Nella camera delle meraviglie di Wes Anderson e Juman Malouf

In Arte

I curatori dei musei viennesi, nel 2016, hanno chiesto a Wes Anderson e Juman Malouf di immaginare una mostra, scegliendo liberamente oggetti di loro gusto tra le sconfinate collezioni della capitale austriaca, da allestire poi secondo il loro personalissimo stile. Ora l’esposizione approda negli spazi della Fondazione Prada. Il risultato è una straordinaria camera delle meraviglie, modernissima e antica insieme

Lo spitzmaus è il toporagno (Sorex araneus Linnaeus). Che gli egizi facessero delle piccole bare decorate di legno per seppellirvi il nobile animaletto non lo sapevo. L’ho appreso visitando la, davvero, singolare mostra in corso alla Fondazione Prada: Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori. È curata dal regista visionario Wes Anderson (ha diretto I Tenenbaum, per intenderci) e dalla moglie Juman Malouf, anche lei artista.

La mostra che si sta svolgendo negli spazi della Fondazionea aveva già avuto luogo al Kunsthistorisches Museum di Vienna. I curatori del museo viennese avevano chiesto ai due artisti di selezionare un certo numero di opere del museo (e del Naturhistorisches Museum) da esporre in assoluta libertà.

Il risultato è sconcertante: un’immensa wunderkammer, una di quelle camere delle meraviglie che a partire dal Rinascimento raccoglievano oggetti curiosi, naturalia e mirabilia, e che furono in un certo senso l’anticamera dei moderni musei. Uno dei primi, e all’epoca celeberrimo, era quello della corte dei Gonzaga di Mantova e non è quindi un caso che la prima opera (di 537) della mostra sia il ritratto di Isabella Gonzaga realizzato da Rubens nel 1600-1601.

“Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori” Fondazione Prada. Ph. Andrea Rossetti

La scelta dei curatori  – tra le collezioni di uno dei più grandi e completi musei del mondo – è una personal choise che si aggira tra capolavori d’arte, curiosità, oggetti singolari, pietre, gioielli, fotografie.

Immagino che nel ricevere l’incarico i curatori si siano sentiti felici ma realizzare la selezione deve essere stato un incubo (hanno impiegato due anni). Ed hanno,probabilmente, svolto il loro compito come una lunga seduta psicanalitica sul mondo dell’arte. La scelta sembra infatti guidata più dall’associazione libera dei manufatti che da un (impossibile) criterio razionale. Gli oggetti sono raggruppati in 55 ambienti o vetrine e il loro accostamenti – quasi sempre di straordinaria suggestione ­ – sono dettati dalle più disparate motivazioni.

Se la prima parete mostra con coerenza una serie di dipinti (ma ci sono tra questi i ritratti di Pedro Gonsalvo, l’uomo peloso della corte dei Gonzaga, e dell’altrettanto pelosissima figlia Maddalena, quasi a suggerire la “mostruosità” degli altri protagonisti ritratti: re e arciduchesse comprese) si passa poi ad associazioni molto più libere comprese alcune pareti e vetrine i cui oggetti sembrano scelti più per affinità cromatica che logica.

La parete 5, che raggruppa una serie di ritratti di bambini, principi, duchi e arciduchi, in cui non sorride nessuno, è uno dei momenti più grotteschi della mostra (e non manca un’agghiacciante armatura per bambino della seconda metà del Cinquecento). L’impaginazione dei pezzi è magnifica, e non ci si poteva aspettare di meno da due artisti curatori: una delle pareti più incredibili è la 10 in ci sono presentati 22 busti, da una testa di africano agli imperatori romani, tra cui Cesare e Galba, accanto a Catone, Socrate, Seneca, Platone posti sopra una serie di camei e miniature di personaggi altrettanto celebri.

“Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori” Fondazione Prada. Ph. Andrea Rossetti

E poi di tutto: scacchiere, memento mori, figurine cinesi, bambolotti maya, croci del monte Athos, pappagalli imbalsamati, Adamo, Eva, un domino musicale, ossa incrociate, tazze, tazzine, un erbario, pietre e malachiti, ricci di mare, fossili, smalti, il modello di un albero delle Molucche, una valigetta porta trucchi, figurini cinesi del Seicento e una spugna, un Gorgonocephalus verrucosus (una semplice stella di mare, bella però), un rombo fossile, conchiglie, alghe, archi, coltelli, pistole… Pochi i capolavori “dichiarati”. Ma ci sono Il Margravio casimiro di Brandeburgo-Kulmbach di Cranach e il Ritratto del Duca Giovanni Federico, Elettore di Sassonia di Tiziano assolutamente formidabili e un piccolo dipinto di Hans Brosamer (artista, confesso, a me del tutto sconosciuto), Il sarto Hans Pirkel il giovane di Norimberga, che da solo vale il prezzo del biglietto.

Tutti gli oggetti sono senza didascalia ma c’è una necessaria guida che si prende a inizio mostra con tutte le attribuzioni. Consiglio tuttavia, dopo avere percorso la mostra  con la guida, di tornare a guardarla liberamente: facendo personali associazioni e cortocircuiti che la mostra sollecita. Ne vale la pena.t

Una nota dolente: il catalogo, che avrei voluto per trovare altri collegamenti, è un “libro d’artista” molto elaborato. È anche bello a dire il vero, ma costa 184 euro. Non come una borsetta di Prada ma fuori dalla portata di un “normale” visitatore. Peccato.

 

Wes Anderson, Juman Malouf, Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori, Milano, Fondazione Prada, fino al 13 gennaio 2020.

Immagine di copertina: “Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori” Fondazione Prada. Ph. Andrea Rossetti

 

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