trent’anni più tardi affliggeranno l’Horacio Oliveira di Rayuela.

Altra citazione per l’autobiografico Silvio Astier de Il giocattolo rabbioso, romanzo che racconta la contro-Buenos Aires, l’ambiente sociale del periodo, antipodo quantomai reale dei labirinti e del fantastico borgesiani.

Ha vissuto poco, Arlt, ma ma scritto tanto. Romanzi, tutti tradotti in Italia. Il giocattolo rabbioso (Nobel), I sette pazzi (edizioni Sur), I lanciafiamme (edizioni Sur), L’amore stregone (Intermezzi Editore). Articoli di giornale, quelle Acqueforti portegne – il vero successo in vita di Arlt: uscivano settimanalmente e il quotidiano che le pubblicava, El Mundo, era costretto ad aggiornare puntualmente le tirature – che descrivevano la quotidianità della capitale attraverso un gergo accessibile, arltiano. Acqueforti di Buenos Aires (Del Vecchio Editore).

Racconti eterogenei, che sondano nuovi lidi. Scrittore fallito (edizioni Sur), Un viaggio terribile (Arcois). E tanto teatro.

Muore nel sonno, nel 1942, il 26 luglio, in pieno inverno. La bara non passa dalla porta e sono costretti a calarla dalla finestra, sospesa con alcune funi, sopra un’incredula Buenos Aires.

Una storia – con ogni probabilità falsa – raccontata da Ricardo Piglia, primo sacerdote della chiesa arltiana. Una storia che alimenta la leggenda di Roberto Arlt, nato esattamente 115 anni fa.
Più o meno.

I lanciafiamme di Roberto Arlt (edizioni Sur, 2015, pp. 375, € 15,00)

Immagine: Aniversario del Nacimiento de Roberto Arlt di ANSES