Partiturazero, il respiro potente di Elena Boillat

In Arte

Lo scorso 28 settembre, per il festival Le alleanze dei corpi di Milano, è andata in scena la performance PARTITURAZERO di Elena Boillat, azione che mette in scena una pre-lingua e una fisicità solitarie, immerse in uno spazio spoglio e pieno di silenzio. Ispirata dalla struttura della forma-sonata e da quella di alcuni rituali, Elena compone una partitura mettendosi al servizio delle reminiscenze sonore che la abitano: resistenza fisica e flusso del respiro vengono utilizzati per generare un’emissione vocale estrema, in contrasto con il lento susseguirsi dei movimenti. Giacomo Agosti, che l’ha vista per noi, ce la racconta.

La PARTITURAZERO di Elena Boillat è un lavoro maturato e fatto vedere a diversi pubblici e giurie della Svizzera. Ha vinto premi e conserva – della lunga, graduale incubazione – tutto il rigore.
Elena l’ha concepito in stretta solidarietà e sodalizio col musicista Mathias Steinauer: sono 45 minuti di ascolto della propria sonorità  e di una rispondenza con una propria registrazione.
Il movimento esterno di Elena è minimale mentre è potente e sorprendente quello nel respiro, nel fiato e soprattutto nell’emissione. 


Noi ascoltiamo una voce cavernosa che diventa sottile, quasi chioccolante, proveniente da un corpo di una giovane donna in pantaloni della tuta, con un bendaggio color carne sul torso.
Il nudo non nudo, così generoso nel ventre e nelle mammelle, è funzionale a un canto che non si articola mai in una parola e quasi mai in una melodia ma è persuasivo e avvolgente nelle intenzioni.
La Elena Boillat di PARTITURAZERO è stata allieva di Maria Consagra e ha raccolto l’eredità in un organismo psico-fisico assolutamente autonomo, che vive la vita di un animale che si sveglia e attraverso l’esplorazione di pochi metri quadrati regredisce e si accomoda in un canto a nenia, in cui si perdono i suoi e i nostri occhi.

Questa azione era nata ed era stata presentata in ambiti silenziosi e fortemente accomodanti, in particolare la sala più piccola del Lac di Lugano, illuminata con sole lampade di servizio. Portata a Milano (per la seconda volta , dopo una replica alla Fabbrica del Vapore) ha preso un colore completamente nuovo che testimonia della capacità di vita dell’artista. In uno dei tanti laboratori dismessi di viale Monza, recuperati da Nolo per il festival di Alleanze dei Corpi, la partitura minimale partita dalla solidità della Svizzera interna è stata capace di misurarsi e di intonarsi con una tinta spaziale ‘trovata’,  che parla di altro (di un passato, di una trasformazione, di un riadattamento).


Anziché disorientarsi, Elena si è lasciata portare da un flusso sensoriale ai confini con l’emotività e ha dato alla partitura un sentore di strada, leggermente slabbrato, in linea con la commemorazione – da parte del festival – del tragico incendio di un cinema a luci rosse poco lontano nel 1983.
Così l’ ‘animale‘ in cui si è mutata Elena sembrava sempre di più avere abitato quei luoghi, forse anche il grado zero della visione pornografica (come in un lavoro famoso di Danio Manfredini), e richiedere – nel dialogo con la propria registrazione amplificata – non la precisione indistinguibile delle repliche svizzere bensì la voluta, e non meno affascinante, distonia di chi amplifica il proprio strumento per chiedere la carità.

PARTITURAZERO, una performance di e con Elena Boillat

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