Rachmaninov/ Zilberstein: il cuore romantico dell’anima russa

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Il terzo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, Rach 3 dopo il film “Shine” che lo rese famoso, è una delle vette del pianismo di tutti i tempi e non solo per le celebrate difficoltà tecniche. Emblema del romanticismo più esasperato, sarà interpretato all’Auditorium dalla grande pianista Lilya Zilberstein

ll connubio musicale che ci offre LaVerdi questa settimana è certamente da non perdere: la pianista russa Lilya Zilberstein alla prese con il Terzo concerto per pianoforte e orchestra in re minore op. 30 di Sergej V. Rachmaninov (alla direzione Stanislav Kochanovsky, che dirigerà, sempre del compositore russo, anche la Sinfonia n. 1 in re minore op. 13).

Scritto nel 1909, il Terzo concerto può essere considerato il momento estremo del concertismo romantico, in quanto porta all’esasperazione da un lato la liricità melodica e dall’altro il virtuosismo del solista, che ingaggia una lotta senza sosta con la tastiera: e, forse, più che le singole (ardue) difficoltà tecniche, è proprio la presenza di pochissime tregue la difficoltà maggiore per i pianisti, costretti a una notevole tensione (fisica ed emotiva) per più di quaranta minuti.

Eppure la terza opera solistica del compositore russo non ha acquistato da subito la popolarità di cui gode ora: la prima esecuzione, con l’autore al pianoforte e Walter Damrosch alla bacchetta, non ebbe la stessa acclamazione tributata qualche anno prima al suo Secondo concerto. Costruito dall’autore a misura delle sue mani, il Terzo Concerto si presenta, come si accennava, particolarmente ostico per i pianisti, tanto che lo stesso dedicatario dell’opera, Josef Hofmann, non sembra l’abbia mai eseguito. Sarà l’esuberanza virtuosistica di Vladimir Horowitz a ribaltarne le sorti, e da quel momento il Concerto sarà il banco di prova di grandissimi pianisti (ricordiamo almeno le importanti le interpretazioni di Vladimir Ashkenazy e di Martha Argherich).

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Ma un tassello fondamentale nella mitologia del Terzo Concerto è quello del film Shine (regia di Scott Hicks, 1996), in cui si racconta la vicenda (reale, seppur esasperata e, poi, contestata) di genio e follia del pianista australiano David Helfgott. Il Rach 3 (così è denominato nel film, e così è noto da quel momento) nella vicenda di Helfgott sembra rappresentare al tempo stesso il limite estremo della follia e l’estrema sfida per superarla.

Nel 1987 Lilya Zilberstein vince il prestigioso Premio Busoni, vittoria particolarmente significativa se si pensa che fino al 1992 il primo premio non verrà più assegnato. La pianista russa, ma di casa in Italia, ha subito fatto del Terzo Concerto di Rachmaninov uno dei suoi cavalli di battaglia (un classico, ormai, la sua incisione del Secondo e Terzo concerto con i Berliner sotto la direzione di Abbado).

L’interpretazione della Zilberstein (grazie anche a una pluriennale familiarità con la partitura) sembra mettere quasi in secondo piano le difficoltà tecniche della composizione per concentrarsi sul discorso retorico (appassionato, magniloquente, eppure sempre sincero). Come ha dichiarato lei stessa a proposito della difficoltà del concerto: «sicuramente tanto dipende dalle mani, ma non tutto, una grande parte di questa musica […] arriva dal cuore; senza sensibilità non si può suonare; e allora le mani non sono importanti».

Vista la tradizione virtuosistica che accompagna questo concerto sembrano affermazioni un po’ paradossali, eppure a veder suonare questo concerto dall’artista russa tutto corrisponde: la fatica (per quanto possibile) è nascosta, e quelle mani non certo “rachmaninoviane” avvolgono la tastiera nei momenti più impervi come in quelli più lirici con una “semplicità” strabiliante.

Nelle parole della Zilberstein, sembra, infine, di sentire l’eco di una celebre affermazione di Rachmaninov stesso: «la musica nasce solo dal cuore e si rivolge al cuore. È amore». Dichiarazioni d’amore che si corrispondono nel tempo, da due cuori russi: è forse qui il semplice segreto del Terzo Concerto di Rachmaninov (come di tutta la sua musica)? Vale la pena andare a sentire di persona per scoprirlo.

29, 30 settembre, 2 ottobre 2016 – Auditorium di Milano – Sergej Rachmaninov, Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in Re minore op. 30, Sinfonia n. 1 in re minore op. 13 – Lilya Zilberstein, pianoforte – Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi – Stanislav Kochanovsky, direttore

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